Le tigri di Mompracem di Emilio Salgari
di Paola Caramadre
Avventura, amore, amicizia, tradimento, offesa, riscatto, sconfitta e resurrezione. Tutti i grandi sentimenti che accompagnano la vita umana sono nascosti tra le pagine de “Le tigri di Mompracem” di Emilio Salgari.
Il protagonista assoluto e indiscusso del romanzo, Sandokan, è molto più di un eroe di carta. La tigre che ruggisce ancora e sempre è una delle figure cardine del nostro immaginario collettivo e non soltanto per merito di uno sceneggiato televisivo italiano che ne ha propagato la fortuna. Possiamo vederlo o meno con le fattezze del fascinoso Kabir Bedi, ma sicuramente Sandokan farebbe breccia nel cuore di tutti i sognatori.
Classificato come romanzo per ragazzi, l’epopea del principe al quale viene sterminata la famiglia e che si fa pirata assetato di vendetta, è uno dei punti fermi della rappresentazione eroica del diseredato alla ricerca di riscatto. Nel personaggio della tigre della Malesia si rincorrono i motivi dei romanzi storici che vanno da Robin Hood fino a Il conte di Montecristo.
L’amicizia con Yanez e le peripezie che i due protagonisti vivono si accendono di luce nuova grazie all’amore profondo per la perla di Labuan, la principessa Marianna.
Un viaggiatore dentro una stanza
Il mondo che si snoda attraverso le pagine del romanzo del più grande “viaggiatore dentro una stanza“, Emilio Salgari, è esotico, affascinante, sembra davvero di essere in Malesia, di imbarcarsi sugli scaltri natanti dei pirati. Ad ogni pagina, le scene diventano sempre più coinvolgenti, i sentimenti si intensificano e siamo tigrotti pronti a sferrare l’attacco se il nostro capo ce lo chiedesse.
Sandokan compare come un affascinante e misterioso pirata che conserva intatta la nobiltà dell’animo che coincide con la nobiltà di rango. Tutto gli è stato strappato da un potere colonialista contro il quale il principe si batte, alimentando le speranze di un popolo schiacciato. Fino a quando non interviene un potere più forte della vendetta:
Voi mi avete veduto lottare per tanti anni senza posa e senza pietà contro quella razza esecrata che assassinò la mia famiglia, che mi rapì una patria, che dai gradini di un trono mi precipitò a tradimento nella polvere e che mina ora alla distruzione della razza malese. […] Ormai sento che la mia missione vendicatrice è finita, sento di non saper più ruggire né combattere come un tempo, sento d’aver bisogno di riposo. […] È la fatalità che così vuole” e curvò il capo: “e poi ora non appartengo che alla Perla di Labuan“.
L’avventura è, tuttavia, in agguato, pronta a mettere alla prova il nostro eroe e il suo comprimario, il portoghese Yanez. C’è tutto il fascino degli uomini liberi, di coloro che sanno sfidare il mare nel romanzo di Salgari pubblicato in volume nel 1900 e ambientato in Malesia nel 1849.
L’amicizia è uno dei capisaldi della storia e quando Sandokan annuncia di volersi ritirare a vivere con la sua amata, Yanez tenta di dissuaderlo:
– Ho pensato a tutto ciò, Yanez
– E cosa ti ha detto il cuore?
– L’ho sentito sanguinare
– E non di meno lasceresti perire la tua potenza per quella donna?
– L’amo, Yanez
Sospiri appassionati infiammano la foresta della Malesia, non sono quelli di Marianna, ma i nostri di lettori giovani e meno giovani che siamo capaci di sognare grazie alla scrittura così esotica, intensa, evocativa di Emilio Salgari.
Emilio Salgari, il ‘padre’ di Sandokan
Lo scrittore nato a Verona nel 1862 e morto a Torino nel 1911 è stato prolifico per cause contingenti e ha dato un grande contributo al genere avventuroso in Italia. Un viaggiatore dentro una stanza, come è stato definito che ha dato a tutti, ragazzi poveri e ricchi di tante generazioni, l’illusione del viaggio e dell’avventura. Esperienze mai provate davvero nella propria vita, in compenso le privazioni, le prevaricazioni, le ingiustizie e la povertà hanno fatto parte del bagaglio reale dello scrittore.
“Le tigri di Mompracem” sono il primo di una lunga serie di romanzi di ambientazione indo-malese ed è anche il romanzo che meglio definisce il sistema narrativo dell’autore.
Sandokan è un simbolo e come tale attraversa le pagine della letteratura per ragazzi per rinascere ancora una volta. Ad esempio nel romanzo di Paco Ignacio Taibo II “Ritornano le tigri della Malesia” in cui si legge una frase che è quanto di più autentico ci sia nei sogni ispirati da Sandokan:
Non voglio voglio ricostruire una piccola fortezza sull’isolotto che si chiamava Mompracem, voglio ricostruire l’idea di Mompracem, il mito di Mompracem, la leggenda di Mompracem: l’isola degli uomini liberi in un oceano di padroni e schiavi.