La stanza di sopra –

di Rosella Postorino

 

Recensione di Emma Fenu

stanza sopra

 

La stanza di sopra è il primo romanzo di Rosella Postorino riedito da Feltrinelli nel 2018.

 

Uno, due, tre… conta le scale Ester.

Ogni gradino un ricordo, ogni gradino una lacrima, ogni gradino un graffio, ogni gradino un urlo soffocato.

Non ti fermare, Ester, devi salire: spetta a tutti crescere attraverso riti di iniziazione, ristabilendo il ruolo dei genitori ed accettando che i corpi cambiano, crescono e invecchiano.

Per te è più difficile, bambina.

Bambina per sempre, chiusa nella bara di cristallo, a inciampare con una scarpetta sola, a pungerti di fusi ogni giorno.

Per te è più difficile, bambina.

Cerchi di farti svegliare con mille baci perché se tu apri gli occhi, allora loro saranno “morti non morti” davvero, prigionieri di un incantesimo senza antidoto.

Quando avevi cinque anni tua madre ti strinse fra le braccia in lacrime, preannunciandoti il futuro: eravate rimaste sole, tuo padre sarebbe rimasto immobile, intubato, in un sonno perenne.

Non è così che doveva andare.

Come si risveglia un principe?

La sua principessa può salvarlo?

Qual è il drago? Cerchiamolo questo drago, questo mostro terribile, e diamoci in pasto a lui perché nel regno torni la pace.

Uno, due, tre… conta le ciocche di capelli che ti mutili, Ester.

Uno, due, tre… conta le ossa che spuntano dal tuo corpo troppo magro, perché quello scheletro imprigioni la donna che potresti diventare.

La donna che tua madre era, donna con carne e forme tonde, donna con chioma fluente, donna con sorriso.

Donna in quel tempo lontano, prima di essere guscio di nulla nel limbo, lo stesso limbo del marito.

Uno, due, tre… fai l’appello, Ester: ci siete ancora tutti e nella stanza di sopra, quella dei segreti, potete abbracciarvi e confondervi l’uno nel corpo dell’altro, fino a diventare una macchia indistinta.

Quella macchia, Ester. Quella che non si lava via come il sangue fra le gambe, ma ti resta incollata addosso, come un tatuaggio, a ricordati che sei viva e donna e ancora figlia.

Crescerai, Ester.

Gradino dopo gradino. Guarda il cielo. Guarda sopra. Ci sono infinte stanze da scoprire.

La stanza di sopra è un romanzo intenso, dai capitoli brevi e acuminati come cocci, con continui cambi dalla prima alla terza persona, in un gioco di specchi rotti dove non ferirsi è impossibile.
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 Sinossi

Una città di provincia, una casa in cima a una scalinata, una stanza al piano di sopra.

Nella stanza c’è un uomo, immobilizzato in un letto.

Ester studia poco, frequenta un gruppo di amici con cui passa pomeriggi e serate a fumare dentro un baretto sul mare o a bere nelle cantine dei ragazzi delle case popolari.

A scuola ha una sola amica, diversa da lei, una ragazza che legge e disegna, che esce poco, perché il padre la preferisce in casa, seduta a cena con la famiglia, una sera dopo l’altra.

Ester sembra libera e indipendente, è capace di baciare e farsi sfiorare, sa concedersi e poi ritrarsi, sa scatenare e trattenere il desiderio feroce di un uomo più grande.

E invece si è perduta, si è smarrita nel silenzio insostenibile della sua casa, nel verde acido di un divano invecchiato, nell’impossibilità di comunicare con la madre se non attraverso frasi veloci e sprezzanti.

È affondata nell’incapacità di nutrirsi, nel disperato sgomento di quella stanza di cui non si può parlare: li c’è il padre, da dieci anni, muto, congelato, sospeso tra la vita e la morte.

La stanza di sopra è il primo romanzo il primo romanzo di Rosella Postorino: una cronaca dell’anatomia emotiva del distacco doloroso e incolmabile che separa l’infanzia dalla maturità.

Titolo: La stanza di sopra
Autore: Rosella Postorino
Edizione: Feltrinelli, 2018