Una cosa che proprio non sopporto è quando sento dire di una canzone: “è tipica di San Remo”.
Non esiste una canzone tipica di San Remo, o meglio, un tempo lo era la canzone melodica, ma il Festival di San Remo rispecchia il tempo in cui viviamo.
Il festival di quest’anno ha presentato cantanti rap, trap, rock, romantici, melodici, nostalgici. Claudio Baglioni ha saputo scegliere i cantanti tra diversi generi.
Come l’anno scorso con Lo Stato Sociale, anche quest’anno è emerso un grande gruppo rock, The Zen Circus. Musicisti bravissimi che scrivono, da oltre vent’anni, testi che sono vera letteratura:
“…l’anarchia
La trovi dentro ogni emozione
Tu stammi vicino
Anzi lontano abbastanza
Per guardarti il viso dalla stanza dei miei occhi
Aperti o chiusi, non importa
Sono occhi
Quindi comunque una porta aperta
Il tempo passa lo senti da questo orologio
Mentre lavori dentro un bar
Ad una pressa o in un ufficio
E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti
Non per chiederti dei soldi
Neanche per derubarti,
Non per venderti la droga
E soffiarti il posto di lavoro
Ma per urlarti in faccia
Che sei l’unica, sei il solo
Sei l’unica, sei il solo.”
Al di là dei gusti personali e delle solite polemiche inutili, bisogna dire che i cantanti erano tutti molto bravi e ci sono state alcune canzoni veramente belle.
La poesia di Cristicchi:
“Adesso chiudi dolcemente gli occhi
E stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto
Perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole cose
È il fiore tra l’asfalto
Lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso
Come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo.”
La profondità di Silvestri:
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo
E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare
Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo
E adesso vi domandate se sia normale
Se il solo mondo che apprezzo
È un mondo
Virtuale
Io che ero argento vivo
Dottore
Io così agitato, così sbagliato
Con così poca attenzione
Ma mi avete curato
E adesso
Mi resta solo il rancore”
L’eleganza di Paola Turci:
“Ricordo quando tu mi hai detto – non aver paura di tremare –
Che siamo fiamme in mezzo al vento, fragili ma sempre in verticale
Magari no non è l’ultimo ostacolo
Ma è bellissimo pensare di cadere insieme.
Piove però siamo fuori pericolo
Riusciremo a respirare
Nel diluvio universale”
Le donne erano poche ma molto brave.
Loredana Bertè e Patti Bravo hanno la capacità di rinnovarsi continuamente, non sono rimaste mai ferme su un genere musicale, sono cresciute sempre, hanno collaborato con musicisti giovani, sperimentando, buttandosi con coraggio su nuove strade, da vere artiste.
Sono tante le canzoni di questo festival che rimarranno dentro di noi (anche se alcuni dimenticheranno o non sapranno che hanno partecipato al Festival di San Remo), canzoni di grandi musicisti e cantanti: i Negrita, gli Ex-Otago, Renga, Nek, Arisa, Motta. Anche Achille Lauro e Mahmood resteranno. Generi musicali nuovi che hanno una loro bellezza.
Gli Zen Circus nel loro profilo Instagram hanno scritto:
“Non esiste competizione, non esistono vincitori o vinti quando si parla di musica e parole”.
A vincere sono proprio la musica e le parole e queste canzoni che ci accompagneranno nel tempo, perché non sono canzonette, sono arte.