“Sono qui per l’amore” di Silvestra Sorbera
recensione di Domizia Moramarco
Sono qui per l’amore è la nuova prova narrativa della giornalista Silvestra Sorbrera, in cui rivela la sua sensibilità nello scrutare con attenzione un mondo dai sentimenti tutto al femminile.
“Signor giudice c’è poco da comprendere. La mia cliente è qui per difendere un suo diritto, il suo diritto ad amare. Un diritto sovrano, quello di una madre verso i suoi figli e poi quello di amare se stessa”
Diciassette e trent’anni.
Spensierata e piena di aspettative lei, avvocato nel bel mezzo della sua ascesa professionale lui, dopo un primo momento di titubanza, Martina e Massimo decidono di farsi travolgere da un sentimento repentino che si rivelerà solido e rispettoso nei dieci anni del loro matrimonio.
Anche dopo aver messo su famiglia, prima dei tempi prestabiliti, e aver superato un grave lutto inatteso, i due protagonisti riusciranno a stabilire un equilibrio che li confermerà una coppia unita e innamorata.
Martina si dimostrerà una madre premurosa e attenta, Massimo un avvocato rispettabile e impegnato nella politica locale.
Eppure c’è qualcosa che non combacia in quel puzzle all’apparenza così composito.
Martina sente di aver lasciato qualcosa in sospeso nella sua esistenza e cerca di riscattarsi, uscendo pian piano dal ruolo preconfezionato che pensava la vita le avesse preparato sin dall’inizio.
La storia inizia proprio nel bel mezzo di un processo e presenta una trama circolare, che si dipana, dopo una lunga digressione che serve a esporre gli antefatti, in un momento in cui un colpo di scena ribalta del tutto gli eventi.
Con uno stile semplice e scorrevole, l’autrice trascina il lettore in una storia di ordinaria quotidianità, come solo le situazioni scontate possono sembrare.
In realtà, quella che può apparire una vita soddisfacente, scandita da ritmi prestabiliti e da doveri genitoriali, nasconde un magma di sensazioni sopite, che basta una piccola scintilla a far esplodere.
L’incontro con Isabella, ragazza indipendente e decisa, getterà Martina nello scompiglio.
Nella sua nuova amica, sempre più presente nella sua vita, rivede tutto quello che desiderava essere anni prima, ma che pian piano ha messo a tacere di fronte ai doveri coniugali.
Ambizioni, sogni e desideri sono andati in fumo nell’incendio della quotidianità familiare.
Ripiegata al ruolo di madre devota, sottoposta al costante giudizio di una suocera insensibile, si è involuta.
Richiusa in se stessa, ha finito con l’isolarsi da una società che, ritiene, la consideri solo la moglie del vicesindaco.
Proprio nel momento in cui appare Isabella il ritmo della storia diventa più incalzante e la trama si fa davvero intrigante, in concomitanza dei nuovi stati d’animo che trascinano Martina in una strana consapevolezza di se stessa.
La donna si spoglia di quei pesanti veli che hanno avvolto nei lunghi anni di matrimonio la sua vera identità.
Nuda, davanti a se stessa, comincia a capire che in fondo ha votato la sua esistenza alla cura della famiglia, anteponendo i bisogni altrui ai suoi, al punto che lo spazio da dedicare alle proprie esigenze si è ristretto sempre più, fino a scomparire del tutto.
In bilico, in quel vuoto che ha creato volontariamente senza rendersene conto, deciderà di fare un salto temerario che le costerà caro. Fra dubbi, ripensamenti e sentimenti contrastanti, la vita di Martina prenderà una piega del tutto inaspettata, così come accade nella vita quando si finisce con il lasciare sedimentare, strato dopo strato, i desideri che si teme vedere realizzati.
Isabella è proprio il personaggio antitetico di Martina, il suo lato ombra che riaffiora dopo anni passati a soffocare un imperante grido di libertà.
Isabella è, soprattutto, una donna, in grado di leggere fra le righe le parole di un’altra donna, di intuire malesseri, confusione interiore, incertezze, paure…
è quell’essere che vuole unire la sua anima, che ha dovuto soffrire per imparare ad accettare quello che è, a un essere fragile che si affaccia alla vita per la prima volta, che sa come porgere una mano a chi ancora non sa riconoscere la sua vera natura.
La Sorbrera si mostra abile, con il suo fluido narrare, nel mostrare i mille volti dell’essere femminile, le innumerevoli identità che assume la donna nel corso della sua vita.
In alcuni momenti, quando rischia di non capire più quale ruolo le si addice veramente, abituata com’è a indossare maschere, è assalita dalle sue più ancestrali paure, che finiscono per paralizzarla.
Ma la vita, da scaltra registra qual è, prepara la scena che capovolgerà ogni decisione e incrinerà ogni certezza, perché in ogni finale non si deve mai dare niente per scontato.