“Le cene inutili” di Massimo Paperini
Recensione di Elisabetta Corti
La sala piccola del ristorante viene adibita a sala parto quel 2 luglio 1881. Guglielmo Testa viene alla luce lì, tra i profumi di spezie e soffritto, tra i rumori di piatti e stoviglie.
Suo padre, il cuoco principale, lascia la cucina solo per qualche minuto. Bacia ed annusa il piccolo Guglielmo, e poi torna alle sue anguille.
È inevitabile, per Guglielmo, appassionarsi alla cucina. A lui fin da bambino è concesso di giocare con acqua e farina, che diventa una vera forma di pane a 4 anni.
Ed è prima di compiere i 10 anni che già si diletta nella preparazione di veri e propri piatti.
Suo padre gli lascia in eredità un quaderno, ricoperto di pelle di agnello. Un libro sacro per la cucina e la tradizione della famiglia Testa, e Guglielmo lo capisce subito.
Continua a cucinare nel ristorante di famiglia, ma la svolta per lui arriva in occasione della cena in onore di Umberto I, a Monza.
È il 29 luglio del 1900 quando il diciannovenne Guglielmo è indaffarato, insieme ad altri cuochi, nella cucina dell’albergo.
Ma per noi lettori, è già tristemente nota la data. L’occasione di Guglielmo sfumerà e, ironia della sorte, dovrà anche accettare di sposare colei che gli aveva permesso di partecipare a questo evento.
La vita di Gugliemo Testa, come potete leggere da questa introduzione, non parte proprio in maniera trionfale.
E di certo potete immaginare che quel che verrà dopo, storicamente parlando, lo toccherà profondamente.
Di certo è che Guglielmo non era un uomo che si lasciava abbattere.
La guerra gli porterà via molto, e lo ricompenserà con una moneta che sembra non valere granché: una prigionia edulcorata dalla possibilità di continuare la propria passione, la cucina.
È infatti grazie alle sue doti che Guglielmo si ritrova in una posizione scomoda. Può sicuramente ritenersi fortunato per avere sulla testa un tetto, e del cibo nello stomaco. Ma è, allo stesso tempo, intrappolato in una vita che non aveva immaginato, che è sempre e comunque appesa ad un filo.
Personalmente, non possi dire di essermi affezionata al personaggio in quanto tale, ma la sua storia è incredibile.
La passione per la cucina e le sue innegabili capacità, hanno salvato Guglielmo dal campo di battaglia, ed egli ha saputo fare di necessità virtù.
Massimo Paperini ha saputo trascrivere la storia di Guglielmo ripercorrendo quasi tutti i passaggi cruciali.
Quel “quasi” è un dovere, che il lettore scoprirà leggendo.
Un libro molto interessante, una vita percorsa sempre su una strada dissestata e
piena di insidie.
Un ripasso della storia attraverso ricette elaborate ed accattivanti consumate mentre il mondo, fuori, sembra giungere al termine.
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Titolo: Le cene inutili
Autore: Massimo Paperini
Editore: Neri Pozza