Il mio posto è qui di Daniela Porto
Voce alle Donne
Recensione di Emma Fenu
Il mio posto è qui è un romanzo, da cui è stato tratto un film, di Daniela Porto edito da Sperling & Kupfer nel 2024.
Di cosa tratta Il mio posto è qui?
Marta è innamorata di Michele, ricambiata.
La notte prima della partenza in guerra di lui, i due fanno l’amore e concepiscono il loro bambino, Michelangelo.
Ma Michele, bellissimo e romantico, non farà più ritorno e, se durante la Seconda Guerra Mondiale avere un figlio senza un marito accanto è la norma, finito il conflitto ne emergono altri, figli del patriarcato.
La soluzione per Marta, disonorata, è sposare Gino, un vedovo più adulto, per cui lei non prova nessun sentimento.
In una Calabria di donne forti e capaci di sognare ancora, ma in balia di uomini padroni che le trattano come serve e fattrici, che le picchiano e ne abusano, la colpa è sempre di lei, anche quando compie un gesto estremo, perché a lui, per essere rispettato, basta mantenere la parola, data fra uomini, e condurla, come pattuito, all’altare.
In quella Calabria che, come nel resto di Italia, si parla di Democrazia Cristiana e Comunismo e in cui le donne si preparano a votare per la prima volta, ancora ci sono parole che definiscono, come puttana, finocchio e bastardo.
Ma, grazie a Lorenzo, l’aiutante del parroco per la preparazione dei matrimoni, Marta scoprirà parole salvifiche che conducono all’emancipazione e alla libertà di essere se stessi, oltre condanne e stereotipi, e al coraggio di ribellarsi a destini che altri hanno tracciato con il nostro sangue.
Perché leggere Il mio posto è qui?
Il mio posto è qui è un romanzo corale in cui il processo di formazione della protagonista si intreccia con altre storie e con tematiche ancora attuali, come la violenza sulle donne, l’importanza dell’istruzione e dell’indipendenza economica e l’omofobia.
Impossibile non fare i confronto con il pluripremiato film di Paola Cortellesi, senza che sia necessario decretarne il migliore: diverse sono le scelte narrative, linguistiche e di denuncia- Stesso periodo, stesso tema, stessa storia… no, non proprio la stessa.
La lingua è frutto di un’intensa e apprezzabile ricerca, ma i numerosi dialoghi in dialetto, spesso sottotitolati nel film, rendono poco fluida la lettura e non aggiungono caratterizzazione in un romanzo già molto connotato nello spazio e nel tempo e nella realtà storico sociale dei protagonisti.
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Sinossi
Nella Calabria degli anni ’40 l’amore vale meno delle convenzioni. Il romanzo da cui è stato tratto il film co-diretto dall’autrice e dal vincitore del Premio David Giovani Cristiano Bortone.
Calabria, 1940. Marta e Michele sono innamorati. La notte prima che lui parta per la guerra i due fanno l’amore. Ma Michele non torna dal fronte e Marta, rimasta incinta, dà alla luce il piccolo Michelangelo. Se durante la guerra una ragazza madre non dava scandalo, una volta tornata la pace la sua condizione in paese diventa scomoda.
È così che il padre, per salvare l’onore della famiglia, la promette in sposa a Gino, un uomo che non ama, vedovo con due figli. Durante i preparativi al grande giorno, Marta è costretta ad avere a che fare con Lorenzo, l’assistente del parroco, noto in paese come «l’uomo dei matrimoni», per il suo gusto raffinato messo al servizio delle giovani spose, ma guardato di sottecchi per i suoi modi effemminati. Nonostante le iniziali reticenze, tra i due nasce ben presto una profonda amicizia e Marta conosce un mondo fatto di persone emarginate e anticonvenzionali, ma autentiche.
Sognare un futuro diverso, in cui possa sentirsi emancipata e padrona della propria femminilità, è possibile. E Lorenzo, che la aiuterà a frequentare di nascosto un corso di dattilografia, è forse l’unico in grado di capirla. In quell’angolo remoto di mondo dove la cultura patriarcale domina senza eccezioni, i due saranno costretti a difendersi in ogni modo dall’ipocrisia e dai pregiudizi.