Promessa, una canzone – di Cyrano
a cura di Gianna Ferro
Promessa è il titolo del nuovo singolo del cantautore catanese Carlo Festa, in arte Cyrano, uscito in streaming e in digital download, prodotto da Jonio Culture e accompagnato da un videoclip realizzato da Luca Condorelli.
Alla ricerca di un futuro migliore, di un paese che non sia in guerra, di un paese che li possa accogliere e consentire una vita dignitosa: questa è la “speranza” che muove migliaia di uomini, donne e bambini ad affrontare un viaggio, senza ritorno, per mare, pagando uomini senza scrupoli per un posto in un barcone.
“Non ti resta che aspettare
che io scriva
la mia prossima lettera,
giungerà dall’altra parte
del mondo
questa è una Promessa…”
Come dice lo stesso Cyrano:
”Promessa è una canzone che racconta l’amore al tempo delle migrazioni e delle innumerevoli, inaccettabili morti nel Mediterraneo.”
Come si evince dalle prime parole del testo, Cyrano racconta il dramma calandosi nell’animo di chi lo vive: persone con una tragica storia che diventano un numero, “una cosa tra le cose”, come lui stesso le definisce, persone alle quali viene tolta la dignità e l’identità.
Parole di speranza, di amore, di consapevolezza: una umida lettera che non arriverà, un’ultima richiesta di aiuto, un ultimo abbraccio alla vita, un ultimo gesto d’amore.
“Basterebbe un bacio
trasportato dal vento,
per tirarmi su,
vienimi a salvare,
vieni a prosciugare
questo mare immenso
che mi tira giù…”
Una canzone, Promessa, che induce sicuramente a riflettere e a non giudicare.
Le parole pungenti, dolorose e di rassegnazione, scritte nel testo, si imprimono nella mente e nel cuore di chi le ascolta, dando una lettura diversa e personale delle vicende che i media passano ogni giorno.
Le immagini del videoclip, che fotografano una triste realtà, fanno da sfondo ad un sound trascinante, incalzante, in cui spesso gli archi fanno da controcanto ad una ricca linea melodica che a tratti diventa malinconica, per dare ancor più rilievo a ciò che si sta raccontando.
Promessa anticipa l’album atteso per i primi mesi del 2021, “Atto Primo – Il Faro dei Perduti”.
Cyrano, classe ’90, si è avvicina alla musica giovanissimo, la prima canzone la scrive a quindici anni. Ha continuato con la scrittura di brani a sfondo sociale, che hanno ricevuto positivi apprezzamenti.
Ha compiuto i primi passi nel mondo della musica inedita nel 2016 con la partecipazione al Tour Music Fest, raggiungendo i quarti di finale.
Si esibisce in vari concerti e partecipa a concorsi come l’ArtRockMuseum di Bologna e il Lennon Festival di Belpasso, aggiudicandosi il premio per il miglior testo con il brano “Futuro”, scritto insieme a Giovanni Timpanaro dei Miqrà.
Alla fine dello scorso anno ha pubblicato il suo primo EP “Proemio”.
Oggi il salotto di Cultura al Femminile ospita Cyrano.
Cyrano, ovvero Carlo Festa, ci piacerebbe conoscerti meglio. Ci parli di te e di come nasci musicalmente?
Non ho molto da dire su di me.
Intendo, personalmente: so che ci si aspetta una storia importante con delle esperienze significative, poste all’estremo confine del presagio mistico, per questo genere di percorso singolare.
Ma, la mia, sarebbe la storia normale di un ragazzo che ha imbracciato una chitarra e sta provando a tramutare in versi quello di cui già parlava in manieradisordinata e prolissa.
Pertanto, non sono nemmeno certo di essere “nato” musicalmente.
D’altronde, la canzone non è un certificato di nascita, credo sia più un fatto empirico: se esisti nel brivido di chi ti ascolta allora, probabilmente, avrai una prova a tuo favore che testimoni la tua esistenza. Nel dubbio, rimetto questa domanda alle orecchie di chi mi ascolta.
Perchè hai scelto di chiamarti Cyrano?
La prima cosa che ovviamente, a buon ragione, sovviene, è una sorta di assonanza familiare dettata dal repertorio di gucciniana memoria. Direi di sì, appunto. Anzi, lo confermo.
Aggiungo che l’intento è sempre stato quello di scrivere canzoni che possedessero una dimensione espressiva “pungolante”, come fosse un verso-fioretto. La canzone come lama, il contenuto come ambizione di potenza sferzante.
Le tematiche delle tue canzoni sono prevalentemente a sfondo sociale, in particolare narri di un riscatto da parte di chi non ha riferimenti culturali. Ce ne vuoi parlare?
Io ambisco a parlare la lingua degli orfani di paternità culturale: la grammatica del complesso di Telemaco. Non esiste qualcuno che sia sprovvisto di riferimenti culturali.
Non esistono bussole che non puntino da nessuna parte.
La direzione indicata potrebbe rivelare la via più insidiosa o un tesoro inatteso, o semplicemente la strada più sbagliata.
Pur sempre indicherà un sentiero da percorrere.
Io vorrei allora raccontare il dramma di chi avverte la virata verso il disastro del nostro mondo, privo di validi capitani sui quali contare e di equipaggi all’altezza della missione di coesistenza alla quale siamo chiamati.
Dalla penombra di questo sfondo, fa breccia la necessità di trattare certi temi sociali contenuti nelle mie canzoni.
Quanto c’è della tua terra, la Sicilia, nella tua musica? Ci sono influenze culturali e stilistiche?
Devo essere sincero? Nella maniera più assoluta.
Ma non perché ambisca ad un cambio di residenza verso Antenòra; semplicemente non ho mai avvertito la necessità di servirmi di certe misure e altrettanti strumenti nostrani, sia sotto il profilo “poetico” che sotto quello musicale, per esprimere qualsivoglia pensiero o affetto.
Semmai possiamo trovare innumerevoli riferimenti al Mar Mediterraneo, doverosi per esprimere quanto questo nasconda ormai da anni, una necropoli sommersa, ben curata dagli indifferenti del mondo.
Hai detto che hai pensato a Promessa come a un racconto politicamente sentimentale: perchè?
Perché tenta di raccontare la dimensione umana, e quindi sentimentale, di un soggetto che, abitualmente e inspiegabilmente, è confinato nella narrativa della cronaca nera della politica.
Ciò che si nasconde dietro un fatto politicamente rilevante, è la sfera sentimentale di chi dà vita a determinate circostanze di pubblica attenzione.
Persino dietro il movimento farraginoso delle Istituzioni, può nascondersi il miracolo del sentimento, e di questo ne ha parlato ampiamente Pasolini.
In Promessa narri l’amore ai tempi delle migrazioni. Senti particolarmente questo tema?
Io non sento particolarmente questo specifico tema: sento particolarmente il tema degli ultimi.
E chi sarebbe oggi ultimo, se non tutti coloro ai quali è stata negata non soltanto la dignità dell’identità ma, anche e soprattutto, il riconoscimento della propria umanità
Chi sono i tuoi compagni di viaggio?
Mi avvalgo di inestimabili professionisti.
C’è chi è stato di passaggio, chi invece è rimasto nonostante tutto e chi invece presta il suo talento per occasioni determinate.
Gli archi che potete sentire in ogni mio brano sono suonati da Salvatore Randazzo e Sunah Choi, sia nell’EP uscito a Novembre, “Proemio” che nell’ultimo singolo del quale abbiamo parlato.
Le tastiere, le linee melodiche del fagotto e l’inserimento dei sinth elettronici contenuti in Proemio, appartengono rispettivamente a Mario Guarnera, Gabriele Randazzo e Carlo Longo.
Le suggestive curve suggerite dalla lapsteel in Promessa sono di Gaetano Santagati, con il quale conto di completare l’intero album d’esordio.
Gli inserti elettronici, le atmosfere ambientali e il tappeto pianistico che raccontano lo scenario di Promessa sono state invece arrangiate assieme al Maestro Garofalo, con il quale collaboro per la realizzazione dell’intero progetto discografico.
C’è un progetto alla base di tutto ciò. Ci farebbe piacere conoscerlo.
Come anticipato sopra, l’obiettivo è la realizzazione del mio primo Album: “Atto I – Il Faro dei Perduti.”
Sarà il primo capitolo discografico che rifletterà il tema degli ultimi.
Il faro come paradigma di speranza nel deserto di un oceano; ovvero nell’oscurità sorda dell’indifferenza dei più.
Chiunque si senta smarrito, dimenticato, privato di una sua identità naturale, spogliato della sua semplice esistenza, prega l’avvistamento di un faro da scorgere, durante ogni propria quotidiana tempesta, affinché possa orientare verso porti sicuri (metaforici ed espliciti).
Dopo quest’ultimo originale e stupendo lavoro, quali sono i tuoi programmi futuri?
Ribadisco, a parte l’uscita dell’album nei primi mesi del 2021, ho solo sorprese da dichiarare.
Una che certamente potrebbe manifestersi nel mese di settembre, chissà… Le altre sono ancora un mistero per me stesso.
Grazie Carlo. Mi auguro che i tuoi “misteri” si palesino a noi il prima possibile. Che narrino storie d’amore e di umanità come hai fatto con “Promessa”, scavando un solco nel cuore di chi le ascolta.
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