Non voglio essere come mia mamma

di Melania Romano

 

Cara Mamma,
sei lontana dall’essere la mamma perfetta che tutti vorrebbero.

Non ti ho mai considerata né una fata né una regina né la mia migliore amica.

Non sono come altre figlie che vedono la mamma come il centro della propria vita.

Ti voglio bene, ma non sono dipendente da te e non lo sono mai stata.

Ti sei sposata a soli 26 anni, hai avuto il tuo primo figlio a 28 anni: eri già troppo vecchia per l’epoca. Ma tu non volevi diventare un angelo del focolare come le tue sorelle, tu volevi lavorare, laurearti, essere indipendente.

Avresti voluto fare il medico, e chissà perché poi non l’hai più fatto.

Mi hai sempre detto che non hai potuto, che la tua famiglia non voleva farti studiare, che i tuoi fratelli erano invidiosi.

Cara mamma, consentimi di non credere a tutto quello che dici.

Io non ho vissuto negli anni ‘50, non so cosa sia successo nella tua famiglia, non posso saperlo perché tu non me lo hai mai raccontato: hai sempre risolto tutto con un “sarebbe troppo lungo da spiegare”.

E sono cresciuta con la convinzione che gli altri fossero tutti dei lupi; ma tu, cara mamma, sappi che
non sei affatto un agnello.

Ho sempre ammirato Il tuo coraggio e il tuo anticonformismo.

Apprezzo la tua passione per la lettura e per i viaggi, il tuo spirito d’organizzazione, i piatti caldi che non mi hai mai fatto mancare.

Hai studiato Chimica, adoravi il laboratorio proprio come me, ma alla fine sei diventata una bravissima insegnante.

Gli alunni ti adoravano, i colleghi ti stimavano, hai avuto una carriera brillante nonostante per te fosse solo un ripiego.

Ma a casa avresti dovuto spogliarti dei panni da professoressa.

Avresti dovuto capire che, ogni tanto, ad una mamma è consentito anche essere dolce.

Sono sempre stata una bambina piena di fantasia.

Ma per te forse ero solo una ragazzina “strana”, bruttina, con la testa fra le nuvole e sempre inferiore agli altri in tutto.

Per te c’erano sempre ragazze più belle, più capaci, più curate.

Dopo ogni saggio di danza ricevere un complimento da parte tua equivaleva ad un miracolo.

Passavi un’ora a fare confronti tra me e le altre ballerine, ad evidenziare quanto le altre fossero sempre più eleganti e aggraziate di me, a quanto sembrassi un pezzo di legno per via del mio fisico sempre troppo magro.

“Guarda lei com’è sorridente, guarda com’è spigliata! Ma perché tu non sei così?”
Ciononostante ti arrabbiavi se mettevo il rossetto o la minigonna. E allora perché ti contraddicevi? Non ho mai badato alle apparenze, ma credo che una ragazzina di 12 anni abbia tutto il diritto di sentirsi femminile ed un po’ vanitosa.

Se fossi stata un po’ più carina forse avrei evitato i bulli ed i loro 8 anni di vessazioni legate al mio fisico, al mio aspetto, alla mia timidezza. Insulti pesanti e taglienti che tu hai sempre sottovalutato.
“Non pensare a loro; non accettare provocazioni”: risolvevi sempre tutto con le tue insopportabili frasi fatte.

Se avessi avuto un po’ più di fiducia in me stessa non avrei sofferto d’anoressia, dalla quale sono uscita completamente da sola perché per te, giustamente, andare dallo psicologo era inutile, era una vergogna. Una figlia malata… cosa ne avrebbero pensato gli altri?

Ma il fatto che ne sia uscita da sola ti dice niente?

Sono davvero quella piccola perdente che tu mi hai sempre fatta sentire?
No, mamma, non lo sono.

Sono una donna forte, con un coraggio da vendere, molto di più di quello che hai avuto tu.

Se davvero fossi una perdente non avrei ottenuto tutto quello che ho oggi.
Non so se tu sei fiera di me, e sinceramente non mi interessa saperlo.

Ormai mi basta essere fiera di me stessa.

Ti voglio bene come tu ne vuoi a me, ma ci vogliamo bene a modo nostro.

Ti ringrazio per avermi cresciuta, ma ho smesso di prendere il tuo latte 29 anni fa.

Ora devi capire che non devi sentirti offesa se non ti racconto tutto quello che faccio, se non ti rendo partecipe di ogni cosa che mi succede.

Ora ho la mia vita e non ci tengo, mi dispiace, a condividerla tutta con te.

Adesso è inutile comprarmi con le tue coccole: non ne ho più bisogno, avresti dovuto riservarmele prima.
Ti voglio bene, ti sono grata, ma non sei il mio esempio né il mio pilastro.

Non voglio essere come te, non voglio essere la mamma che sei stata tu.

Voglio solo essere me stessa e spero che un giorno tu lo capisca.