Stoner
di John Edward Williams
Voce alle Donne
recensione di Emma Fenu
Stoner è un romanzo di John Edward Williams pubblicato per la prima volta nel 1965 e edito in italiano da Fazi nel 2012.
Un romanzo che ha fatto discutere, grazie al grande successo di pubblico, con ben pochi voci dissonanti dall’attribuzione dell’epiteto di “capolavoro”: questo è Stoner.
Una sfida letteraria vinta, grazie alla creazione di un testo “epico”, con un linguaggio seducente e un ritmo ineccepibile, basato, tuttavia, su una vicenda di mediocre banalità: questo è Stoner.
Uno spaccato sociale, storico e antropologico dei primi sessant’anni del Novecento, grazie al punto di osservazione di un uomo come tanti, destinato a non lasciare il segno sul prato della Storia, ma rimanendo sullo sfondo: questo è Stoner.
Di cosa tratta Stoner?
Difficile, in realtà, dare definizioni precise di tale romanzo.
Viene raccontata la vita di William Stoner, nato in una fattoria a Booneville, iscrittosi alla facoltà di agraria e in seguito dedito alla Letteratura Inglese, prima come allievo poi come docente.
Marito, amante, amico e padre senza infamia e senza lode, Stoner è una pietra (in inglese “stone”) come tante lungo il sentiero che porta all’evoluzione, e involuzione, dell’umanità nel periodo attraversato dalle due guerre mondiali.
Questo è Stoner?
Davvero la vicenda umana di quest’uomo è così piatta e priva di colpi di scena degni di nota?
Davvero solo l’innegabile estro narrativo dell’autore poteva fare di una trama già risolta nel primo capitolo materia per un’opera complessa e affascinante?
Stoner cresce nella totale incomunicabilità con coloro che lo hanno generato, come se l’antico mondo rurale non condividesse gli stessi codici della nuova epoca, fondata sul progresso e sull’esercizio del potere dell’uomo sull’uomo e sulla natura.
Stoner rifiuta di combattere in guerra, mettendosi all’ombra della storia e scegliendo una via alternativa allo scontro cruento: alla fine della propria vita riuscirà perfino a riconciliarsi con i suoi “nemici”.
Ma questo albero cresciuto a Booneville (ma poteva anche essere Brooklyn) perché non si protende verso il cielo esigendo riscatto e cercando risposte a infiniti perché, trovando spazio per esserci?
Stoner non sa e non vuole sapere.
Anche il lettore stesso resta all’oscuro, non potendo conoscere quanto il protagonista ignora.
Edith, la moglie, ha sicuramente subito un trauma che la porta a tenere lo sguardo perso nel vuoto, a voler anticipare le nozze e a vivere la sessualità in maniera malsana.
Cosa le è accaduto?
Lomax, un collega, ha sicuramente un motivo personale che lo porta a parteggiare per un allievo respinto da Stoner perché poco preparato e, a causa di ciò, a mobbizzarlo per tutta la durata della carriera accademica.
Cosa gli è accaduto?
Grace, la figlia, ha sicuramente un motivo che la porta a non essere capace di relazioni affettive autentiche e a cercare conforto nell’alcol.
Cosa le è accaduto?
Stoner è soprattutto il racconto della parabola esistenziale dell’uomo moderno, affannato nel rispondere, senza l’ausilio delle antiche “auctoritas”, a enigmi di ancestrale origine.
Dove andiamo?
Perché viviamo?
Perché amiamo?
Chi siamo?
Non si può non amare il protagonista, affezionarsi a lui sempre più curvo e sempre più canuto e non si può non commuoversi nell’epilogo, seppur annunciato fin dall’incipit del romanzo.
In Stoner c’è l’uomo e l’Uomo; c’è il passato e il presente; c’è la paura e la speranza; c’è l’ignoranza e la consapevolezza; c’è il grigiore e la luce.
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Sinossi
William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata.
Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l’amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù.
Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante.
Come riesce l’autore in questo miracolo letterario?
A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari.
E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.
È il caso che abbiamo davanti.
(Dalla postfazione di Peter Cameron)