RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME — di Céline Sciamma

Rubrica donne alla Regia

Recensione Silvia Lorusso

RITRATTO FIAMME

 

 Ritratto della giovane in fiamme è un film che ha valso a Céline Sciamma il Premio miglior sceneggiatore al Festival di Cannes 2019, un riconoscimento all’European Film Awards 2019 e al Premio Nastri d’Argento 2020.

 

Già dalle prime inquadrature la potenza del linguaggio cinematografico immerge lo spettatore nella storia, come le tele e gli strumenti di pittura nelle acque di un’isola di Bretagna.

Il compito di Marianne, pittrice e figlia di un famoso pittore, è quello di riuscire a dipingere il ritratto di Heloise, che, come sottolinea la madre interpretata da Valeria Golino ha già sfinito un pittore senza alcun risultato.

.Le due giovani donne trascorrono alcuni giorni a stretto contatto, avvicinandosi sempre di più l’una all’altra, scoprendo attraverso gli sguardi le emozioni, e nella complicità dei silenzi, il fiume delle parole non dette.

Céline Sciamma rivolge il suo sguardo di donna (e questo è un film di occhi e di ciglia, di increspature di pelle, di sussurri e di sospiri) su un amore impossibile che cerca e trova spazio, contro ogni convenzione e imposizione dell’epoca, nella ricerca di una possibile affermazione di se stesse, dei propri desideri, della propria sessualità.

Marianne scruta i gesti e i movimenti della sua modella per imprimerla nella memoria e disegnarla di nascosto, ed Heloise osserva la pittrice di rimando, in un misto di curiosità, desiderio, e complicità, che sfocia in una passione che si accende come il fuoco che incendia il vestito di Héloïse in una notte di festa pagana.

Ritratto della giovane in fiamme fonde magistralmente forma e contenuto, teoria e racconto, cultura di genere e diritto alla passione, è diretto in modo magistrale, con una messa in scena e una resa fotografica degna dei grandi maestri del cinema in costume.

E non solo, il film supera la dimensione estetica rivelando la potenza salvifica dell’arte e della rappresentazione, e pone la riflessione sul filo conduttore dell’opera: il parallelismo tra Orfeo, icona dell’artista e simbolo dell’Arte, creatrice di bellezza, rappresentata nel film da Marianne che cattura nella tela l’essenza della sua amata, ed Euridice, simbolo dell’anima, della spiritualità, che l’artista ammira e ama e dalla quale è riamata, nel film rappresentata da Heloise, protagonista dell’opera d’arte.

Trama

1770.

Marianne (Noémie Merlant) pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise (Adèle Haenel) una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato.

Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare.

Su indicazione della madre, Mariane dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.

 

Regia di Céline Sciamma, con Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luàna Bajrami, Valeria Golino, Cécile Morel.

Titolo originale: Portrait de la jeune fille en feu. Titolo internazionale: Portrait of a Lady On Fire.

Genere Drammatico, – Francia, 2019, durata 120 minuti.