“Liberi dalla dipendenza digitale” di Nancy Colier
Recensione di Marina Fichera
Devo fare una premessa, ammetto di non amare molto i manuali per imparare a vivere la vita. Ho sempre l’impressione di leggere scopiazzature e semplificazioni, per operazioni più di carattere commerciale che esistenziale. Così parto spesso un po’ prevenuta nell’approcciare questi testi, ne sono consapevole.
L’argomento di questo manuale che promette di farci “scollegare dalla rete per riconnetterci con noi stessi” però mi attirava troppo per non leggerlo.
L’analisi della realtà che ci presenta l’autrice è impietosa e preoccupante, ho sempre pensato che la tecnologia fosse solo un mezzo, ma mi sono resa conto che pian piano è entrata con sempre maggiore invadenza nella mia vita, e, chi più e chi meno, in quella di tutti noi.
Fino a qualche anno fa vivevo benissimo senza Facebook o Instagram – non seguo altri social -, non avevo uno smartphone con Whatsapp, ma un cellulare con i soli sms, e fino a dieci anni fa non avevo neanche un pc a casa né una linea ADSL. Anche prima di internet viaggiavo per il mondo e facevo cose che ora mi sembrano quasi impossibili senza un’app o un collegamento con il web. E vivevo benissimo ugualmente.
Ora tutto questo sembra necessario, ormai ne siamo tutti dipendenti, non possiamo più vivere senza l’ultimo ritrovato della tecnologia, siamo come prigionieri di ciò che pensavamo ci avrebbe migliorato la vita e che invece, forse, non la sta affatto migliorando, anzi…
Nancy Colier, psicoterapeuta, ministro interconfessionale e counselor spirituale, introduce il suo lavoro presentandoci una domanda fondamentale: “Cosa conta davvero?”
“La cosa più importante è scoprire qual è la cosa più importante.” ha detto il monaco Zen Shunryu Suzuki Roshi.
Il lavoro si focalizza poi sul rapporto tra noi e la tecnologia, con l’intento di farci tornare reali in un mondo virtuale, e lo fa attraverso l’analisi di casi concreti in cui spesso mi sono ritrovata o che mi hanno fatto riflettere. Come in tutte le cose l’uso della tecnologia sta a noi, alla consapevolezza che mettiamo nell’utilizzo, ma attenzione che non è facile come sembra.
Qualcuno di recente mi ha chiesto se ritenevo che la dipendenza dei nostri figli dalla tecnologia li avrebbe portati a diventare tossicodipendenti da sostanze varie in futuro. In altre parole stiamo allevando una nuova generazione di dipendenti? La tecnologia cambia il modo in cui proviamo sensazioni.
Sono sempre stata convinta di poter usare la tecnologia a mio piacimento, di essere in grado di poterla dominare pienamente, ma poi mi scopro a controllare la mail ogni quarto d’ora o a contare l’evoluzione dei like ai miei post e, nel momento in cui riesco a fermarmi ad analizzare la cosa, osservandomi come da un punto di vista esterno, non mi piace.
Prima che la tecnologia diventasse il fulcro della nostra vita, in genere la vita la vivevamo in privato (…) Oggi, nell’istante in cui qualcosa accade, subito prendiamo in mano i nostri dispositivi, scrivendo a tutti quelli che conosciamo per raccontare la storia di chi siamo, la storia della nostra vita. Dopo aver inviato messaggi personali, iniziamo a pubblicare sui social. Non appena abbiamo finito di comunicarlo al mondo, iniziamo a controllare per vedere le risposte.
A chi non è successo almeno una volta? Ed è stata solo la prima? Cosa ci sta portando via la tecnologia e cosa ci dà in cambio? Il manuale cerca di darci qualche utile indicazione in merito.
Le comunità virtuali hanno dei vantaggi, ma anche la capacità di cambiare il modo in cui ci relazioniamo alle nostre esperienze di vita reale. Molti di noi oggi si lasciano coinvolgere e accettano di dipendere di meno dallo stare insieme per trarne un senso di collegamento e nutrimento emotivo. (…) Il sistema si è ribaltato: le persone costituiscono una distrazione mentre il nostro mondo online è il palcoscenico principale.
Non tutto è così negativo però, e Cultura al Femminile è un esempio virtuoso – e ce ne sono tanti altri per fortuna – di una comunità virtuale che si è trasformata in amicizie reali, mani che si stringono, tra eventi, progetti e sorrisi, pensieri virtuali che costruiscono qualcosa di reale.
Liberi dalla dipendenza digitale, con tutti i limiti dei manuali che finiscono spiegando le tecniche di mindfulness, è un testo interessante, che presenta degli spunti di riflessione e di analisi non banali. Lo consiglio soprattutto a chi ha figli millennials o a chi sente di non avere più un rapporto equilibrato con la tecnologia. Forse non vi cambierà la vita, ma qualche riflessione la farete di sicuro.
PS: Da leggere rigorosamente su carta!
Link di vendita: https://www.edizionilpuntodincontro.it/libri/liberi-dalla-dipendenza-digitale-libro.html
Titolo: Liberi dalla dipendenza digitale
Autore: Nancy Colier
Editore: Edizioni il Punto d’incontro
Sinossi della casa editrice
Internet sembra rispondere ormai ai bisogni primari dell’uomo: essere apprezzati, essere riconosciuti, essere amati.
- Più amici virtuali abbiamo, più ci sentiamo amati e popolari
- Più “like” riceviamo, più ci sentiamo importanti, visti, apprezzati
- Più profili social mettiamo in piedi, più la vita sembra avere un senso
- Più condividiamo con gli altri fatti anche banali della nostra vita, meno la vita ci appare banale
Liberi dalla dipendenza digitale ci mostra come ritrovare la consapevolezza di noi stessi, della vita reale e di chi ci sta attorno. La realtà infatti è che abbiamo smesso di vivere una vita reale per trascorrere sempre più tempo nel mondo virtuale. Sono frequenti i casi di persone che rischiano di essere investite per aver attraversato la strada con gli occhi fissi sullo schermo dello smartphone. Gli stessi rapporti umani si sono fatti più eterei, più superficiali. Non si discute più; se un amico fa qualcosa che non ci piace, nessun problema: gli si toglie l’amicizia con un “click”.
Spegni lo smartphone, chiudi il laptop e ritorna a sperimentare la libertà della consapevolezza, la gioia di essere presente e il potere di scegliere come vuoi vivere la tua vita. Nancy Colier ti guiderà in un viaggio attraverso te stesso per passare dall’inconsapevolezza alla consapevolezza, dall’assenza alla presenza e dalla schiavitù alla libertà della mente. Ritorniamo a sentirci presenti, connessi con noi stessi e soprattutto a sentirci bene.