“Brieve racconto di tutte le radici, di tutte l’erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano. Manuale di cucina del XVII secolo”

di Giacomo Castelvetro.

Recensione di Lisa Molaro.

Giacomo Castelvetro

“Brieve racconto di tutte le radici, di tutte l’erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano.” è uno dei più importanti libri del  XVII° sec, scritto dal modenese Giacomo Castelvetro ed edito a Londra nel 1614.

Forse l’Autore vi è ignoto o, forse, lo conoscete già. Nel dubbio ve lo presento brevemente.
Giacomo Castelvetro

Pittura a olio, Castelvetro dipinto da Ercole dell’Abbate, 1587.

Giacomo Castelvetro (25 Marzo 1546 – 21 Marzo 1616) è nato a Modena e lì sembra essere rimasto, insieme alla sua intera famiglia, fino all’età di 18 anni.

Poi,  assieme al fratello maggiore, andò a Ginevra dove dimorò presso lo zio Ludovico Castelvetro, critico umanista e figura importantissima per lo sviluppo del neo-classicismo, in particolar modo in teatro.

Prima della morte dello zio, Giacomo viaggiò moltissimo e nel 1587, a Basilea, prese in moglie la vedova del medico e teologo Thomas Erastus, Isotta de Canonici.

Divenuto protestante, dopo esser ritornato in Italia al capezzale del padre morente, nel 1580 vende e le sue proprietà e fugge in Inghilterra.

Diciotto anni dopo si stabilì nuovamente in Italia, a Venezia per la precisione, ma la serenità ancora non poteva godersela.

Gli anni, come sappiamo, erano difficilissimi e i sospetti da cui non farsi investire erano molti.

Il fratello venne, infatti, bruciato sul palo con l’accusa di eresia.

Nel 1611, Giacomo Castelvetro fu imprigionato dall’inquisizione con l’accusa di possedere numerosi libri considerati “proibiti” dalla Chiesa.

A salvarlo fu Sir Dudley Carleton, diplomatico inglese e da un anno ambasciatore alla Repubblica Veneziana.

Una volta liberato, Castelvetro ritornò in fretta in Inghilterra per scappare da:

“il morso furioso dell’incurità romana crudele e spietata”.

Ed eccoci dunque a ridosso della pubblicazione di questo libro.

Perchè Castelvetro, in Inghilterra, ha sentito la necessità di catalogare le erbe, le radici, i frutti e le verdure del Bel Paese?

Se me lo concedete, lascio a lui rispondere:

“Più volte meco medesimo pensando e sottilmente quante cose al vivere umano giovevoli questa nobile nazione da un cinquanta anni in qua s’abbia apparato a seminare e a mangiare dal concorso di molti popoli rifuggiti in questo sicuro asilo per ischermirsi e per salvarsi da’ rabbiosi morsi della crudele et empia Inquisizione romanesca, le quali erano prima da quella come cattive a mangiare sprezzate e come nocive alla salute de’ corpi loro aborrite, mi son grandemente maravigliato di vedere che oggidì molti ancora, o per trascuraggine o per ignoranza, assai altre di seminare si rimangano, le quali pure non son men buone a mangiare né meno salutifere a’ corpi nostri che quelle si sieno.”

“Il veder poi alcuni pure alcune di queste seminare, ma non già per voglia di cibarsene, ma sì più tosto spinti da vaghezza di riempire i colti loro di varie qualità d’erbe ciò farsi. Queste considerazioni adunque han mosso me a cercar di porre per iscritto (al meglio mi saprò ricordare) non solo il nome di tutte quelle radici, di tutte quelle erbe e di tutti que’ frutti, che nella civile Italia si mangino, ma ancora di mostrare come, per trovare le predette cose buone, si vogliono cuocere, e in compagnia di che, crude, s’usino a mangiare, acciò che, per falta di questo, non s’astengan più da seminarle né da mangiarle. Sì che, per dar principio a questa mia per aventura non afatto disutile fatica, comincierò, col nome di Dio e con un ardente desio di giovare al prossimo mio, da quelle erbe che nella verdeggiante e vaga primavera prima fuori della terra appaiono.”

Se state leggendo queste righe con un sorriso beato sulle labbra, allora siete come me.

Siamo invischiate nella musicalità di una lingua che non molto ha da spartire con quella attuale.

Certo, pochi punti di fine frase. Pochissimi spazi grazie a cui respirare seguendo il filone delle parole… ma che bel scrivere elegante!

Castelvetro, seguendo il ritmo delle stagioni, ci presenta ortaggi via via diversi ma inanellati tra loro.

Non ci sono dei veri capitoli ma soggetti diversi che giocano “in staffetta”.

Si parte dai Dè Lupuli e dopo un po’si schivano le talpe per giungere alle pere muscardine. 

Ad agosto, il giorno di S. Pietro, si iniziano a raccogliere le nociuole verdi: 

“che sono lunghette e gli spichi loro, o grani che altri chiami, son coperti d’una pellicina rosseggiante, vengon, come ho detto, d’agosto, ch’è più tardi, ma sono le migliori. E d’alquanti anni in qua gli speziali ne coprono quantità di zucchero in luogo delle mandole, e riescono buone.”

Di staffetta in staffetta arriviamo alle spongiuole, parenti dei funghi e chiudiamo l’anno leggendo Dè Tartufi. 

Questo libro è considerato, come dicevo prima, uno dei più importanti libri di quel periodo.

Dovrebbe trattarsi di un ricettario e in effetti al suo interno di ricette ce ne sono a iosa, ma è molto di più… credetemi!

Aneddoti, storie, usi, costumi, ilarità, trucchi e curiosità, nulla di tutto questo viene risparmiato.

Da un libro come questo, molto si può imparare sul quotidiano di tempi andati.

Carracci

Carracci – Der Bohnenesser (Il Mangiafagioli), quadro datato tra il 1584 e il 1585

Ovviamente anche i fagioli all’interno del libro sono menzionati, ma a ritornarmi ora in testa è il finocchio dolce in canna. 

Astuzia de’ tavernaiviniziani. 

Perché astuzia? Lo scoprirete leggendo…

E ancora, mi fa tenerezza la zucca marina.

Perché tenerezza?

Bello scoprirlo tra queste pagine. A lei è dedicata una usanza dell’epoca. Raccontandola a mio padre, ho scoperto che si tratta di un ricordo appartenente anche ai suoi anni fanciulleschi.

Castelvetro ha una prosa elegante e colta e  narrando di banali verdure e frutti, lascia trapelare la nostalgia che sente per la Patria Perduta.

La bella Italia, così piena di sapori, colori, arte, cultura e tradizione.

La bella Italia, così piena di Storia nascosta fuori e dentro le cucine.

Lisa.

Sinossi:

Ricette originali e metodi di conservazione delle verdure con divisione per stagione e per tipo di verdura e frutto. Le ricette sono mutabili anche nella versione vegetariana.

Titolo: Brieve racconto di tutte le radici, di tutte le erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano.
Autore: Giacomo Castelvetro
Editore: Elfi, 2010
Pagine 72

Questo libro sembra fuori catalogo. Io l’ho trovato disponibile sul sito Liber Liber.

https://books.google.it/books/about/Brieve_racconto_di_tutte_le_radici_di_tu.html?id=E8dgYgEACAAJ&redir_esc=y

Buona lettura,

Lisa.