Cosa non avrebbero dato –

di Giulia Rizzato

Sono le 11:28 quando Marco timbra il cartellino d’ingresso.

Da qualche tempo arriva sempre giusto qualche minuto prima dell’inizio del suo turno di lavoro… non perché non gli piaccia, ma è come se volesse ritardare il più possibile il varcare quella porta di cui percepiva le invisibili scritte “lasciate ogni speranza a voi che entrate”.
Marco è un ragazzo sulla trentina che, tramontato il sogno di diventare un cantante professionista, ha iniziato il percorso di operatore sociosanitario.

“Aiutare gli altri lenirà anche le mie di ferite” si ripete sempre, come un leitmotiv.

La fortuna ha voluto che trovasse lavoro a due passi da casa, presso la rinomata struttura “Il Parco del Sole”.

Sebbene sia immersa in un rigoglioso verde collinare, racchiude dentro di sénstorie di sofferenza, isolamento, ma talvolta anche di rinascita.

Da qualche tempo, sono ospitate donne con problemi di anoressia.

Sono arrivate tutte nel giro di qualche mese come se si fossero chiamate le une con le altre a darsi man forte nel loro calvario.

Marco è del tutto estraneo a questa realtà, ma le sue mansioni prevedono anche il gravoso compito di servire loro il pranzo.

La sala da pranzo ha pareti di colore giallo con appesi disegni dei bambini delle vicine scuole.

Le sedie in legno colorate attorniano vari tavoli rotondi di colore bianco. Ciascuna donna occupa rigorosamente sempre lo stesso posto.

Alle 12:00 di ogni giorno si ritrovano al tavolo centrale Elisa, Mara e Melissa.

Cosa non avrebbero dato per non essere sedute a quel tavolo.

Elisa, 23 anni, di media statura, con le mèche bionde oramai spente, fissa con sguardo assente il piatto vuoto. È la più taciturna della tre ma la sua tranquillità è solo apparente.

Melissa, invece, ha 17 anni. I genitori sono arrivati alla dolorosa decisione di ritirarla da scuola, sebbene fosse una studente modello, e di ricoverarla nel tentativo di strapparla al suo destino di lenta ma inesorabile autodistruzione.

Una delusione d’amore di quelle che a quell’età sembrano insuperabili, l’aveva infatti spinta a cercare un ideale di bellezza impossibile a suon di dieta ferrea e di un’ossessiva attività motoria.

La più grande delle tre è Mara, 39 anni, con un fisico talmente scheletrico che fatica a stare in piedi e a camminare. La sua pelle secca, gli zigomi sporgenti e le guance incavate tradiscono una lunga storia alle spalle di uscite e ricadute nel vortice dell’anoressia.
“Chissà cosa succederà oggi!”, pensa Marco mentre spinge metro dopo metro il carrello verso il loro tavolo.

Cosa non avrebbe dato per risparmiarsi quella vista pietosa.

Si avvicina e, sfoderando un sorriso forzato, le saluta “Ciao ragazze, come va oggi?”. A malapena viene ricambiato.

Controllando il piatto, Melissa sentenzia: “Ho ordinato pollo con riso! Le patate hanno troppe calorie… io questa roba non la mangio!”. E allontana il piatto da sé.

Elisa, in trepidante attesa del suo pasto, fa una smorfia di disgusto alla sua vista. “Perché a lei le patate e a me le verdure bollite?”

Marco non fa in tempo a rispondere che se ne è già impadronita e se le mangia ingordamente. Non appena finite però, afflitta dal senso di colpa per aver mangiato quel cibo ricco di calorie, accampa una scusa e se ne scappa via di corsa.

“Dovrei seguirla? Vomiterà?”, rimugina tra sé e sé Marco.

Gli occhi di Mara che fino allora era rimasta silente osservatrice sono tristi e maledettamente dolci come non mai. Scruta il suo piatto, il suo contenuto. Inforchetta un pomodoro, fa per avvicinarlo alla bocca ma le cade rovinosamente per terra.

E’ debole. Prende la testa fra le mani e piange. Marco le porge una forchetta pulita, lei alza la testa ma la riabbassa subito dopo.

Marco sente tutta la sua impotenza di fronte a queste vite piene di dolore.

Percepisce anche tutta la sua distanza quando il cinguettio degli uccelli sul balcone gli ricorda che c’è un altro mondo fuori, ignaro, che lo attende come tutti gli altri giorni.

Immagine tratta da google