Le donne della Lirica: Maria Callas e Renata Tebaldi – Musicalfemminile

a cura di Gianna Ferro

Fino a qualche anno fa le donne della Lirica non sempre si distinguevano per stile, di base l’aspetto delle cantanti non suscitava particolare attenzione.

Molte di loro si attenevano ai canoni di un’eleganza un po’ vecchio stampo, forse anche temendo che un look più evidente potesse distogliere l’attenzione dalla loro bravura.

Certamente non era il caso di Maria Callas.

Nacque il 2 dicembre 1923 a New York come Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos, la famosa soprano cambierà il cognome in Kalos, poi in Callas.

Regina indiscussa della Lirica appellata di volta in volta come Diva, Divina, Dea, per il colore della sua voce di soprano drammatico, riporta alla luce personaggi femminili di grandi opere italiane prima dimenticate. Dotata di “tre voci”, si dice, per la sua eccezionale estensione vocale.

Maria aveva una sorella maggiore di sei anni, Jakinthy detta Jackie, che in famiglia godeva di ogni privilegio, come quello di prendere lezioni di canto e pianoforte, lezioni che Maria era costretta solo ad ascoltare da dietro la porta; con la differenza che lei riusciva ad imparare subito quello che la sorella apprendeva con tanta difficoltà.

Non a caso, a soli undici anni partecipò alla trasmissione radiofonica “L’ora del dilettante”, cantando “La Paloma” e vincendo il secondo premio.
Con la madre, che nel frattempo si era separata dal marito, si trasferì in Grecia dove iniziò a studiare canto al Conservatorio.

La sua carriera iniziò con Puccini e la “Tosca” proprio in Grecia, nel 1942, riscuotendo un successo strepitoso.

Merito del suo spirito di sacrificio, perchè studiava dodici ore al giorno, e dello sfiancante lavoro.
Con la fine della guerra Maria venne accusata di collaborazionismo perché aveva cantato anche con compagnie dirette da tedeschi, oltreche da italiani.

Nel 1945, a 23 anni, si trasferì nuovamente a New York per inseguire il sogno di diventare famosa, ma le difficoltà non terminarono e dove la Callas non riuscì a sfondare.

Nel 1949 sposò Giovanni Battista Meneghini, un industriale appassionato di lirica.
Conquistò il pubblico italiano al suo debutto alla Scala di Milano nel 1951 nell’opera I Vespri siciliani. L’Italia porta fortuna allo scalpitante soprano: Verona, Milano, Venezia ebbero il privilegio di sentire le sue “Gioconda”, “Tristano e Isotta”, “Norma”, “I Puritani”, “Aida”, “I Vespri siciliani”, “Il Trovatore” e così via.

Nacquero amicizie importanti, fondamentali per la sua carriera e la sua vita: Antonio Ghiringhelli, sovrintendente della Scala, Wally e Arturo Toscanini. Il celebre maestro d’orchestra rimase stupito e meravigliato dalla voce del grande soprano tanto che avrebbe voluto dirigerla nel “Macbeth”, ma il capolavoro verdiano, purtroppo, non venne allestito alla Scala.

La sua voce incantava, commuoveva, stupiva.
Trionfi e consensi entusiasti si susseguirono in tutto il mondo. Dal ‘52 al ‘57 si esibì in diverse città come Londra, Chicago e New York, e firmò un contratto con il Teatro alla Scala di Milano.

Nel 1957 conobbe e si innamorò del magnate greco Aristotele Onassis e lasciò il marito.

La prima volta che si videro fu nel 1959, quando la Callas e il suo primo marito vennero invitati nel lussuoso panfilo di Onassis dal nome “Christina”, che era ormeggiato a Venezia, dinanzi al Canal Grande, insieme ad altri grandi di quel periodo: Churchill, i principi di Monaco, gli Agnelli.

Proprio lì, in quello yacht nacque quell’amore che poi avrebbe portato Maria al declino fisico.
Il loro fu un amore distruttivo “brutto e violento” come lei stessa lo definì. Anni di passioni, di lusso e sregolatezza: un uomo che la fece soffrire moltissimo, l’abbandonò per Jackie Kennedy e lei cadde in uno stato di crisi, si ritirò a Parigi e fu una discesa verso l’oblìo.

Nel 1964 lavorò con Zeffirelli. Nel 1969 la Callas interpretò il ruolo di Medea nel film dal dramma di Euripide, diretto da Pier Paolo Pasolini.
Nel 1974 l’ultima e definitiva esibizione in pubblico a Sapporo in Giappone in tourneé con Giuseppe Di Stefano.
Dopo la perdita di peso che la fece diventare una donna estremamente desiderabile, era diventata la beniamina di diversi sarti che creavano modelli apposta per lei e nonostante Maria, donna, stesse vivendo un periodo nel complesso positivo, il pubblico si staccò sempre più da lei: non la riconosceva più come la grande piccola greca che per almeno tre anni, alla Scala, aveva fatto sognare intere schiere di melomani.
Soffrì di attacchi di afonia che la portarono a ritirarsi dal mondo della Lirica.

La “Divina” muore a soli 54 anni nel 1977 a Parigi, per un arresto cardiaco.

“Casta Diva”, dalla Norma

“Habanera”, dalla Carmen

London Farewell Concert’ 1973

La carriera nella Lirica di Maria Callas fu percorsa dal costante confronto-scontro con la voce di Renata Tebaldi, alla quale qualcuno affibbierà l’appellativo di anti-Callas.

Renata Ersilia Clotilde Tebaldi, una delle più affascinanti voci di soprano degli ultimi cento anni, nacque il 1° febbraio 1922 a Pesaro, ma trascorre la sua infanzia a Langhirano, in provincia di Parma.

Dotata di una bellezza vocale proropente, limpida e purissima, è rimasta ineguagliata per splendore vocale, dolcezza della linea espressiva e del porgere, nonché per l’adamantina intonazione.

Iniziò gli studi di canto al Conservatorio di Parma con Ettore Campogalliani, ma la sua formazione si deve soprattutto all’illustre soprano Carmen Melis, con la quale si perfezionò al Liceo Musicale Rossini di Pesaro.

Nel 1944 debuttò a Rovigo nel ruolo di Elena nel Mefistofele di Arrigo Boito.
Nel 1946 debuttò alla Scala nel concerto di riapertura dopo la ricostruzione sotto la direzione di Arturo Toscanini cantando la preghiera da Mosè in Egitto e il breve solo del Te Deum verdiano. In questa occasione Toscanini la definì “voce d’angelo”, un appellativo che la seguì per tutto il resto della carriera.

Nel 1947 la Tebaldi fu di nuovo alla Scala per I Maestri Cantori di Norimberga di Wagner, dove tornerà in opere diverse per altre nove stagioni, sino al 1960.

Debuttò anche all’Arena di Verona con “Faust”, all’ Opera di Roma e al San Carlo di Napoli con “La Traviata” e “Tannhäuser”, teatro destinato a diventare la sua autentica roccaforte per l’Italia.

Infatti, legato alla sua carriera italiana fu, proprio, il Teatro San Carlo di Napoli, il cui pubblico ebbe per lei una costante predilezione, anche quando, a metà degli anni Cinquanta, il Teatro alla Scala sembrò preferirle Maria Callas.
Nel 1955 debuttò con “Otello” al Metropolitan di New York, dove fu di casa sino al 1973, dando inizio alla sua importante carriera americana, che l’ha vista affrontare nuove opere destinate ad entrare nel suo repertorio, come “Simon Boccanegra” a San Francisco, “Manon Lescaut” e “ Fedora” a Chicago, “La Gioconda” e “ La Fanciulla del West” a New York.
Fu ospite dei maggiori teatri internazionali: al “Liceu” di Barcellona , alla “Staatsoper” di Vienna, all’ “Opéra” di Parigi, al “Covent Garden” di Londra. La sua ultima apparizione in un’opera fu al San Carlo di Napoli nel 1968, in “Gioconda” di Ponchielli, mentre l’addio alle scene avvenne al Metropolitan nel 1973 con “Otello”.
Si ritirò definitivamente dalle scene nel 1976 dopo un trionfale Concerto di beneficenza alla Scala, a sostegno dei terremotati del Friuli, festeggiatissima dal pubblico che l’aveva seguita dagli esordi.

Il 28 febbraio 2002 fu organizzata al Teatro alla Scala una serata per festeggiare il suo ottantesimo compleanno.
Renata Tebaldi si spense il 19 dicembre del 2004, all’età di 82 anni, nella sua casa di Milano.

*”Un bel di vedremo” da Madame Butterfly

* “Vissi d’arte” da Tosca

La rivalità tra le dee della Lirica,  Maria Callas e Renata Tebaldi, fu un cavallo di battaglia di molte testate giornalistiche italiane, liti alimentate dalle dive e dai loro fan più accesi.

Le battute tra le due primedonne erano feroci.
La Tebaldi una volta dichiarò alla stampa che se ne andò dalla Scala quando si accorse che per lei non c’era più posto.
La Callas disse di lei: “Renata Tebaldi è un’ artista senza spina dorsale”; di rimando la Tebaldi: “Non avrò la spina dorsale ma ho ciò che la Callas non ha: un cuore”.
La Tebaldi buona e remissiva stava vincendo la battaglia: il pubblico stava abbandonando Maria. Eravamo verso la fine del 1955.

Ma il 16 settembre 1968 la Callas si recò dietro le quinte del Metropolitan di New York a congratularsi vivamente con la Tebaldi dopo un’esibizione nell’ ”Adriana Lecouvreur” di Cilea, segnando la definitiva riconciliazione tra le due cantanti.

 

https://parma.repubblica.it/dettaglio/tebaldi-e-callas-nemiche-amiche/1766338