Corpi mobili di Jane Sautière
Voce alle Donne
Recensione di Emma Fenu
Di cosa tratta Corpi Mobili?
In un intenso memoir Jane Sautière racconta la sua esistenza, concentrandosi sull’adolescenza, fra i 15 e i 18 anni, trascorsa in Cambogia.
Ma il dramma riguarda anche il vissuto della protagonista, nata in Iran, strappata alla nutrice per trasferirsi in Francia, nazione dove tornerà dopo la parentesi nel sud est asiatico.
Sarà un problema alla retina che si manifesta in corpi mobili, ossia ombre volanti, chiamate anche spettri, a portare l’autrice a interrogarsi sull’incertezza della memoria, sulla validità della scrittura e, per estensione sul senso della vita.
Perché leggere Corpi mobili?
Una storia in cui eventi, analisi, prolessi e riflessioni si fondono in una storia personale e familiare, una saga senza la pretesa di esserlo, ma con la consapevolezza del passaggio di testimone.
All’autrice, adulta, restano domande da bambina e da vecchia; ci sono eventi rapidi e fuggenti che, non appena li vivi o li ricordi, sono già ombre. Restano Corpi mobili in crescita, in partenza, in divenire e in dissoluzione. massacrati o spirati, nell’eterno fluire.
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Sinossi
“Quando sono tornata in Francia il viaggio mi è sembrato ancora più lungo che all’andata. È stato favoloso anche perché seguivamo il sole al tramonto, che illuminava senza sosta i finestrini. Qualcosa di cui non potevamo liberarci, come se volassimo sul posto. È ciò che significa lasciare un paese nel quale si è vissuto e che è stato terra d’adozione, senza nemmeno formularlo in questo modo, ed è proprio questo il problema.”
Corpi mobili è un memoir dalla straordinaria forza evocativa in cui Jane Sautière racconta della sua adolescenza a Phnom Penh, dove ha vissuto insieme alla famiglia, dal luglio del 1967 al luglio del 1970.
A scatenare i ricordi è un problema agli occhi, la comparsa dei corpi mobili, una sorta di ombre, di forme fugaci, di piccoli detriti che si muovono sulla retina e che divengono potente metafora delle persone che hanno fatto parte della vita dell’autrice: i genitori, i fratelli morti prima della sua nascita, i primi amori, fino alle vittime del genocidio degli khmer rossi.
Ma anche delle sensazioni provate in quegli anni, i frutti esotici, il caldo, le strade della città, la fauna e le piante locali. Volti ed esistenze evocati nel tentativo di strapparli all’oblio e restituirli alla memoria.