Barbie. Da bambola a icona di Misa Urbani

Voce alle Donne

recensione di Emma Fenu

 

barbie da bambola a icona

 

Barbie. Da bambola a icona: la favola della mitica e discussa fashion doll è un saggio di Misa Urbano edito da Diarkos nel 2023.

 

Di cosa tratta Barbie. Da bambola a icona?

 

Vi racconto una storia, quella di Barbie.

Tutto ebbe inizio in California, ma anche in Giappone, Germania e Wisconsin.

 

Nel 1952 un disegnatore tedesco, Reinard Beuthien, creò un personaggio dei fumetti, Bild Lilli, una ragazza procace che pretendeva soldi dagli uomini.

Lilli incarnava l’atmosfera e i desideri di una nazione che, dopo la terribile guerra, cercava il denaro e la ricchezza a ogni costo, perchè ha conosciuto la fame.

Nel 1955 viene creata la bambola di Lilli: è in plastica, alta 15 centimetri e destinata agli adulti, per esempio come regalo per una festa di addio al celibato.

Ruth Handler, fondatrice, insieme a Elliot, della Mattel Toys, azienda con sede presso Los Angeles, vide la bambola di Lilli in Svizzera e la acquistò per la figlia, Barbara, che la desiderava come oggetto decorativo per la propria stanza.

Nel 1957 Jack Ryan, un ingegnere elettrico assunto dalla Mattel, partì per Tokyo per far replicare Lilli: ma non riuscì nel suo intento.

La bambola aveva un’espressione cattiva, con sopracciglia arcuate, occhi troppo bistrati e labbra imbronciate.

Ryan addolcì il viso di Lilli, ne modificò le articolazioni degli arti e si rivolse alla designer Charlotte Johnson per crearne il guardaroba.

Nel 1958 le prime bambole vennero o prodotte dalle fabbriche giapponesi; ma il loro sguardo era ancora inquietante.

La bambola era ancora la Lilli che aveva visto gli orrori della guerra.

Gli Handler commissionarono, allora, a un genio del marketing, Ernest Dichter, uno studio di mercato sulla bambola: molteplici interviste confermarono che le bambine amavano la bambola, ma le madri no: la detestavano.

Ed erano le madri quelle che bisognava convincere per far decollare il prodotto.

La bambola con sembianze da adulta doveva essere, dunque, un modello di eleganza e di cura di se stesse per le future mogli; quando ancora non era stato creato Ken, venne proposta Barbie in abito da sposa.

 

Il 9 marzo del 1959 il primo modello di Barbie fece la sua apparizione all’American Toy Fair di New York.

Non piacque ai venditori, ma presto le bambine svuotarono, letteralmente, i negozi.

Nel 1961 uscì sul mercato Ken, con un costume fisso, non removibile, per ovviare al problema del pene.

Ma sulla maternità Ruth non cedette: Barbie non doveva avere la responsabilità dell’accudimento: era una donna indipendente, che lavorava e Ken era solo uno dei suoi tanti accessori.

 

Le critiche

 

Barbie ha subito molte critiche nel corso degli anni in quanto stereotipo inimitabile nelle fattezze fisiche, nel successo professionale e nella ricchezza accumulata.

Le sue misure non sono realistiche e potrebbero far insorgere disturbi alimentari nelle bambine?

Il lusso di cui si circonda, con auto, aerei e seconde case, è un inno al consumismo?

Inoltre, se è importante il gioco di proiezione in cui le bambine sono libere di scegliere un futuro alternativo rispetto alla maternità, quanto questo è riscontrabile nella società?

Esiste Barbie Presidente degli Stati Uniti, ma non esiste la donna che lo è diventata, per esempio.

Questo può comportare frustrazione e disistima nelle bambine?

Per essere inclusiva, Barbie viene prodotta in diverse versioni: con la pelle nera, in sei etnie diverse, con le forme curvy, sulla sedia a rotelle, nel 2019, e con la sindrome down, nel 2023. Ma la più venduta resta la bionda californiana che nel film dello scorso anno viene battezzata Barbie Stereotipo.

 

Perché leggere Barbie. Da bambola a icona?

 

Il testo di Misa Urbani, Barbie. Da bambola a icona: la favola della mitica e discussa fashion doll, contiene anche riflessioni sulle reazioni del mercato arabo e un capitolo dedicato al film campione d’incassi: è un saggio completo e non fazioso che porta a interrogarsi sulla femminilità e sulla storia, quella dalla parte delle bambine, attraverso una bambola, ricordando che l’obiettivo primo di quest’ultima é quello di far giocare.

 

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/barbie-da-bambola-a-icona-libro-misa-urbano/e/9788836163335?queryId=40c8fe4dcbb9f3cadc38163e37f38bc7

 

Sinossi

Barbie principessa, Barbie sposa, Barbie ballerina, Barbie a cavallo.

Ma anche Barbie dottoressa, Barbie imprenditrice, Barbie disabile, Barbie curvy.

La storia della bambola più venduta al mondo, che maggiormente ha cambiato il modo di giocare delle bambine moderne, ha seguito, e certe volte anticipato, le trasformazioni che quelle future donne avrebbero sperimentato nella società a partire dalla sua prima apparizione, il 9 marzo 1959.

 

Simbolo, allora, della femminilità realizzata, ma anche del sogno e del consumismo americano.

Per la prima volta, una donna – seppur di plastica – possedeva una casa, un’automobile, una carta di credito, un lavoro.

Con il tempo, però, la sua immagine di ragazza emancipata si è trasformata nel simbolo di donna frivola, superficiale e troppo attaccata ai beni materiali.

La sua perfezione assoluta aveva stancato.

Oggi, c’è chi la ritiene icona del femminismo, e chi la vede subordinata a una società ancora patriarcale. Prova del fatto che questa “ragazza di plastica”, tra influenze trasversali, blockbuster planetari e studi a lei dedicati, abbia ancora molto da dire. E non solo alle bambine.

 

 

Titolo: Barbie. Da bambola a icona
Autore: Misa Urbani
Edizione: Diarkos, 2023