Intervista a Emma Fenu,

autrice del romanzo La Madre del Vento

Voce al Mare

a cura di Elvira Rossi

 

La madre vento

 

 

La Madre del Vento, pubblicato dalla collana Gli Scrittori della Porta Accanto, casa editrice PubMe, è l’ultimo romanzo di Emma Fenu.

Gli anni vissuti dalla scrittrice in diversi paesi stranieri hanno fatto di lei una cittadina del mondo, senza alterare il legame profondo con la sua Terra e la conferma proviene dall’ultimo romanzo che, come Le dee del miele e Le Spose della Luna, è ambientato in Sardegna.

L’Isola è rappresentata con la sua bellezza primitiva e la ricchezza dei suoi miti.
La Sardegna femmina, forte, selvaggia compiacendosi del proprio potere seduttivo si concede allo sguardo senza lasciarsi corrompere. Dimora di santi e demoni svela con parsimonia antichi segreti.

Il maestrale, divinità indiscussa del suo mare, la rende Madre e le presta la voce che ai bimbi narra fiabe, per proteggerli dal sole e dal vento.

L’autrice sulle onde del mare del Nord cattura l’eco di antica memoria e la mescola a storie di donne imploranti la vita. Emma Fenu non le delude, raccoglie la loro invocazione e le parole, che narrano storie di ombra e di luce, non si fanno aspettare.

Nel romanzo La Madre del Vento si parla di donne, madri e figlie imperfette, che ai lutti e alla solitudine oppongono resistenza.

Donne afflitte da sensi di colpa.

Donne inarrestabili che vanno incontro all’amore.

Donne recluse che pagano un prezzo elevato per scelte, non contemplate da codici maschili. Donne combattive che la guerra appena sconvolge.

Donne dee che in solitudine governano la nascita e la morte.

Donne indomite, impegnate a purificare l’atmosfera dai fumi tossici di una cultura patriarcale.

I personaggi maschili si aggirano indisturbati, sfuggendo a ogni giudizio in una presunzione di atavica innocenza.

Emma Fenu mentre racconta il passato sembra immaginare le donne del futuro, libere dalla fuliggine responsabile dell’annebbiamento mentale, di cui sono state vittime e complici.

Nella narrazione, la scrittrice rifiuta ogni modello di riferimento e resta fedele a uno stile personale, che senza freni lascia dialogare la prosa con la poesia.

Emma Fenu risponde a un bisogno impellente di scrivere e quando il mondo pulsante delle emozioni rischia di tracimare, le parole fluiscono nella poesia, che abbandona i limiti del finito per l’infinito, all’interno del quale il lettore potrà navigare a proprio piacimento.

 

 

Emma, ti ringrazio di aver accettato la mia intervista, peraltro sei la padrona di casa di Cultura al Femminile e non hai bisogno di presentazione, quindi passo direttamente alle domande.

 

Grazie Elvira: questo è il nostro salotto e sono molto felice di relazionarmi con te.

 

Che cosa ha significato per te il ritorno in Italia dopo tanti anni trascorsi in diversi paesi stranieri?

 

Dopo quindici anni di espatrio fra Medio Oriente e Scandinavia, torno a casa, in Italia, precisamente a Trento, con una meravigliosa esperienza stipata in valigia: sono partita ragazza e sono diventata donna e sono grata di aver avuto la determinazione e il coraggio per lasciare la mia Isola e la curiosità intellettuale per interagire con altre culture.

 

Nei paesi, dove hai vissuto, ti sei impegnata in una varietà di esperienze culturali.Quale influenza ritiene abbiano avuto sulla tua formazione culturale e sulla visione della vita, più in generale?

 

Sono partita percependomi italiana e la forza delle radici mi ha trascinata e fatto scoprire la mia identità di sarda: questo non comporta diffidenza, ma apertura verso l’altro. Sapere chi si è e da dove si viene permette di apprezzare il diverso, rispettandolo, e di integrarsi senza snaturarsi.

 

 

Sei una scrittrice che legge e studia molto. Per amore della parola scritta e per ragioni professionali, ti muovi in un campo vasto d’interessi, pur tuttavia avrai delle preferenze. Quali sono le tue letture preferite e quali caratteristiche devono presentare per appassionarti? 

Ho troppi libri nel cuore, ma sono una studiosa di storia e letteratura delle donne, che non implica la non lettura di autori maschi ma un particolare interesse per le tematiche femminili; prediligo i romanzi di formazione, storici e psicologici, ma ci sono capolavori di altri generi che mi hanno incantato. Ho una passione per gli illustrati, dai silent book alle graphic novel, spesso di denuncia e relative a temi molto forti,  fino alle reinterpretazioni in parole e immagini di fiabe tradizionali.

 

L’ispirazione dell’ultimo romanzo, La Madre del Vento,discende da figure familiari che ti hanno emozionato per le loro vicende.Quale affinità le avvicina ai personaggi femminili del tuo romanzo?

Il mio romanzo è vero, verosimile e imperniato di realismo magico: do voce a una protagonista, anzi a due, ma non vorrei spoilerare troppo, nella cui vita confluiscono le mie nonne, quelle di mio marito e le tante sconosciute e senza nome, se non vergato sulla cartella clinica di un manicomio.

 

Tre generazioni di donne disegnano un percorso evolutivo, che partendo dal conformismo di Maddalena passa attraverso la ribellione di Dalida fino ad arrivare a Lucia, protesa a definire un presente di libertà.Che cosa le unisce e che cosa le divide?

Ho sviluppato in chiave narrativa l’archetipo della madre di Jung: potente, amorevole o distruttiva. Le mie donne sono unite da un cordone ombelicale che si è lacerato e si ritrovano nel riannodarlo.

 

Dalida sulla base dei pregiudizi viene considerata “strega” ancora prima di conoscere il corpo di un uomo. A tuo avviso, oggi le donne possono ritenersi al riparo dal rischio di essere condannate per la loro avvenenza oppure è preistoria?

Le donne vengono condannate se belle, se brutte, se grasse, se magre, se truccate, se rifatte, se sciatte, se giovani, se vecchie, se dedite alla maternità, se non danno alla luce figli, se fanno carriera, se si ribellano. Il corpo delle donne viene strumentalizzato a livello politico e diventa il campo di battaglia di chi non si arrende e difende il patriarcato.

La situazione è migliorata molto dai tempi della mia protagonista, grazie alla presa di coscienza dei diritti delle donne e di tutti, ma non è finita. Anche i nostri giorni sono macchiati del sangue, metaforico e reale, delle donne.

 

Dalida suscita scandalo, da “angelo a strega” il passo è breve e la cattiva fama deciderà la sua sorte. Che cosa spinge Maddalena a non proteggere la figlia Dalida dalle maldicenze della gente? La madre con la sua passività rafforza l’immagine negativa della figlia e alla fine commette un gesto di estrema crudeltà.

Maddalena non si ribella, è devota a Dio e al Fascio, non crede nell’indipendenza delle donne, ma teme che disonore di una fanciulla possa denigrare, oltre se stessa, l’intera famiglia. Si aggiungono, a questo quadro, molteplici drammi:i  gravi lutti accentuano la mancanza di un legame sereno fra madre e figlia e questo porta la prima a designare Dalida come portatrice di maledizione e vergogna.

 

Madri e figlie imperfette. Il senso di colpa si declina al femminile. Anche le chiacchiere che distruggono la reputazione di Dalida sono, in prevalenza, al femminile. La responsabilità delle figure maschili è sottintesa, resta come sospesa, senza generare scandalo ed emarginazione. Nessun uomo viene demolito, segregato da una condanna morale. La doppia morale parla una lingua morta oppure è ancora viva?

Il romanzo è ambientato nella prima metà del Novecento con un breve riferimento alla temperie femminista del ’68: grazie alle battaglie di altre donne molti diritti, che diamo scontati, li abbiamo, invece, acquisiti grazie ad appassionate battaglie.

Ma perché le vittime di femminicidio continuano a essere numerose?
Perché le donne sono spesso pagate meno dei colleghi maschi a parità di mansioni?
Perché le donne fanno carriera, ma pochissime arrivano a cariche molto prestigiose?
Perché se una donna in auto non scatta con il verde viene appellata “puttana” in una dimensione in cui la sessualità non ha nessuna attinenza? L’uomo è definito “figlio di puttana”: l’offesa ricade sempre su una donna, su una madre.

Le colpe non sono di uomini o donne ma di chiunque continui a onorare la logica della violenza, della discriminazione e della damnatio memoriae.

 

 

Nel romanzo La Madre del Vento si pone l’accento sulla esistenza dei manicomi, dove venivano recluse donne scomode, irrispettose delle regole codificate da un sistema repressivo della libertà individuale. Quali sentimenti ti hanno accompagnato nella scrittura di una vicenda così drammatica?

Sono stata spinta dalla voglia di riscattare quelle donne, di rendere loro voce e giustizia e di non dimenticarle.

 

Nei personaggi del tuo romanzo, il destino interviene prendendosi il proprio spazio. Attribuisci maggiore forza al destino o alla capacità umana di governare gli eventi?

 

Esiste un destino, ma come reagire ad esso è nostra libertà. Talvolta la vita è cattiva e sembra accanirsi, ma bisogna comunque essere artefici della propria sorte, difendendo la libertà e denunciando ogni forma di abuso. Crediamoci.

 

 

Hai associato il 2 febbraio, festa della Candelora, alle giovani donne del tuo romanzo. Mi spieghi meglio questo accostamento?

Il due febbraio è la data in cui è nata mia nonna, mentre sua madre moriva di parto,  ed è morta, molti anni dopo, la nonna di mio marito.

Una ricorrenza che mi è cara, che mi riporta ai riti di purificazione dedicati a Giunone, alla festa nordica di Imbolc e alla devozione per la dea Brigid, che è madre, potente, luminosa e oscura: di lei restano tracce, per sincretismo religioso, in Santa Brigida d’Irlanda. Il due febbraio è una delle feste della luce in cui si agiva per magia “simpatica”, ossia accendendo fuochi per propiziare e aiutare la natura a rinascere, scaldata dal sole di una nuova primavera, e far nascere, come un utero, il seme che sembra morto nel nero della terra, ma si prepara a fiorire.

 

 

Nel tuo romanzo, La madre del vento, alcuni elementi consentono di collocare le vicende dei personaggi all’interno di un contesto storico ben preciso, non distante dal nostro tempo, eppure il simbolismo magico del folklore sardo e il richiamo della tua terra natia non ne restano fuori, anzi partecipano allo sviluppo della vicenda. Quali riflessioni sottintendono questa scelta letteraria, che diventa una connotazione costante della tua scrittura?

Quando scrivo torno quasi a casa e rotolo giù nel pozzo di Alice e ne attraverso specchi: raggiungo, così,  epoche mai conosciute e il  maestrale mi racconta storie di spiriti, moniti di janas (fate sarde), sussurri di brebus (preghiere), incanti di riti magici, memorie di rituali in onore dei morti e la forza delle mamas, mamme, quali principi generatori femminili degli elementi naturali.

Ma non solo: nello scrivere cambio natura o riconosco la vera me. Io sono un’isola nell’isola e sono fatta di vento, mare, sabbia, rocce, miele, elicriso, mirto, farina… e inchiostro.

 

Emma, ti ringrazio molto per la disponibilità a rispondere alle mie domande. Spero che continuerai a scrivere ancora tanti bei romanzi, intanto auguro un grande successo a La madre del vento.

 

Grazie Elvira per la meravigliosa intervista introspettiva e riflessiva e aspetto di intervistarti a mia volta.

 

 

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/madre-del-vento-libro-emma-fenu/e/9791254587218?srsltid=AfmBOoomgVtgKPNa-adua2CDiOFU5xP_y0RIIVMwn6VXGFNzK2KZ0f_k

Sinossi

A Guelar, un piccolo borgo di pescatori sulla costa sarda, le vite di Dalida e Lucia si intrecciano tra le ombre di antiche leggende e le cicatrici di un passato tormentato.

Dalida è segnata da un dono inquietante che ha profondamente influenzato la sua esistenza, fino a condurla tra le mura di un manicomio. Lucia, alla ricerca delle proprie radici, scopre il destino che lega entrambe, fatto di sensi di colpa e segreti.
Attraverso una serie di rivelazioni strazianti e sconvolgenti, emerge un affresco familiare su cui pesa il fardello dei ricordi e una maledizione che ha segnato un’intera generazione.

Al centro, la figura enigmatica della Madre del Vento, un’entità potente e ambigua, una presenza misteriosa che governa le acque, i venti e le tempeste, più reale di una madre di carne.

Un romanzo che esplora la profonda eredità dei traumi familiari, sfumando i confini tra realtà e mito. Un un viaggio tra dolore e redenzione che conduce il lettore nell’oscurità della mente e del cuore, in uno spazio dove il mondo dei vivi e quello dei morti si incontrano.

 

 

Titolo: La Madre del Vento
Autore: Emma Fenu
Edizione: Gli scrittori della porta accanto, 2024