Migrante per sempre – di Chiara Ingrao
recensione di Giovanna Pandolfelli
Migrante per sempre è un romanzo di Chiara Ingrao pubblicato da Baldini + Castoldi nel 2019.
È stato candidato al Premio Strega 2019, pur non essendo rientrato nei 12 semifinalisti.
Una saga familiare che ha inizio in Sicilia nei primi anni Sessanta e si dipana in Germania, poi a Roma fino a tornare in Sicilia a chiudere il cerchio ai giorni nostri.
La scrittura di Chiara Ingrao è piana, scorrevole e puntuale, intrisa di oralità e profumata di dialetto.
La lingua ha un ruolo centrale dal dialetto, lingua intima dell’infanzia, all’italiano lingua della cultura, passando per il tedesco, idioma ostile e inospitale per gli emigrati.
Migrante per sempre è un romanzo circolare che comincia da una migrazione antica, fatta di valigie legate con lo spago, di nostalgie di profumi della terra e del sole, di gente sincera che cinquanta anni più tardi finirà per accogliere nelle loro case i migranti africani che si presenteranno alle loro porte affaticati dal lungo peregrinare.
Chiara Ingrao trae spunto da una storia vera, affidatale da chi l’ha vissuta e, con mani sapienti, ne intesse una trama che acquista i colori e le sfumaturedell’universalità.
Una nonna, una mamma e i suoi figli, una storia di migrazione in Germania, una figlia che segue la propria strada con tanta fatica e pagando la libertà di donna autonoma a caro prezzo.
La solitudine è la condanna del migrante, strappato per sempre alle proprie radici.
L’intera trama tende ad una riflessione articolata e approfondita sulla migrazione, condizione senza tempo e senza spazio.
– […] la follia di spostarsi ancora e non riuscire mai a fermarsi, di ricominciare tutto da capo, in
un posto che non conosci e dove non conosci nessuno, in una città ostile e nebbiosa, dove
tutti ti trattano da straniera…
– […] È tutta una vita che mi sento straniera, Lina. Proprio come te: proprio come te.
La condizione di migrante è qualcosa che ti si attacca addosso, penetra i pori della pelle fino araggiungere l’anima.
È una condizione che appartiene alla persona ed è ciò che l’amica latinoamericana cerca di far capire alla protagonista:
– […] Voglio accettarmi per quella che sono, voglio esserne fiera.
Non sono gli altri a trattarmi da straniera: sono io, che ho attraversato troppi luoghi e troppe tribù, per poter scegliere di appartenere a una sola.
Non ho più bisogno di loro, non più: sono straniera e sono libera, sono una figlia del mondo.
Sono una migrante, Lina, e lo sei anche tu, che ti piaccia o no.
Chi è stata migrante resta migrante per sempre.
Tuttavia, Lina cerca di ribellarsi a questa inesorabilità.
La sua vita è una costante ricerca di un’esistenza migliore in cui una donna possa seguire le proprie aspirazioni professionali, conciliarle con una maternità soddisfacente e un rapporto alla pari con il mondo maschile.
Il suo percorso attraversa sfide ardue che la mettono a confronto con altre realtà di emarginazione come quella dei disabili, dei malati mentali e dei migranti africani in Italia.
Fantasmi di oggi, rimescolati a quelli di domani e di ieri: passato e futuro si confondono spesso, nelle vite migranti.
Un impianto narrativo solido e uno stile pulito, personaggi ben caratterizzati e un ritmo cadenzato, mai serrato né dilatato, fanno di Migrante per sempre un romanzo avvincente, intimo e corale allo stesso tempo, ricco di spunti, di realtà diverse di cui Chiara Ingrao, un passato da sindacalista, animatrice culturale nelle scuole e impegnata nella difesa dei diritti delle donne, mostra una conoscenza approfondita e una vigile consapevolezza.
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Sinossi
Dall’Italia degli emigranti a quella degli immigrati, cinquantìanni nella vita di Lina, ispirata a una storia vera: bambina in Sicilia, ragazza in Germania, donna a Roma.
Un paese di padri lontani e di preti padroni, di pistacchi e di mandorle; un papà che varca i confini da clandestino, una madre assente e inafferrabile che condiziona ogni scelta.
La nonna bracciante è mamma e maestra, manon è lei che può decidere chi parte e chi resta. Partire è inverno tedesco, è la fabbrica: è suoniincomprensibili sputati in faccia, sorelle perdute e amicizie turche, compaesani soffocanti.
Manca l’aria, i sogni s’infrangono e le parole vecchie non bastano più.
Per Lina si apre una stagione di nuove esperienze, e la sfida di un amore forse impossibile. Riesce a tornare, finalmente: ma dove?
Affetti e fatiche, solitudini e alleanze impreviste, in un mondo profondamente cambiato ma con la stessa ostinata voglia di trovare la propria strada, fra radici strappate e sprazzi di futuro.