“Il sapore delle parole inaspettate” di Giulia Zorat

Recensione di Serena Pontoriero

“Il sapore delle parole inaspettate” è il primo riuscitissimo romanzo di Guilia Zorat, edito da Il Libraio.

La trama si articola intorno a cinque personaggi principali: Josephine, proprietaria di una pasticceria a Parigi; Jacques, l’innamoratissimo marito di Josephine con cui condivide la vita da sessant’anni; Irene, una trentenne dal passato doloroso e da poco sbarcata nella capitale francese; Enea, il figlio di Irene, un ragazzino sorprendentemente saggio; François, un uomo quarantenne che passa le sue giornate a piangersi addosso, rifiutando la vita.

I cinque personaggi sono accomunati da un vuoto, da una mancanza talmente forte che si materializza nel filo conduttore delle loro storie.

Ci pensi che il dolore che hai provati ieri e quello che hai provato oggi, anche se ti sembrano così simili, sono diversi? Ci pensi che niente è mai uguale e tu nemmeno te ne accorgi?

“Il sapore delle parole inaspettate” è un romanzo delicato e intimo che mi ha molto ricordato “L’eleganza del riccio”. Entrambi velati dalla nostalgia verso epoche lontane, entrambi scavano con poesia le profondità dei protagonisti ed entrambi sono ambientati a Parigi.

Ma la vita accade e nella scelta tra assecondarla o combatterla, io ho deciso di prenderla per mano.

Vivendoci, temevo che Parigi fosse descritta come la città che appare a coloro che ci passano qualche piacevole giorno di vacanza. Invece, Giulia Zorat è stata bravissima nel descrivere la città nelle sue mille sfumature. Tra scene di vita quotidiana e scorci colorati:

Mi piace tutto qui. L’accozzaglia di ristoranti arabi, giapponesi e indiani che convivono uno accanto all’altro, in quello che sembra un rattoppo raffazzonato con le prime cose capitate tra le mani.

e il sentimento di straniamento di chi ci abita a lungo:

Parigi è un posto difficile per essere madri, ma lo è anche per non esserlo, è uno di quei luoghi dove puoi avere tutto senza avere niente, dove qualsiasi cosa è a portata di mano, ma puoi non afferrare ciò che ti è davvero necessario. È una città dove non sei mai da sola, eppure ti ci senti e allora diventa fondamentale avere un legame per sopravvivere.

Ciò che accomuna le descrizioni dei personaggi e della città è la presenza di luci ed ombre. Ed anche un pizzico di magia!

Concludo facendo i miei più sinceri complimenti all’autrice che, con questo romanzo d’esordio, dimostra di possedere ottime qualità artistiche oltre a uno sguardo acuto e sensibile.

[…] La mancanza c’entra sempre con l’amore e se è vero che non si può sentire la mancanza di ciò che non si è mai amato, forse non si può nemmeno amare qualcosa che non ci è mai mancato.

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Sinossi

Mordere un sogno, strappare un sorriso, asciugare una lacrima. Cinque anime, cinque esistenze si perdono e si ritrovano dietro la porta di una minuscola patisserie ai margini di Parigi; Jacques e Josephine, capaci di impastare le loro vite con sapiente delicatezza, necessari l’una all’altro come ingredienti di un dolce mai finito. Irene, il cui sguardo racconta la capacità di equilibrare sbagli antichi e nuove possibilità; Enea il suo piccolo tesoro, dieci anni di poesia leggera, diretta e invincibile come l’infanzia. Infine François, che trova il coraggio di scrollarsi di dosso il gelo che gli opprime l’esistenza e abbracciare l’amore, come si fa in una notte di festa, d’inverno. Intorno a tutto Parigi, che sa essere scura e accogliente, come un mot du chocolat, un dolce al cui interno si trovano esattamente le parole che avevamo bisogno di sentire.

 

Totolo: Il sapore delle parole inaspettate
Autore: Giulia Zorat
Editore: Il libraio

 

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