Teatro partecipato. Domani sarà diverso – di Eleonora Fumagalli

a cura di Cristina Casillo

TEATRO PARTECIPATO

Era il 2018 quando fui invitata a una delle quattro rappresentazioni di teatro partecipato dedicata al libro di Eleonora Fumagalli che porta il titolo Domani sarà diverso.

Oggi il libro non è più acquistabile, per i motivi che comprenderete durante la lettura, ma ne scrivo perchè credo che questo progetto non debba essere dimenticato.

Eleonora era una docente universitaria al DAMS di Bologna, ma non solo, era anche ricercatrice; promuoveva e gestiva eventi e convegni di studio in Italia e all’estero.
Conduceva seminari ed era soprattutto promotrice e direttrice artistica di varie compagnie teatrali, tra cui Teatra. Promuoveva progetti innovativi tra formazione, educazione, pedagogia e teatro come mezzo per affrontare problematiche sociali e civili.
Eleonora è deceduta cinque anni fa ma è ancora vivissima nelle amiche e nelle attrici che hanno portato avanti il suo progetto con determinazione e dedizione. Non ho conosciuto Eleonora Fumagalli personalmente ma il suo libro e le attrici di Teatra crearono una magia tale da renderla immortale.

Teatra con il progetto Artemisia propone un laboratorio di teatro partecipato per un lavoro sulla differenza tra manipolazione creativa che appartiene alla sfera dell’arte e della creatività in contrapposizione con la manipolazione passiva che appartiene alla sfera del quotidiano. Insegna a leggere soprattutto i linguaggi non verbali, a riconoscere le maschere sociali, psicologiche e a trasformare tutto in evento artistico.

Le competenze nascono da anni di esperienza e pratica teatrale nei luoghi del disagio, da cui sono nati importanti risultati.

Teatra è inoltre supportata dalla consulenza di esperti nel settore. Si rivolge ai ragazzi e alle ragazze con il conflitto come occasione creativa, per le scuole in quanto il conflitto nelle scuole o tra i giovani diventa bullismo, Teatre vuole lavorare sulla prevenzione di tutto ciò, là dove le prime relazioni affettive tra uomini e donne si formano.

Agli adulti si rivolge, con lo stesso scopo di prevenire e capire chi sta vivendo una situazione di violenza.
Al Velo – stazione di Via Indipendenza, una mattina di maggio, ricordo le attrici di Teatra, il pubblico attento e i passanti che anche se dovevano correre verso il loro inizio di giornata, incuriositi ,osservavano anche solo per uno sguardo veloce.

Il teatro partecipato ha una raffinata strategia di comunicazione che mira esplicitamente a convocare i cittadini intorno al teatro, per ritrovare uno spazio in cui la comunità si riunisce per riflettere e interrogarsi su tematiche sociali.

Il tema trattato nel libro e interpretato dalle attrici di Teatra era quello della violenza psicologica; Eleonora ne era stata vittima e come tale aveva una grossa difficoltà a liivello comunicativo: trovare le parole per dire i fatti. Era credibile la sua sofferenza ma è molto difficoltoso andare oltre lo stereotipo della lite tra coniugi, della crisi personale e della fatica di essere madre.

Si sentiva in colpa perché tutto ciò accadeva mentre stava crescendo la figlia. Persino un avvocato donna, si era rifiutata di seguirla sostenendo che la violenza psicologica non esiste.
La vittima si trova in grande confusione: oltre a capire ciò che sta accadendo, deve anche farlo capire agli altri. Come si fa senza lividi, senza graffi o occhi neri.

La violenza psicologica non lascia tracce visibili. La vittima spesso viene considerata una pazza, con la quale il marito convive.

Più volte nel libro Domani sarà diverso si legge un intercalare di “ho sorriso a tutti”. Molte frasi terminano con queste parole che sono mirate a sottolineare la maschera che ogni vittima di violenza indossa.

Chiara come si vede dalla foto, indossa questa maschera e nasconde tra le mani delle nacchere che con abilità e insistenza fa suonare per ricordare il tempo che inesorabilmente passa sperando in un domani diverso.
Evocativi e rappresentativi i foulards indossati da Benedetta, a volte adagiati morbidamente sul corpo, altre intrecciati come se fossero cappi al collo. Hanno colori vivaci come quelli dell’arcobaleno.

Sono i colori della speranza, la stessa che illude per un futuro migliore ma che allo stesso tempo, come cappi al collo legano e non danno la possibilità di scappare o cambiare.

Spesso è difficile fuggire anche se si è persone molto strutturate. Per acquiescenza, per la dipendenza da comportamenti socialmente accettati, come ad esempio, la devozione femminile.

La vittima vive in uno stato di dipendenza che come conseguenza ha la perdita di identità.
Molto brava Samantha nel coinvolgere i passanti:

“Cos’è l’amore?” Chiede a un ragazzo. “Se mi tiri una bomba così?” Questa fu la risposta. A quanto pare la parola “amore” incute paura e viene paragonata a un ordigno.

Il teatro partecipato offre grandi spunti di riflessione, perché il pubblico cambia e ognuno viene coinvolto in modo diverso.

Ogni rappresentazione è diversa per l’attrice e per lo spettatore e quando la fusione avviene, la magia di Eleonora e delle sue allieve raggiungeva l’apice della rappresentazione.

TEATRA vuole portare avanti il messaggio di Eleonora Fumagalli:

“Creare progetti e relazioni delle donne de Plaza de Mayo e continuare a essere donne e madri di fronte al lutto, nel loro caso di un figlio, nel nostro della nostra dignità, libertà e salute di donne madri, mogli, amanti e amiche.”

Chiesi alle attrici un ricordo dell’ autrice e ho scelto alcune frasi.

CHIARA, allieva.

“Grazie a questo corso di teatro, ho trovato il coraggio per credere in me stessa e seguire i miei sogni. Ho scoperto quanto sia importante potersi esprimere liberamente senza giudicarsi o giudicare gli altri. Grazie a lei ho capito che non dobbiamo nascondere L’Arte che è dentro di noi, perché ognuno di noi ha qualcosa di stupendo da donare”.

SAMANTHA, attrice, ha condiviso con lei un’amicizia di vent’anni.

“Grazie a lei ho imparato a rispettare le mie e altrui fragilità e a vederle come una risorsa meravigliosa per intraprendere la vita.

Un aneddoto: una quindicina di anni fa stavamo provando in scena, un suo testo poetico intitolato Anacoreta, eravamo tutti non del mestiere e per convincerci che rimanere nel personaggio era fondamentale, spesso ci diceva: “Ragazzi, anche se dovete morire, morite teatralmente”.

Lei è morta brindando ala vita e il sipario si è chiuso in un momento di gioia”.

Sinossi

“Esperta per esperienza” l’autrice è tra le prime donne a dar voce ad un’esperienza di violenza psicologica, un fenomeno purtroppo attuale e quasi del tutto sommerso.

Sul piano della giurisprudenza la violenza psicologica è di difficile refertazione, ma i danni che procura sono devastanti e spesso portano alla morte per suicidio.

Non accade casualmente e vive solo nei rapporti affettivi, si manifesta quando il predatore dotato di strategie e maschere, definiti anche manipolatore affettivo, agisce su una vittima-preda che non è mai una persona fragile.

Anzi, si tratta di donne dalla forte personalità, in carriera, soddisfatte della loro vita, ma che, come tutti del resto, hanno un punto di fragilità nella propria sfera affettiva.

Lì il manipolatore si insidia e come con una leva e uno scalpello, lentamente ma inesorabilmente, smonta la vita e la psiche della preda. Si parla al maschile per quanto riguarda il manipolatore in quanto si tratta soprattutto di uomini, esistono anche casi al femminile.

Tutta femminile è invece la ritrosia delle donne che fanno parte della vita della vittima, la violenza psicologica viene vista come un problema personale, privato, una sfortuna che capita a un’amica, da compatire o da tenere a distanza dalle proprie certezze, magari non tanto tali.