“Mia Cara Jane” di Amalia Frontali.
Recensione di Caterina Stile.
- Mia Cara Jane di Amalia Frontali
Quanto uno scrittore può rivelare di sé attraverso le sue opere? Molto, forse troppo.
Ma se la penna è quella arguta e ironica di Jane Austen, il confine tra realtà e finzione diventa talmente labile da rendere vano qualsiasi tentativo di analisi.
Jane Austen non si è mai sposata eppure alcune scene scaturite dalla sua sensibilità restano tra le pagine più commoventi della letteratura mondiale.
Della vita privata di una scrittrice nascosta dietro uno pseudonimo ci restano solo alcune lettere e poche insinuazioni tra le righe. Ma proprio attraverso velate ammissioni rivolte alla fedele sorella Cassandra, l’immaginazione del lettore moderno può disegnare la più intrigante e romantica delle storie d’amore: la relazione segreta e impossibile tra una giovane scrittrice e un avvocato destinato al successo.
Da questi presupposti nasce il romanzo epistolare “Mia Cara Jane”
nel quale l’autrice, in punta di piedi e armata di elegante sensibilità, disegna scenari imprevisti usando la penna di Thomas Langlois Lefroy, il giovane aspirante avvocato che Jane Austen conobbe nel 1796.
Dalle prime lettere velate di imbarazzo alle ultime confidenziali e passionali si dipana il filo di una storia d’amore fatta di sguardi nascosti, di impedimenti, di segreti che minano il senso del decoro.
Una dettagliata corrispondenza che ci mette in contatto con il mondo di Jane:
le convenzioni e gli obblighi sociali, l’ambientazione storica con il suo carico di usi e mode nonché il background che si nasconde dietro i suoi romanzi.
L’artificio letterario usato in “Mia cara Jane” è basato sulla ricostruzione della vita privata di Jane Austen partendo dai suoi scritti, sulla base del presupposto che ogni scrittore trascina sulla pagina bianca un po’ di sé.
Un tentativo rischioso ma in questo caso ben riuscito: realtà e finzione si mescolano e si confondono grazie all’abilità dell’autrice e al grande lavoro di integrazione delle fonti.
Attraverso un’analisi ironica e razionale, Tom suggerisce modifiche alle bozze dei romanzi di Jane, descrive mode e costumi del gran mondo che è tenuto a frequentare e non si esime dal sottolineare dettagli che sembrano palesemente ispirati alle loro esperienze comuni.
La trama è molto semplice ma il lavoro svolto attraverso il romanzo è enorme:
pur utilizzando soltanto le lettere di Tom, l’autrice è riuscita a incastonare perfettamente le risposte di Jane, associando un linguaggio che da compito ed educato diventa via via più confidenziale rivelando perfino umori e stati d’animo profondi e intimi.
Uno stile studiato nei dettagli linguistici che ne permettono l’ambientazione storica ma permeato dall’ironia che caratterizza la penna di Jane e presumibilmente quella dell’uomo che può averle rubato il cuore.
Mi supplicasti di imboccare il sentiero che il destino aveva tracciato per me a dispetto dei nostri sforzi, con la docilità di chi sa che bisogna piegarsi per non spezzarsi.
Molto è stato scritto riguardo la presunta “simpatia” tra Jane Austen e Thomas Lefroy
ma, pur sulla base di intuizioni e dati di fatto, non potremo mai sapere se sia realmente esistita una corrispondenza segreta tra i due, se il senso del dovere li abbia costretti a rinunciare al loro amore, se il nome dato alla figlia di Tom – Jane – sia soltanto una coincidenza, se la scelta della scrittrice di non sposarsi sia in qualche modo legata a un segreto.
Non sapremo mai nulla delle lettere di Jane che Cassandra bruciò, ma non potremo mai neanche negare la possibilità che la passione viva dei romanzi di Jane Austen sia il riflesso di un amore sepolto nel suo cuore di donna.
…Offendendo Iddio e il mio onore, facendo torto alla mia sposa, mancando i doveri più elementari e biasimandomi per la mia stessa mancanza di vergogna, ti dico per l’ultima volta che i miei sentimenti per te sono ardenti e appassionati, che ti amo senza misura, che possiedi interamente il mio cuore e la mia anima, che sei l’unica donna che avrei mai reclamato per me stesso, l’unica che desidero, l’unica a me destinata, l’unica che avrei dovuto mai sposare.
SINOSSI
Nel gennaio 1796 Thomas Langlois Lefroy, futuro Capo della Corte Suprema irlandese, e Jane Austen, futura autrice di grandi capolavori della letteratura, entrambi ventenni, si conobbero e si piacquero.
A questa innocente attrazione – ci dice la storia – nulla seguì. Jane non si sposò mai e Tom contrasse un’unione di convenienza, che gli garantì un suocero potente, una ricca dote e la protezione economica di uno zio già molto contrariato da matrimoni indesiderabili in famiglia.
Gran parte delle lettere di Jane Austen, dopo la sua morte, fu data alle fiamme dalla sorella Cassandra, per motivi che non sono mai stati veramente chiariti.
Qui finisce la verità storica.
Se Tom Lefroy, dopo quell’occasionale conoscenza, avesse scritto una lettera a Jane Austen?
Se a quella lettera – imprudente e ingiustificabile dalle convenzioni sociali – fosse seguita una vera e propria corrispondenza?
Le lettere di Tom a Jane, che sono pura invenzione letteraria, si incastrano però con minuziosa esattezza con le biografie storiche dei protagonisti: personaggi, luoghi ed eventi sono reali e mostrano che quello che non è mai accaduto sarebbe però stato possibile e plausibile.
Titolo: Mia Cara Jane
Autrice: Amalia Frontali
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