Women to be free – intervista a Antonietta Panico

a cura di Emma Fenu

women to be free

 

Women to be free.

Le donne devono essere libere. La libertà è la prima difesa dalla violenza perchè consente di avre stima di sè e capacità di esprimere opinioni, indignarsi e avere la possibilità di vivere e lavorare senza compromessi.

Oggi ho il piacere di ospitare nel salotto di Cultura al Femminile Antonietta Panico, Antonietta Panico, Responsabile Comunicazione e  Coordinatrice area Centro Sud Italia di MicroLab,  associazione senza scopo di lucroattiva in Italia dal 2003.

MicroLab si propone di offrire appoggio e formazione, attraverso Mentor volontari, a  persone in condizione di svantaggio sociale ed economico, favorendo la nascita e lo sviluppo di microimprese.

Avremo modo di definire i punti cardine della raccolta fondi Women to be free, di analizzare le caratteristiche della violenza economica e di gettare il seme di prossime collaborazioni.

 

Cosa è la campagna Women to be free?

La campagna di crowdfunding Women to be free nasce come “spin-off” dell’omonimo progetto di educazione finanziaria, empowerment e accompagnamento all’imprenditoria per donne vittime di violenza.

Abbiamo pensato ad un percorso di formazione integrato che permettesse alle donne vittime di violenza di riacquistare la fiducia in se stesse e DI rimettersi in gioco con un lavoro.

Sono 40 le donne coinvolte in 5 regioni: Lazio, Molise, Abruzzo, Emilia Romagna e Campania.

Hanno seguito un programma che si concentra sui temi della comunicazione empatica, a cura dell’Associazione Terra e Pace, dei diritti sul lavoro a cura di DLA Piper, ed educazione finanziaria a cura della nostra Associazione, MicroLab. A nostra cura dei percorsi di mentoring one to one.
Una volta terminato il percorso, abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa di più per queste donne che abbiamo visto crescere giorno dopo giorno ed essere pronte a tornare a lavoro.

Per questo abbiamo lanciato la raccolta fondi per finanziare 5 borse lavoro che consentiranno a 5 donne di rientrare nell’immediato a lavorare.

 

Quanto è importante l’indipendenza economica per combattere la violenza di genere?

L’indipendenza economica è essenziale per liberarsi definitivamente dalla violenza, perchè la violenza continua fino a quando una donna non è in grado di provvedere economicamente a sè e ai propri figli.

La violenza economica è elencata tra le forme di violenza nei confronti delle donne a partire dall’art.3 della Convenzione di Istanbul, che il Consiglio Europeo ha approvato nel 2011, ma è un fenomeno ancora poco conosciuto e sottovalutato.
In Italia per le donne è più difficile trovare lavoro e spesso le retribuzioni non sono le medesime che per gli uomini e la pandemia non ha fatto altro che aggravare questa situazione portando le donne a dover restare chiuse in casa coi propri aguzzini senza via d’uscita.
Basti pensare che in Italia solo il 63% delle donne tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione, contro il 94% degli uomini nella medesima fascia di età.

 

È più difficile per le donne assicurarsi sicurezza economica perché devono accudire la famiglia e sono sottopagate rispetto ai colleghi maschi?

Nonostante siamo nel 2021 sono ancora tante le donne che si vedono chiedere al colloquio di lavoro se si ha intenzione di sposarsi, di avere bambini in futuro o se se ne hanno.

Questo è quello che noi tutte incontriamo ogni giorno, domande che vengono risparmiate ai colleghi maschi.

Le difficoltà che una donna incontra per trovare lavoro sono tante ed è ancora più difficile  per chi è stato vittima di violenza, perchè la violenza ti cambia, ti fa sentire fragile e insicura.

 

Quali sono le soluzioni che proponete?

Il progetto Women to be free nasce proprio con l’obiettivo di aiutare le donne a ritrovare la propria indipendenza e serenità.

Bisogna lavorare per questo su diversi fronti, prendersi prima cura delle ferite emotive e imparare a riallacciare i legami coi propri sentimenti, con le proprie emozioni e quindi a riconoscere le proprie esigenze e comunicarle al meglio.

Per questo abbiamo inserito nel percorso la comunicazione non violenza, un modello comunicativo basato sull’empatia ideato nel 1960 da Marshall Rosenberg.

Una volta fatto ciò, riconosciuti i propri bisogni e talenti si può passare a valorizzare questi ultimi attraverso un’attività professionale.

Ci si ricostruisce dalle macerie e come l’araba felice si può rinascere ed è essenziale in questa fase conoscere i propri diritti e avere un punto di riferimento, per questo il percorso affianca corsi di diritto del lavoro ed educazione finanziaria al business mentoring.

Con la campagna di crowdfunding vogliamo aggiungere la ciliegina sulla torta: far ripartire subito 5 donne con delle borse lavoro.

Sono tante in realtà le agevolazioni per le aziende che assumono donne inserite nei percorsi dei centri antiviolenza, ma non c’è informazione in merito.

Per questo, in connessione con la raccolta fondi di Women to be free,  abbiamo in programma per gennaio di organizzare dei webinar gratuiti per le aziende, per informarle sulle agevolazioni correnti e poter così favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di altre donne.

Quale consiglio rivolgi alle giovani donne? E quale alle donne vittime di violenza che ancora non sono riuscite a liberarsi?

Sicuramente informarsi, perchè le forme di violenza sono tante, subdole e non sempre riconoscibili.

Un compagno che sminuisce il lavoro della donna, che la invita a rinunciarvi per badare alla famiglia perchè “tanto c’è lui” porta la donna a diventare dipendente.
Purtroppo ci portiamo avanti un retaggio culturale secondo cui occuparsi delle finanze è un lavoro da “uomini”, basti pensare che in Italia 3 donne su 10 non sono intestatarie di un conto corrente; dobbiamo sfatare questo mito.
Spesso troviamo situazioni in cui anche donne economicamente indipendenti preferiscono far amministrare il proprio denaro dai mariti/ compagni sottovalutando le proprie capacità.
Ma anche nel caso in cui non sia la donna a fare “reddito”, la gestione delle finanze della famiglia va condivisa, le scelte vanno fatte insieme.

Per noi la cura è l’educazione finanziaria: dare alle donne la consapevolezza di essere in grado di badare a se stesse con successo in tutti i campi e non lasciare il “potere” di creare dipendenza economica.

 

Per contribuire alla raccolta fondi:

https://www.gofundme.com/f/lavoro-per-essere-libere-women-to-be-free?fbclid=IwAR2yJN0OHy0a-jig-HA-pFIDCaKSTS8CLRehTr0AhOn4r0bArkcVTe0Gi6Y

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