“L’arte di ascoltare i battiti del cuore” di Jan-Philipp Sendker

Recensione di Caterina Stile

L'arte di ascoltare i battiti del cuore

Ci sono cose che le persone che vanno per il mondo su due piedi non possono capire. Credono che si possa vedere soltanto con gli occhi. E credono che le distanze si possano superare soltanto con i passi.

Anche Julia ne è convinta. Ingabbiata nella sua professione di avvocato e nella vita cittadina fatta di impegni frenetici e brevi incontri con sua madre al bar italiano, Julia è riuscita a poco a poco anche a mettere da parte l’improvvisa scomparsa di suo padre. Una scomparsa inaspettata quanto insolita. Nessun messaggio, nessun sospetto prima di sparire dalle loro vite. Le indagini sono a un punto morto quando Julia decide di seguire quei pochi indizi verso la verità che portano fino alla sconosciuta Birmania.

Estenuanti ore di viaggio tra aereo, autobus e carretti fungono da macchina del tempo a ritroso: la Birmania le appare da subito come una terra desolata e inospitale, inadatta alla vita così come Julia l’ha sempre intesa. È sempre più forte il desiderio di ritornare a casa eppure qualcosa la trattiene, un filo invisibile che sembra tenere le redini del passato di suo padre. È ancora vivo? È prigioniero? Le ha abbandonate consapevolmente?

Ma ero così sicura che avrei davvero voluto sapere ogni cosa? Sarei riuscita a compatirlo? I figli desiderano veramente conoscere i genitori come persone dotate di una loro vita autonoma?

U Saw, un vecchio sdentato e logoro che siede a uno dei tavolini del bar, sembra aspettare proprio lei, Julia, per raccontarle la storia di un bambino.

Una storia incredibile, quasi impossibile, fatta di perdite e privazioni, una storia di desideri soffici come speranze e di destini incrociati in maniera indissolubile.

Julia non vuole ascoltare, cosa pretende di sapere quel vecchio? Cosa davvero sa?

La curiosità, il desiderio di scoprire se suo padre è ancora vivo insieme al vago timore di scoprire la verità spingono Julia a restare. Un giorno, due giorni, tre giorni.

Ci sono momenti in cui la vita cambia completamente il suo corso? In cui il mondo come noi lo conosciamo cessa di esistere? Momenti che ci fanno diventare di colpo diversi?

Il racconto di U Saw procede lento, un lungo flashback che snoda i dolori dell’infanzia di Tin Win, il bambino speciale che da grande sarà il padre di Giulia. Un nome diverso, una vita diversa, venti anni che scompaiono nell’esistenza frenetica di New York per celare un segreto che riaffora solo adesso.

Tin Win non può essere suo padre, quel vecchio pazzo si sbaglia, suo padre non era cieco. Suo padre non amava un’altra donna, era sempre stato un uomo integerrimo.

Vediamo solo quello che conosciamo. Siamo convinti che gli altri siano capaci di fare solamente ciò che sappiamo fare anche noi, nel bene e nel male […] Vogliamo essere amati come amiamo noi. Ogni altro modo ci è estraneo, lo guardiamo con dubbio e sfiducia, ne fraintendiamo i segni, non capiamo la sua lingua. Accusiamo. Affermiamo che l’altro non ci ama. E invece forse ci ama in un modo tutto suo, che noi non conosciamo.

Una storia di bugie e sotterfugi. Eppure non era questa la sensazione che Julia sentiva sulla pelle. Conosceva suo padre ma, a poco a poco, inoltrandosi nel fitto sottobosco della Birmania fatto di credenze, di atmosfere surreali e di profondità dell’anima, Julia scopre il giovane ragazzo che è stato suo padre. Conosce l’uomo innamorato della vita e dell’amore, innamorato di una donna storpia che insegue con il pensiero e il cuore per tutto il tempo in cui è costretto ad allontanarsi.

Julia scopre l’amore, quello silenzioso e sottile che si insinua nell’anima fino a penetrarla, fino a non lasciare spazio per nient’altro.

Un amore difficile da comprendere perché investe la vita a tal punto da influenzare ogni pensiero, ogni aspetto, ogni sfaccettatura della realtà. Ad un tratto Julia si rende conto che il filo invisibile che ha unito due anime speciali, Tin Win e Mi Mi, non si è mai spezzato ma ha li condotti l’uno verso l’altra in ogni istante.

C’è una forza contro cui né il tempo né la distanza possono nulla. C’è un potere che unisce gli uomini, più forte della paura e della sfiducia. Una forza che dà la vista ai ciechi e che non obbedisce alle leggi del degrado e della rovina.

Cosa troverà Julia al termine del suo viaggio? Ora che conosce la verità, ora che è dalla parte di Mi Mi, sarà pronta a rivedere suo padre, a perdonarlo, a comprenderlo? E lui, Tin Win, come accoglierà sua figlia in quello che per lui è un angolo di Paradiso talmente prezioso da averlo celato a tutti per cinquant’anni?

I piedi ricordarono la terra. Quella terra morbida e calda che pizzicava in mezzo alle dita […]Salì le scale gradino dopo gradino. Non aveva fretta. Dopo cinquant’anni.

La storia si dipana in maniera lineare intercalata da brevi capitoli in cui Julia riaffora al presente per prendere una boccata d’ossigeno e fare i conti con le sue paure proiettando le nuove informazioni nella sua vita di figlia.

U Saw, il narratore attento e perspicace, accompagna Julia e il lettore in un mondo che sembra disconnesso dalla realtà. Un mondo fatto di immagini suggestive, speranze impossibili, realtà incredibili.

Il processo di trasformazione di Julia è un po’ anche quello del lettore, catapultato in una realtà surreale che sembra sfociare nel fantastico. L’abilità dell’autore consiste proprio nel portare alla luce la storia a poco a poco, facendo leva sulle perplessità di chi legge che diventano quelle di Julia.

L’incredibile diventa reale sfociando in un finale sorprendente e delicato che lascia una sensazione di appagamento e speranza ineguagliabili.

La perfetta conclusione di una storia sui generis alla quale noi, legati al materialismo e al mondo del superfluo, non riusciremmo a credere vera ma che, nonostante tutto, ci riesce impossibile negare.

Gli amori impossibili esistono: nella realtà sono talmente rari da farci dubitare dell’onestà dei sentimenti ma in letteratura resistono e, alimentando il mistero e la speranza insiti in ognuno di noi, attraversano le intemperie del tempo per restarci nel cuore.

La vita è un dono da non disprezzare. Un dono pieno di enigmi, nel quale dolore e felicità sono inscindibilmente legati l’uno all’altra, e ogni tentativo di godere dell’una senza soffrire dell’altro è destinato a fallire.

Non tutto ciò che si può spiegare è vero, Julia, e non tutto ciò che è vero si può spiegare”

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SINOSSI

Il padre di Julia è scomparso improvvisamente nel nulla. Sono passati ormai quattro anni e l’unico indizio che porta sulle sue tracce sono le parole di un’intensa lettera d’amore indirizzata a una donna in Birmania. La ragazza decide di partire per scoprire i segreti del padre e in un villaggio tra le montagne, attraverso i magici racconti di un anziano che sostiene di averlo conosciuto, si sente per la prima volta veramente vicina a lui. Un viaggio nell’anima segreta della Birmania e nella passione d’amore, il romanzo che ha svelato sulla scena letteraria il talento di Sendker.

Titolo: L’arte di ascoltare i battiti del cuore
Autore: Jan-Philipp Sendker
Edizioni: Beat (2011)