7 storie per i tuoi occhi – di Simone Santi
recensione di Elisabetta Ferri
7 storie per i tuoi occhi di Simone Santi, con illustrazioni di Giovanna Esposito, è un libro edito nel 2021 che non mi stanco mai di rileggere, perché ogni volta me ne innamoro di nuovo.
L’autore è originario di Busseto, un paese immerso nelle terre verdiane del parmense, e da anni si dedica con passione alla scrittura, ai libri e allo studio. Sua un’interessante ricerca circa la cultura del sogno nell’Antico Egitto. Appassionato di letteratura, arte, psicologia, Simone Santi infonde nella sua scrittura una ricercatezza, una cura e una raffinatezza che oggigiorno sono assai rare.
7 storie per i tuoi occhi è una breve raccolta di racconti e, sebbene possano apparire diversi per argomento l’uno dall’altro, sono tutti uniti tra loro da un sottile filo rosso.
Consiglio di leggerli in sequenza, così come sono stati proposti, perché solo in questo modo potrete accorgervi del primo dei tanti accorgimenti sapientemente studiati da questo scrittore.
Accompagnati da uno stile narrativo carezzevole, garbato, che vi affascinerà sempre più parola dopo parola, si compie un vero e proprio viaggio nel mondo interiore, in luoghi fantastici ma anche così simili ai nostri, dove i protagonisti si confrontano soprattutto con se stessi, talora persino con mostri spaventosi come il dantesco Gerione.
La prima storia è ispirata al folle volo di Ulisse e ai Jinn mediorientali, che vi arriverà al cuore già a partire dal suo incipit:
Un rimbalzo. Due rimbalzi. Tre rimbalzi. I pensieri rimbalzano lisci sull’acqua, e si perdono nella schiuma.
Lancio come ciottoli i miei pensieri tra le onde e li guardo affondare, abbandonati alla corrente che tutti prima o poi li accompagna, da qualche parte, fino alla riva.
Una luce azzurra brilla nella notte di smeraldo, là dove, ferme, le stelle non sono che desideri ancora inespressi, e riverbera nella marea che sale fino alla riva delle mie ciglia.
L’ultima storia, “Il quaderno”, è costruita con ammirevole abilità su più livelli di profondità e in ogni riga traspare la grande padronanza stilistica di Simone Santi: si scende giù, in basso, poco per volta, per poi risalire velocemente e restare senza fiato.
Tra i miei preferiti la delicata e toccante favola dedicata a un’intraprendente conchiglia, che, convinta di essere un pavone, fa di tutto per raggiungere l’isola su cui abitano quei variopinti pennuti, e “La porta dai battenti di corno”, una catabasi dell’eroe in cui leggenda e inconscio si fondono in un intreccio narrativo onirico, suggestivo, delicato.
Chi conosce il libro sesto dell’ “Eneide” potrà solo apprezzare questo racconto per le citazioni ivi contenute; in particolare, riconoscerà quegli elementi che contraddistinguono il Vestibolo, l’antinferno dove Enea si imbatte negli spettri dei mali che affliggono l’umanità e nell’olmo sotto le cui foglie aderiscono i sogni vani.
Siamo nella zona in cui il Cocito confluisce nella palude stigia e già si avvertono le mefitiche esalazioni del lago Averno. Il nostro eroe, disceso agli Inferi per sconfiggere Medusa, sta riemergendo dalle regioni più oscure. Nella sacca che porta con sé è contenuta la testa della Gorgone, che mormora in continuazione al proprio carnefice, ora con tono canzonatorio, ora minaccioso, impiegando un registro linguistico volutamente ispirato allo
stile dantesco.
“Perché non sei morta quando ti ho uccisa?”
“Perché tu non moristi, quando scendesti nella casa di coloro che furono, e percorresti il sentiero dal
quale nessuno torna?”
“Ora basta con gli inganni!”
“Inganni? A quali inganni ti riferisci, mio signore? Chi confonde chi, e invero confonde cosa? Parli forse degli inganni che io tendo, quando dal sonno risalgo per turbare i tuoi sogni? O vi illudete nevvero da voi stessi, esseri che vivete sulla crosta del mondo, che senza una visione profonda nel pensare tracciate sì dritte righe?”
E poi c’è la figura più affascinante ed enigmatica, la signora del fiume, una dama cinta di fluide vesti color glicine, i capelli neri, il volto nascosto da un lieve velo. Connotata da una grazia ineffabile, è tanto reale quanto lieve come un sogno.
Sollevò il capo e si disvelò. Una pioggia di luce bianca prese allora a scendere sul suo viso; i raggi lunari cadevano nei suoi occhi, e del suo sguardo si illuminò l’intero giardino, che si animò di infiniti colori ed essenze.
E suonando delicatamente un salterio, la misteriosa donna intona una canzone:
Scivola lenta la mia ombra
nel tremolio di una candela,
sfoglio le pagine alla sera
e agli arabeschi del destino
mentre cammino a piedi nudi
tra i vetri dei tuoi sogni infranti
fino al tuo letto, a raccontarti
Mille e Una Storia sul cuscino.
La mia voce è come un fiato
con cui scrivi sullo specchio,
luna caduta dentro a un secchio
dall’altare di dei pagani.
Qui dormirò tra le tue braccia
accudirò le tue ferite
sarà Artemide e Afrodite
tua almeno fino a domani.
Ho letto e riletto 7 storie per i tuoi occhi e ogni volta è come se fosse la prima, perché sempre nuovi elementi, finezze stilistiche, spunti di riflessione e altre chiavi di lettura continuano a rivelarsi. Lo stile è curato, carezzevole, scorrevole, piacevole e, aggiungerei, persino ammaliante.
È uno di quei libri da assaporare in tutta calma, in silenzio, per individuare tutti quei riferimenti alla nostra letteratura più importante, per notare i più fini accorgimenti ideati con tanta cura dal suo autore.
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Sinossi
Un libro di storie, sette.
Un marinaio, seduto sul ponte della sua nave, galleggia sospeso nella notte dell’anima. Un mortale a confronto con un Eterno, e con l’inganno fatale del tempo.
Il viaggio di una conchiglia che credeva di essere un pavone.
Uno scrittore che nelle pagine del quaderno gioca l’incessante mistero dello scrivere e dell’essere scritto. Sette Storie inanellate al filo del desiderio, che scendendo (e risalendo) attraverso i molteplici piani dell’esperienza del reale, rivolgono lo sguardo agli scenari ora onirici e ora mistici che animano il paesaggio interiore.