“Sussurri in un giardino” – di Judith Lennox

Recensione di Lisa Molaro

Judith Lennox

“Sussurri in un giardino” è il primo romanzo tradotto in italiano di Judith Lennox, scrittrice contemporanea nata a Salisbury, Inghilterra, generosa scrittrice di romanzi storici pregni di sentimento.

“La rosa dei giardini va messa a dimora e legata come un vitigno. E se è lasciata a se stessa e non viene potata, pareggiata e ripulita dei rami secondari, allora cambia genere e diventa una rosa selvatica. Bartholomaeus Anglicus – De herbis”

Questo libro, il cui titolo originale è“The Italian Garden” (Il giardino italiano) è come uno splendido arazzo dai mille punti ricamati oppure un affresco in cui ogni singola pennellata è intrisa da colori densi.

Sulla tela, tinte cupe si contrastano a vicenda.

Oppure non è nulla di tutto questo bensì un enorme, semplice, prato stabile.

Potrebbe, però, essere un enorme e sconfinato giardino che allieta la vista dalla finestra che si trova lassù… sulla guglia più alta della torre dell’ambitissimo Castello di Marigny.

Marigny

Questo primo romanzo di Judith Lennox che leggo, insomma, non è incasellabile.

Se dovessi usare tre sole parole?  Arte d’Amore.

La copertina è un particolare del quadro dipinto dal pittore veneziano Vittore Carpaccio, intitolato “Vergine in lettura”. Il quadro è datato tra il 1505 e il 1510, tempera su tela, si trova a Washington, al National Gallery of Art.

Carpaccio

Ora che ho terminato di leggere questo romanzo, posso facilmente immaginarmi Joanna (la protagonista) seduta all’aria aperta, intenta a sfogliare un libro per lei importante: L’erbario di Dioscoride.

Nata da padre veneziano, erborista, girovago e senza radici e da madre spagnola, affettuosa e innamorata, Joanna trascorre l’infanzia dormendo sotto una coperta di stelle e cielo infinito.

Dorme sotto tende di fortuna e dipinge ricavando i colori dai fiori che raccoglie.

Balla Joanna, balla ridendo e facendo roteare la sua potente bellezza al ritmo della stoffa al vento.

È libera, felice, colorata e piena di nastri di raso lucente, attaccati alle lunghe gonne.

Joanna è il colore dell’allegria.

I suoi capelli turbinanti le sferzano dolcemente il viso nella polverosa calura di afose giornate e quando la musica gitana cessa, la gente applaude e le getta monete di gaudio sonante.

È il 1502 quando la madre muore e l’urlo di rabbia del padre diventa un tuono che spezza le nuvole del cielo.

Da quel preciso momento l’infanzia gioiosa viene portata lontano da un vento indomabile: quello della vita che si fa ora ferro ora forgiatore, ora grigio opaco e ora, invece, incandescente.

Così è questo libro: una continua corsa dietro l’altra… per quasi seicento pagine che si lasciano leggere tutte d’un fiato.

Le parole di Judith Lennox sembrano trasformarsi in note di liuto delicato, durante una serata alla corte del Re francese, in note gitane dentro osterie piene di soldati e beoni e poi, di nuovo, in liuto tra le strette calli veneziane.

Che ne sarà di Joanna, tredicenne e libera, costretta a raggiungere a piedi, da sola, suo zio a Venezia?

Il pittore Taddeo Zulian, zio di Joanna, ha una bottega – sopra cui abita insieme alla moglie – nella stessa piazza in cui sorge la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.

GuardiQuadro dipinto da Francesco Guardi (1712-1793)

Taddeo Zulian la ospiterà o le chiuderà la porta in faccia?

Judith Lennox, come dipingendo una serie di arazzi, ci ritrae una donna di straordinaria bellezza, capace di camminare scalza, con eleganza e potenza, facendo innamorare con la sua natura selvaggia e indomabile, ogni uomo che le incrocia lo sguardo.

Sangue bollente, di donna, le scorre nelle vene, molto prima, prima, durante, dopo e molto dopo il matrimonio che le detterà il ritmo del respiro.

Il folle desiderio di averla si trasforma in determinazione di possesso.

Tutti vogliono camminarle al fianco, tutti desiderano sfoggiarla dentro la propria gabbia dorata, rivestirla di stoffe pregiate e inanellarle dita guantate di raso.

Il cuore, però, non si doma.

Puoi dipingerla in un quadro premonitore, credendo di intrappolarla nella tela incrostata dal colore.

Puoi ritrarla mezza nuda, adornarle i capelli con candide perle.

Dipingerla vestita solo con una gonna colo del bronzo.

Puoi chiamare il quadro: “La Giuditta di Oloferne” che appare dalla nebbia tenendo per i capelli una testa insanguinata.

Obbligarla a portarti rispetto, ad abbassare lo sguardo, a giacere con te in un letto di lacrime.

Ciò che non puoi fare è cambiarle il DNA, addomesticarne la natura, obbligarla ad amarti.

Lei sarà sempre libera, come un cavallo che sa verso dove deve correre.

Non pensiate che si tratti di un semplice romanzo rosa in cui la bella eroina semplicemente vive amori clandestini che alla fine giungono al lieto epilogo.

Nulla di più lontano alla realtà.

L’alleanza tra Venezia e la Francia, in un’Europa rinascimentale, fa da tela a duelli, corpi passati a fil di spada, amori (molti amori) disparati tra loro.

Donne tradite, che piangono una culla vuota. Donne in attesa di verità portata a compimento. Balie che si addormentano all’ombra di un albero. Lo stemma dei du Chantonnay, un leopardo sotto tre mezze lune, cavalli da domare altri troppo domati.

Sferzate sulla schiena, in un castello in Francia voluto da troppi.

E lei, come un trofeo da far affacciare alla finestra.

Ma Joanna, come ho accennato prima, non è sempre una vittima.

Ha il potere della bellezza e dell’intelligenza, della sensibilità e dell’arguzia… e conosce le piante sin da bambina.

Joanna Zulian è una viaggiatrice, una pittrice di stendardi e una preparatrice di pozioni.

“Bianche, Isabelle e Joanna erano state pedine impotenti di un gioco il cui premio era l’acquisizione di terre e di proprietà. A consolarle, nella loro solitudine, era solo la certezza di uno stomaco pieno, di panni da mettersi, di un tetto sopra la testa. Erano soltanto gli esclusi, quelli senza un nome e senza un soldo, a rischiare tutto o a guadagnarsi tutto.”

Nei monasteri in Francia e in Spagna fanno orti divisi in tanti riquadri… come scacchiere.

Qualcuno, non vi dico chi o dove, farà un giardino enorme suddiviso in quattro riquadri, perfetti e ornati, come in un arazzo appunto.

Il giardino dell’amore geloso, il giardino dell’amore appassionato, il giardino dell’amore tenero e il giardino dell’amore ossessivo.

In uno di questi giardini sarà seminato il solano.

Ho omesso, di proposito, di nominare molti personaggi importantissimi maschili.

Judith Lennox vi porterà indietro in un tempo splendido e misero al contempo.

Vi renderà partecipi di guerre di potere, fra missive, soldati al soldo e squarci nella pelle.

Vi farà, talvolta, desiderare di girare in fretta la pagina.

Ci sarà il momento dell’odio e del ribrezzo ma anche quello della tenerezza, mentre il profumo delle rose vi nasconderà dallo sguardo altrui o mentre delle formine di marzapane verranno disposte fra l’erba alta del giardino.

Con una scrittura semplice ed elegante, fa cadere il potere dal trono, rendendo inermi cuori inanellati.

Dei piedi ritorneranno polverosi e screpolati…

L’Italia sarà soggiogata, o forse no…

Il cuore di Joanna sarà soggiogato, o forse no…

Buona lettura,

Lisa.

 

 

Sinossi:

Joanna Zulian, figlia di un erborista veneto e di una donna spagnola.

Ha tredici anni quando la madre muore e l’amato ma inaffidabile padre la affida alle cure del fratello, pittore veneziano. La bellezza di Joanna, elegante come una dama ma passionale come una zingara, incanta e attrae uomini troppo folli, orgogliosi e innamorati che vedono in lei una musa, un’amante, un’opera d’arte, un’ossessione, ma che si rifiutano di vedere quello che pulsa veramente nel suo animo: un divorante e irrefrenabile talento per la pittura così straordinario da scatenare in chi le è vicino attrazione e paura allo stesso tempo.

Solo il tormentato e ambizioso mercenario Toby Crow riuscirà a far breccia nel cuore di Joanna.

 

Titolo: Sussurri in un giardino
Titolo originale: The Italian Garden
Traduzione: di Hilia Brini
Editore: Corbaccio (13 gennaio 2005)
Collana: Narratori Corbaccio

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