C’era una volta una bambina di G. Zoboli e J. Concejo
Voce alle Donne
recensione di Emma Fenu
C’era una volta una bambina è un libro scritto da Giovanna Zoboli e illustrato da Joanna Concejo edito da TopiPittori nel 2015.
Di cosa tratta C’era una volta una bambina?
C’era una volta una bambina è una straordinaria rivisitazione della fiaba di Cappuccetto Rosso.
“C’era una volta una bambina svelta, attenta, coraggiosa.
C’era una volta una bambina.
Ma nessuno raccontava. Nessuno sapeva.”
Questa è la storia di una bambina a cui viene insegnato di stare attenta, di restare a casa, di non innoltrarsi nel bosco, di obbedire alla mamma e accudire la nonna, perpetuando il suo ruolo di femmina.
Ma la bambina cresce e ha il coraggio di varcare i confini, di entrare nel buio ignoto ed ascoltare. Il bosco apre i mille occhi e la guarda e le regala il lupo dagli occhi di luna, una creatura che è la metamorfosi del bosco stesso.
Un lupo bello, libero, selvaggio. Un lupo di cui innamorarsi, ricambiata.
Un lupo da cui non si deve stare attente, perchè è un figlio del tempo sacro della dea madre, compagno di quel rito di passaggio che porta a infrangere le regole che vincolano le donne alla paura e alla reclusione.
La bambina ha uno spirito selvaggio, è la donna che corre con i lupi, che balla sotto la luna, che entra in comunicazione con lo spirito pulsante della natura e della femminilità.
Ma la casa vuole la bambina e la nonna racconta sempre la stessa storia, finchè, a forza di sentirla, non diventa vera e giusta.
Finché si dimentica l’antico legame e il nemico diventa il lupo e l’amico chi spara, taglia, possiede.
La casa con le pentole, i centrini, il punto croce si ponte in antagonismo con il bosco in cui si celebrano nozze e riti antichissimi e dimenticati.
Ma la bambina non perde il filo, ricama la sua storia, riannoda il filo e ritorna all’altro capo del gomitolo: sa chi e cosa l’aspetta.
Ora il bosco le appartiene.
C’era una volta una bambina che doveva stare attenta.
C’era una volta, ma ora non c’è più.
Ha lasciato la casa, i retaggi, le imposizioni del patriarcato. Crescere è andar via, crescere è affrontare il bosco, superare il liminare dell’infanzia, della misoginia, della storia che finisce sempre uguale.
C’è una donna che attraversa il bosco ed è attenta, coraggiosa, libera. Attenta a non essere vittima di una storia sbagliata e di un destino imposto.
Ogni storia è una vita, ogni volta diversa. Vivi, bambina.
Apri gli occhi e rizza le orecchie, bambina di ogni età. Sei libera.
Perché leggere C’era una volta una bambina?
C’era una volta una bambina è un libro che conquista: le frasi si spezzano e si ripetono, in un ritmo fra la poesia, il sogno, l’incubo, il silenzio di una frase che non continua perché è scritta con il sangue sulla pelle di bambine e lupi.
Le illustrazioni sono un capolavoro di dettagli minuti e simboli arcani in un gioco di matita, in un bianco e nero in cui si strotola un gomitolo rosso come la veste, stavolta senza cappuccio, della protagonista.
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Sinossi
Una bambina, una madre, una nonna, un lupo e un cacciatore.
La storia di Cappuccetto rosso, forse la più celebre fra le fiabe, si può dire in cinque parole, tanto è nota in tutto il mondo.
I suoi protagonisti sono stati raccontati in centinaia di modi diversi, da autori e illustratori diversi.
In questa ennesima versione della storia, dietro le quinte, dietro i gesti, le parole e i destini dei cinque personaggi, si profilano due potenze occulte, che a poco a poco rivelano la loro natura e il loro ruolo nel determinare la trama, letterale, narrativa e simbolica, della vicenda.
Si potrebbe dire, insomma, che siano i mandanti del crimine.
Dalle immagini di Joanna Concejo, esaminate come reperti della scena di un delitto, le parole di Giovanna Zoboli.