Una giuria di sole donne di Susan Glaspell
Voce alla Carta
Recensione di Cristina Casillo
Una giuria di sole donne di Susan Glaspell è un romanzo edito da Sellerio editore Palermo nel 2006.
Di cosa tratta Una giuria di sole donne?
Scritto nel 1917 fu un testo fondamentale per i primi movimenti femministi degli anni Settanta.
Il libro è di dimensioni piccole, sembra perdersi tra best seller datati e recenti, ma come un diamante di taglio pregiato, spicca ed è difficile rimanere indifferenti.
“Non conoscevo questo racconto di Susan Glaspell. Sono rimasta stupefatta leggendolo. Meraviglioso, un documento sociologico importante per comprendere la -questione femminile- nella storia recente. E al tempo stesso si tratta di una narrazione scritta con straordinaria finezza”.
Così è stato definito dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez-Barlett, conosciutissima per i suoi romanzi polizieschi.
Tratto da una pièce teatrale della stessa autrice, intitolato Inezie, ha come tema principale la sorellanza. Le inezie, quelle che i protagonisti maschili attribuiscono al genere esclusivamente femminile e la sorellanza che farà da padrona, sono gli ingredienti principali del racconto.
Fin dalle prime battute, ci si trova immersi in un poliziesco con tutte le figure del caso: una vittima, un testimone, un presunto colpevole, uno sceriffo affiancato dal procuratore distrettuale.
A fare la differenza in Una giuria di sole donne è il genere che da maschile, fin troppo scontato, si trasforma in femminile. La principale sospettata è una donna e chi condurrà un’indagine alternativa senza esserne consapevoli, sono altre due donne: la signora Hale e la signora Peters che arriveranno alla soluzione di un caso, dal movente abbastanza nebuloso.
“Bè, voi donne non vi batte nessuno! La trattengono con l’accusa di omicidio e si preoccupa della conserva!”.
Già, noi donne siamo spesso in apprensione per cose inutili. Questo ho pensato, sogghignando con il labbro arricciato.
“Eppure”, dichiarò con tutta la premura del giovane politico, ”per quanto possano preoccuparsi, che faremmo senza le signore?”.
Leggendo, pagina dopo pagina, mi sono sentita la signora Casillo, amica della signora Hale e la signora Peters. L’empatia creata dall’autrice è immediata tanto che mi sono subito immedesimata al fine di trovare al più presto la soluzione.
Tutto, inizialmente, si svolge in una grande cucina di una fattoria.
“Il pubblico ministero si avvicinò a lavarsi le mani. Si voltò, per asciugarle con labandinella – che dovette far girare a lungo prima di trovare un punto pulito. Che asciugamano sporco. Non è gran che come donna di casa, non direste, signore?”
Urtò con il piede alcuni tegami sporchi sotto all’acquaio. “In una fattoria c’è sempre molto lavoro”, rispose la signora Hale, seria”.
Impossibile non prendere le difese della padrona di casa alla quale viene attribuita l’assoluta responsabilità riguardo l’assetto della casa.
L’obiettivo sembra allargarsi fino a creare due immagini che si aprono in contemporanea: al piano di sopra, ci sono lo sceriffo e il procuratore distrettuale, mentre a quello inferiore, le due donne che scrutano nei minimi particolari l’ambiente cercando di ricavare nuove informazioni sull’ imputata, un’amica che avevano da tempo trascurato e che ha lasciato in ogni angolo, un segno della sua fragilità.
Il muro che divide le donne dagli uomini non è solo evidente ma è un taglio netto che probabilmente l’autrice vuole fare emergere per distinguere i due modi di agire e di pensare. Un muro che ogni lettore avrebbe voluto abbattere.
“La voce di questa scrittrice, così radicale nella sfida agli stereotipi femminili del suo tempo, continua a risuonare con sorprendente attualità, nonostante i cambiamenti intervenuti nel corso di un secolo. I suoi testi dialogano col nostro tempo, ci interpellano in profondità su grandi temi della cultura e della società contemporanea”.
Il commento di Gianfranca Balestra a conclusione del racconto.
Perché Leggere Una giuria di sole donne?
In Una giuria di sole donne ci si sente catapultati in un mondo che sembra lontano, non appartenerci, per poi scoprire con amarezza il contrario.
Tutte abbiamo un’amica che è stata trascurata o allontanata senza un vero motivo.
Forse abbiamo pensato che la distanza sia stata proprio lei a desiderarla.
L’indifferenza che diventa interesse. La sorellanza, spesso inesistente, che si avverte solo quando non c’è più nulla da fare. Una cucina in disordine, un lavoro lasciato a metà, una donna disordinata e sconclusionata che gridava, tra finti sordi, la sua infelicità.
Pochissime pagine che offrono con leggerezza, amarezza ma mai noia, tanti spunti di riflessione.
Una finestra aperta sul nostro mondo. Un panorama che sembra immutato negli stereotipi che si alternano offrendo immagini a volte sbiadite e altre troppo nitide nelle quali in tempo sembra non aver fatto il suo corso.
Link d’acquisto
https://www.ibs.it/giuria-di-sole-donne-libro-susan-glaspell/e/9788838920981
Sinossi
Un magistrale racconto poliziesco, che, come un dramma da camera, si svolge tutto nel mondo piccolo e psicologicamente denso di una sola stanza.
La “signora Hale” e la “signora Peters” (così si rivolgono l’una all’altra) si ritrovano nella grande cucina della fattoria dove è stato consumato l’omicidio del proprietario.
Sono state portate qui dai mariti, cioè il testimone e lo sceriffo, per scegliere degli oggetti personali da far avere alla moglie accusata del delitto.
Da quella cucina sono appena passati gli uomini; hanno deriso, un po’ paternalisticamente un po’ con disprezzo, il mondo piccolo delle donne.
Adesso sono al piano di sopra e in giro, e si sentono le voi e i passi, mentre cercano inutilmente “prove” e “indizi”, il “movente”: cose importanti.
La signora Hale e la signora Peters non hanno nessuna intenzione di indagare, non si fanno domande oltre quelle di ogni cucina, non si ritengono all’altezza di nulla di cui sono capaci gli uomini in quelle circostanze.
Ma è notando le loro “inezie”, invisibili agli uomini, che si avvicinano alla verità del delitto, perché capiscono, con un po’ di rimpianto per non averlo fatto prima, il mistero di quella Minnie, che una volta “era una ragazza piena di vita e cantava nel coro”.
E così possono esercitare la loro giustizia da pari.