Le signore dei giochi di Valeria Bianchi Mian
Voce alle Donne
Recensione di Emma Fenu
Le signore dei giochi è un romanzo di Valeria Bianchi Mian edito da Il capricorno nel 2024, in seno alla collana Piemonte Noir.
Di cosa tratta Le signore dei giochi?
In Piemonte le chiamano masche. Non sono propriamente streghe, ma detengono quel Potere con la P maiuscola connesso al femminile sacro, erede e figlio delle culture preromane insediate nella zona.
Erano popoli dai culti antichi, pagàni, legati alla natura e incentrati sull’una e trina: la grande e terribile Dea Madre.
E, se tutto questo vi sembra l’eco di un ricordo che debole risuona nelle menti di alcuni, beh, allora, signore e signori, vi sbagliate.
Le masche, dette le ziette, sono ancora qui, e si impegnano in attività extrasensoriali e tarologia, in un sodalizio che dura da quasi una vita, accogliendo richieste di imprenditori in cattive acque e di consorti traditi, per lo più, ma non solo.
Sono tre signore oltre i 60, la più anziana ha 72 anni, e la loro capacità sta proprio nella forza arcana del trio sacro che mettono in scena, come parche o sacerdotesse in danza nei boschi, alla luce della Luna di cui seguono il perimetro.
Sono le figlie di Iside e di Cerere, sono le madri del Tutto.
Ma veniamo alla storia: Maria Teresa, Maddalena e Piera, le ziette, appunto, un bel giorno, bello si fa per dire, sono impegnate in un “gioco” quando dal passato oscuro, dal ventre della terra e della storia, riemerge la figura di Eva, una ragazza senzatetto che ospitavano, perché incinta di un balordo.
Ma, giunta all’ottavo mese di gravidanza, della giovane si persero le tracce e della sua vicenda non si parlò più per trent’anni.
Del resto, Eva, donna, povera e straniera, croata per la precisione, fa parte della categoria degli invisibili sociali e archiviare il caso fu immediato.
Ma ora Maria Teresa, dopo che Piera ha asserito di vedere Eva fra gli spiriti, e dopo aver trovato vari indizi, fra cui una testa di gallina mozzata fare capolino fra le sue lenzuola profumate, cerca risposte e poi sparisce, forse per trovarle grazie al suo dono, la psicoscrittura.
Il diniego di proseguire le periodiche sedute del trio da parte di Maria Teresa e l’urgenza di conoscere la realtà dei fatti, portano in scena Greta, già conosciuta come matrigna e amante dell’ucciso e mutilato fotografo detto Dio+, di cui abbiamo letto nel precedente noir di Valeria Bianchi Mian, Il corpo crudo.
Greta è intelligente, bella e spregiudicata e ha abbastanza soldi per vivere alla grande e per potersi intrattenere nello sciogliere enigmi intricati, ma stavolta il gioco si farà duro. Duro e pungente come una lama nelle carni.
Perché leggere Le signore dei giochi?
Le signore dei giochi è un noir che sconvolge e coinvolge, che ci porta in una Torino che sappiamo legata a culti esoterici ma non così tanto, immersa nella banalità del male e degli istinti animali e primordiali fra cui uno tende il filo rosso sangue della narrazione: quello al concepimento e alla cura della prole.
Le ziette, con le altre donne protagoniste del romanzo, rappresentano la totalità della pancia della maternità, quella desiderata, quella disprezzata, quella fattasi bambino, quella frutto delle pressioni sociali, quella in contrasto con tutta la società che preme, quella eroica, quella tenera, quella oscura, orrenda, fagocitante.
E sull’orlo del terrore procediamo ai confini di un abisso raccontandoci una versione della vicenda che potrebbe rassicurarci e tendiamo la mano a chi ci promette un bacio sulla fronte, prima di darci la buonanotte.
Ma chi è colei che abbiamo eletto Madre e ci ha chiusi a chiave in una camera al buio, soli con i nostri demoni?
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Sinossi
Una notte di giugno, un bosco delle valli di Lanzo. Greta Pietropaoli corre a perdifiato. Ferita al ventre, è inseguita da qualcuno che vuole ucciderla.
Due settimane prima, la vita di tre signore torinesi, sensitive note con il nome di ziette, viene sconvolta dall’entrata in scena di un documento del 1995. Da quel momento, il nome di Eva Amariei sarà il filo rosso sangue che attraversa le loro esistenze.
A chi può interessare, quasi trent’anni dopo, svelare o nascondere il destino di una donna «invisibile»? Che rapporto hanno con la maternità le protagoniste – chi ha perduto un figlio, chi non ha alcuna intenzione di generare, chi farebbe qualsiasi cosa per potersi dire madre, chi sta per partorire? Le ziette e la stessa Greta saranno coinvolte in strani, crudeli accadimenti.
«Correre senza voltarsi indietro. Correre nonostante il dolore era l’impresa più ardua che avesse mai compiuto. Ogni movimento accendeva nel ventre una serie di fitte così acute da percepire il riverbero dentro le ossa, lungo le pieghe del cervello che sembrava tentasse di scappare dal cranio e pulsava e batteva contro la fronte come un lupo rabbioso in una gabbia.
Solo un paio di passi, dopo di che l’ombra assassina l’avrebbe raggiunta, penetrando nella pelle con lame scintillanti al posto delle dita. Augurò a se stessa una fine rapida, simile a quella che la volpe regala alla lepre azzannata alla gola, tremante tra le fauci del predatore.
Eppure, lo spirito indomito che da sempre la caratterizzava spinse Greta a dar fondo alle ultime energie per distanziare il demone inseguitore. Non ebbe il tempo di felicitarsi del risultato, poiché cadde con un tonfo sul terreno già intriso della pioggia che aveva cominciato a cadere copiosa. E il mondo si fece tenebra.»
Fra esoterismo e mito, un noir senza tempo che si tinge di sfumature horror. Tra Jung e Hitchcock, Dario Argento e Fruttero&Lucentini. Originale, incalzante, crudele.