I gelsomini del plenilunio, un compendio di storia del costume

di Paola Caramadre

copertina i gelsomini del plenilunio

 

Liala, uno pseudonimo leggiadro per una scrittrice incredibilmente prolifica che non ha mai incontrato i pieni favori della critica letteraria. In compenso, i suoi romanzi hanno riscosso un successo di pubblico oltre ogni immaginazione.

Perché Liala ha affascinato generazioni di donne? Perché le sue trame struggenti hanno appassionato nonne, mamme, figlie e pure pronipoti? Mi sono spogliata dai pregiudizi e mi sono cimentata nella lettura de “I gelsomini del plenilunio“.

Lo stile affettato, manieristico, tutto uno svolazzo e un sospiro è stato il primo ostacolo da superare per entrare nel mondo di Liala. Dopo un iniziale smarrimento, la trama ha preso il sopravvento su tutto e le 384 pagine sono state una lettura piacevole.

La struttura letteraria è semplice organizzata sul modello delle coppie a specchio. La protagonista Ippolita Varo alla quale si contrappone la cugina, altrettanto contessa ma con meno sangue blu, Bona Varo è la prima coppia. L’altra diade è formata dai due protagonisti maschili, il pilota di aerei Claudio Rosa, uomo pratico, simpatico e di umili origini, e il tenore Mauro Fiorita, baciato dal successo e per questo elevato dall’origine operaia. A queste due coppie centrali che si uniscono e si separano e intorno a cui si dipana la narrazione, figurano due comprimarie: Lucis Mill, parente della contessa Ippolita ma relegata al ruolo di governante tuttofare, e la zia Dora, sorella di Claudio Rosa.

Al centro della narrazione la piccola Filli, figlia di Claudio Rosa e orfana di madre. La piccola appare come un ingenuo deus ex machina dell’intreccio narrativo che, con il suo incessante parlare svelando i segreti degli adulti che le ruotano attorno, finisce con il diventare il motivo di allontanamenti e separazioni oltre che del conclusivo ricongiungimento.

Non ci sono altri personaggi se non appena abbozzati e del tutto marginali allo scorrere della vicenda.

La protagonista del romanzo è una giovanissima contessa Ippolita Varo, splendida e pallida creatura dai capelli corvini che nasconde, nemmeno troppo segretamente, un intimo cruccio che le rovina l’esistenza. La narrazione prende il via nella luminosa dimora tra i ghiacci di una Oslo che è come lo sfondo di una scena teatrale dove la protagonista si tormenta coperta di pellicce per tentare di scaldare il gelo che ha nel cuore.

Il motore dell’azione è dato dal volo aereo che la conduce, insieme a Lucis Mill, a Milano, città d’origine del padre recentemente scomparso. In volo, la bella protagonista incontra il pilota, uomo simpatico e concreto, ma inevitabilmente umile borghese, Claudio Rosa, che si innamora a prima vista della contessa piangente.

Il trasferimento nel palazzo dei conti Varo rappresenta l’inizio della nuova vita di Ippolita, affiancata dalla spontanea amicizia della cugina Bona. Le due ragazze sono simili, ma rese diverse dal portamento e dal carattere. L’una è algida e nobile in tutto e per tutto, l’altra è figlia di una ballerina e conserva, quindi, una vocazione popolare che si scontra con il sangue blu dei conti Varo.

La nuova vita a Milano per Ippolita Varo non è l’occasione per lasciarsi alle spalle il misterioso cruccio che la tormenta, ma è anzi il risvegliarsi di quell’intimo dolore a causa della presenza del tenore Mauro Fiorita, che si scoprirà essere l’uomo dal quale la giovane fugge.

La trama scorre tra colpi di scena, innamoramenti sognati più che reali, in cui le certezze si sgretolano in fretta. Fino ad arrivare ad un lieto fine scritto nel firmamento dalle piccole stelle tremolanti dette gelsomini del plenilunio.

Le donne del romanzo sono figure che incarnano tipologie assolute: Bona la passionale, Ippolita l’orgogliosa, mentre le due figure comprimarie sono dimesse e perfettamente centrate nella loro dimensione di subalternità attribuita da una società patriarcale alle donne. Ad esempio, la piccola Filli istruita dalla zia Dora ricorda che le donne devono occuparsi della casa. Bona si annulla nell’amore incondizionato per il tenore Fiorita e si convince di poterlo fare suo con la forza della perseveranza e della pazienza che accetta anche di fare i conti con la gelosia. Ippolita appare chiusa in un guscio di orgoglio, ma viene alla fine stanata da Claudio Rosa che le dice di essere una bambina che fa i capricci, senza troppi giri di parole.

Le due contesse Varo si elevano dalla condizione di soggezione anche dal punto di vista delle convenzioni sociali per il solo fatto di essere nate nobili e quindi al di sopra della morale comune. Il mondo rappresentato da Liala in questo romanzo è un piccolo mondo in cui gli abiti hanno un ruolo di primo piano. Un vero compendio di costume in cui trovano spazio le acconciature, descritte in ogni dettaglio, le mise adottate dalle contessine per una gita al lago di Como, le tolette indossate per una cena di gala o per presenziare all’opera al teatro alla Scala e ovunque compaiono pellicce di visone, volpi bianche, ermellini e non solo.

Che cosa hanno di appassionante le protagoniste di Liala? Forse, sono l’emblema di un mondo che già allora stava cambiando e che si crogiolava nell’ultimo raggio di sole che la modernità gli concedeva. Forse, quel loro essere centrali nella storia e nello stesso tempo abbandonarsi a struggenti abbracci nella certezza che il principe azzurro esiste, anche se un po’ ammaccato, e che verrà a salvarle.

Le ribellioni delle protagoniste di Liala sono fatte per essere domate e per tornare nei ranghi di una società ben delineata. La figura, a tratti, più inquietante del romanzo è Orsea, la madre di Bona, che paga il suo essere stata una ballerina in gioventù. Non parla in pubblico se non dopo aver ottenuto l’approvazione del marito che insegue costantemente con lo sguardo e appare come una bambolina ancora troppo giovane e inesperta della vita reclusa dentro una gabbia dorata.

Quanto hanno pesato i pregiudizi nella lettura del romanzo? Mi sono chiesta questo dopo aver chiuso l’ultima pagina. Forse tanto o, forse, il mondo raccontato da Liala è un mondo di pregiudizi e di convenzioni che la signora bon ton della letteratura italiana ha ben delineato restandovi intrappolata a sua volta.

I Gelsomini del Plenilunio
Editore: Sonzogno
Anno edizione: 1997