“Sicilian Ghost Story” di
Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
recensione di Cristina Basile
Sicilian Ghost Story è un pluripremiato film del 2017 scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza.
Quella raccontata non è la Sicilia brulla e baciata dal mare delle cartoline, ma una brughiera nebbiosa e autunnale.
In questo scenario, i registi mettono in scena l’amore fra due ragazzi: Luna e Giuseppe.
Lei è una bambina-artista, in conflitto con la madre svizzera e nel pieno delle ribellioni che l’adolescenza le impone.
Lui è un bambino spensierato che, l’amore per l’equitazione e le maniere garbate, si avvicina subito alla figura del cavaliere.
Giuseppe, però, è anche il figlio di un mafioso pentito e destinato per questo a subire il triste destino del piccolo Di Matteo: il bambino sequestrato, ucciso e disciolto nell’acido nel 1994, per mano della malavita.
La pellicola, infatti, è ispirata al racconto Un cavaliere bianco di Marco Mancassola ed è basata su un reale fatto di cronaca.
Il film racconta le fatiche di Luna per ritrovare il ragazzo, nascosto in una, poi due prigioni minerali nell’entroterra siciliano.
Una ricerca indefessa, rallentata da adulti arrendevoli e coetanei superficiali, con una spiccata tendenza a dimenticare o a non voler vedere affatto.
Fortunatamente, la comunicazione tra i due ragazzi sarà tenuta viva da un legame molto speciale e l’eroina potrà farà affidamento sulle sue intuizioni e sugli indizi che i suoi disegni automatici le forniscono, per ritrovare il ragazzo.
I registi hanno affidato la storia ad immagini di grande intensità ed hanno attinto a piene mani al vocabolario fiabesco: in lotta fra loro vi sono bambini-buoni, che vogliono vivere sopra ogni cosa, e adulti-orchi che seminano morte, agendo da assassini o semplicemente tacendo.
Questa scelta, paradossalmente, rovescia la fiaba e mostra solo l’inferno che questo fatto di cronaca ha rappresentato.
Il risultato è un film che mescola il fantasy e il thriller psicologico e che, per questo, potrebbe non piacere agli affezionati dei film di genere che promettono allo spettatore estetiche più prevedibili.