La Chimera di Alice Rohrwacher
Voce alle Donne
recensione di Emma Fenu

Di cosa tratta La Chimera?
Impossibile il sogno come lo è una creatura composita.
Eppure tutte le creature, uomo in primis, sono una sintesi ossimorica di opposti. Ed è per tale ragione che covano desideri che appartongono all’altrove.
Ambientato in una Toscana degli anni Ottanta che fu patria degli Etruschi, e ne conserva nel segreto nelle necropoli, ed è ferita dai graffi del progresso con centrali elettriche e fabbriche, La Chimera narra le vicende di un gruppo di tombarli guidati da un archeologo bradomante che riesce a scoprire dove pulsa l’utero degli avi. Un archeologo che vive per il passato antico e recente, nella memoria di dee, popoli e della propria ragazza morta.
I tombaroli sono contadini che vendono i reperti al mercato nero; si accontentano di “sgraffignare” vasellame e qualche monile, corredo di morti che non furono ricchi, finchè un giorno, nel cuore della terra, appare loro la Dea madre, Signora della natura incontaminata prima del progresso.
Fra i protagonisti ci sono donne- dee del quotidiano che, mute tombe di verità, nascondono misteri nel ventre, negli occhi e sotto un letto.
Perché vedere La Chimera?
Al film e alla regista sono state mosse varie critiche: finale non conclusivo, personaggi che diventano macchiette, reazioni isteriche immotivate, mancanza di conflitto in verità date per dogmi, inserimento forzato di elementi, come la comune femminista.
Personalmente ritengo che proprio queste caratteristiche rendano il film degno di nota e interessante per quel metacinema maldestro come gli uomini, bambini funambuli sulle spalle e sulle tombe dei giganti, affamati di meraviglia e di stupore e, purtroppo, nutriti di poco e padri di nulla.
La Chimera vi piacerà se siete alla ricerca di un filo rosso, di un legame, di un sogno irraggiungibile, che sveli il segreto dell’ossimoro che fonda la vita, ossia l’ambivalente morte, nella consapevolezza che non la si può scorgere “con occhi umani”.