“La giostra delle memorie” di Eva Sanmartino
recensione di Emma Fenu
La giostra delle memorie è un romanzo scritto da Eva Sanmartino, pseudonimo che cela la duplice penna di Maria Saccà, psicoterapeuta e sessuologa, e di Mario Gallorini, chimico nucleare.
La coppia, già collaudata nel matrimonio, si mette in gioco, vincendo, con una prova narrativa molto interessante.
Gira la giostra delle memorie
prendono forma mille storie,
gira senza sosta la giostra
di seni e vulve si fa mostra
in un rituale folle ed osceno
di odio misogino pieno.
Gira la giostra di sangue macchiata
nell’urlo della vittima immolata.
Guido Durini è un uomo di quarantasei anni, divorziato, padre di un bambino, compagno di una donna molto giovane. Lavora come giornalista presto la rivista “Scoop” e si trascina, apparentemente soddisfatto, nel cinismo e nella superficialità fino a quando, a seguito di un incidente d’auto, lo spirito di Nada si impossessa di lui, chiedendo di essere vendicata con la condanna del proprio efferato assassino.
Dopo le dimissioni dall’ospedale, il protagonista decide di dedicarsi al servizio lasciato in sospeso, riguardante un nobile italo inglese, Nelson Manfredini, che abita nelle campagne toscane dedicandosi all’enologia, alla gastronomia e all’arte.
La vita del giornalista subirà un vero capovolgimento sia per il susseguirsi di eventi drammatici che andranno ad intrecciarsi con il noto caso del mostro di Firenze, sia per la maturazione interiore che culminerà in una presa di coscienza personale.
La coprotagonista femminile è sicuramente la Toscana, una terra di contrasti, dolce come fosse disegnata da un bambino e feroce come fosse incisa sulla roccia dal demonio; poetica e lirica ma anche irriverente e beffarda; antica e moderna patria di rimatori e mostri.
Il romanzo, presentandosi come un thriller psicologico ben costruito, indaga fra fatti e presagi in un crescendo ansiogeno che cattura il lettore e lo trasporta nel moto centrifugo di una giostra degli orrori, che gira tanto velocemente da far perdere i sensi.
All’esordio, ancor prima della nota dell’autore, è inserita una mappa: attenzione, siete avvisati, rischiate di perdervi. Le frasi si spezzano e sanguinano puntini di sospensione, il corsivo si adagia tremante sulla carta prima di morire nella parola.
Il titolo dell’opera non può non ricordare il pezzo musicale che Enrico Ruggeri scrisse per Fiorella Mannoia, intitolato, appunto, La giostra delle memorie:
“C’è un giorno poi
che non è tutto come vuoi
tra le persone che non possono restare più con noi
e sento già
crescere dentro un’ansietà
per non sapere immaginare il peso della realtà
ma non ci sono limiti
per parlare agli angeli
qualcuno ascolta”.
Qualcuno ascolta. Qualcuno parla e racconta. Basta sedersi sulla giostra e accorgersi che non si è mai davvero soli. Mai troppo soli, perché il motto ne quid nimis, ossia niente di troppo, è un obiettivo da perseguire.
Titolo: La giostra delle memorie
Autore: Eva Sanmartino
Edizione: Lettere Animate, 2016
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