Le donne si raccontano attraverso l’arte – Christine de Pizan
Articolo di Lisa Molaro
La prima donna scrittrice per professione: Christine de Pizan.
Sta arrivando, la vedo camminare nel vialetto che porta qui, in questo nostro salotto. Aspettate, ora ve la presento però, mi raccomando, quando entrerà da questa porta dovremo tutte portarle il rispetto e la reverenza che le sono dovuti! Quindi aspettiamo che sia Lei a concederci il “TU” confidenziale e lasciamole la poltrona più morbida e raffinata, magari quella in broccato rosso rubino con dettagli dorati.
Perché vi chiedo questo?
Perché Lei è la Prima Donna che della scrittura ha fatto una professione!
Nata a Venezia nel 1365, si è poi trasferita in Francia al seguito del padre, Tommaso da Pizzano, il quale, dopo essersi laureato a Bologna all’Università di Medicina, si era trasferito a Venezia e lì si era costruito una buona reputazione anche come astrologo, tanto che sia il Re di Francia Carlo V sia il Re d’Ungheria Luigi il Grande, lo avevano invitato ad operare presso la loro Corte. Tommaso optò per la Francia.
Christine de Pizan è nata, quindi, sotto una buona stella che le farà luce attorno sin da piccolissima, dato che il fausto destino le ha concesso la possibilità di poter accedere all’illustre e prestigiosa Biblioteca Reale del Louvre – fondata da Carlo V – e di poter così accrescere le sue nozioni e affinare le sue competenze.
Come scrivevo prima, sin da bambina si circonda dalla bella grafia, arte amanuense che diviene preziosa gemma da mettere nello scrigno del sapere personale e non solo visto che sarà, poi, Lei stessa responsabile di uno scriptorium con maestri miniatori specializzati in riproduzioni.
Nella sua officina divulgherà
“l’arte del bel scrivere e decorare.”
Ma procediamo per ordine…
Si sposa a 15 anni, nel 1379, con Etienne de Castel, notaio e segretario del re e dalla loro unione nasceranno tre figli.
Compone poesie, la più famosa è Seulete sui (Sono Sola) dedicata al marito dopo la sua morte a causa dell’epidemia del 1390.
Sola quindi, senza marito, senza il padre morto qualche anno prima e senza la protezione di Carlo V morto una decina di anni prima, si ritrova a dover provvedere ai tre figli e all’anziana madre. Sola, donna colta e dai modi raffinati in mezzo a un’arena in cui la cultura palesata sembrava prerogativa esclusiva maschile!
Sola…
Sola si farà…
Ecco che in lei si attua una trasformazione caratteriale che la porta a diventare maschio in corpo di donna, unico modo per poter essere autonoma e indipendente anche sotto la monarchia di Carlo VI.
Si dedicherà, anima e corpo, alla sua officina, darà lavoro a copisti e miniaturisti sia di genere femminile che maschile e diventerà quindi a tutti gli effetti : una Donna imprenditrice!
I suoi scritti avranno successo e ciò le garantirà l’ulteriore protezione del Duca Filippo di Borgogna e di Giovanni, duca di Berry, entrambi fratelli del defunto Carlo V, e della regina Isabella di Baviera.
Si farà paladina dei diritti delle donne e dell’importanza della loro istruzione, porterà nei suoi componimenti le sue vicende personali, le sue esperienze di donna, le sue vittorie e le sue sconfitte:
scriverà “di” e “per” le Donne.
Di tutte le opere che ha scritto, la più conosciuta è sicuramente: il Livre de la Cité des Dames (la Città delle Dame) scritto tra il 1404 e il 1405.
Si dice sia stato composto in risposta ai libri di Giovanni Boccaccio (“De mulieribus claris” – “Sulle donne famose”), di Jean de Meun (Roman de la Rose, in cui le donne venivano descritte solamente come tentatrici, simbolo del peccato carnale) e a chiunque altro alludesse a una condizione non elevata femminile inneggiando alla mancanza di mutamenti in merito.
Sembrerebbe che, infatti, proprio per rispondere a questi misogini dichiarati, sia nato appunto: La città delle Dame, componimento in cui, riferendosi alla Dama, la De Pizan sottolinea il concetto che
la nobiltà non sia data dal sangue ma dallo spirito; della rettitudine morale che si può trovare in donne di cultura tanto quanto in donne indigenti; della dignità fondamentale per camminare a testa alta in un mondo al maschile e che quest’ultima, non necessariamente, debba essere di sangue blu.
Già lottava per i diritti delle donne.
Donna colta, furba, ingegnosa e determinata nella sua battaglia.
Tra tutti i suoi interessi e le sue passioni, la cosa in cui era consapevole di eccellere era quella della copiatura di testi importanti o la composizione di propri scritti, così, si prendeva la libertà di proporre metodi di pace in piena Guerra dei cent’anni, oppure scriveva opere filosofiche, pedagogiche, poesie,
tutto poteva essere un mezzo per sollevare spunti di riflessione e querele da discutere; andava iniziata una battaglia e la corsa in solitaria non avrebbe avuto buon esito; lo sapeva fin troppo bene e per questo sosteneva che le battaglie per i diritti, per essere efficaci e durature, andavano condotte insieme alle altre donne.
Dopo aver scritto un libro sulla sua contemporanea Giovanna D’Arco, all’età di 65 anni, si ritirò in un convento e lì vi rimase fino alla fine dei giorni.
Ecco una miniatura che la ritrae mentre lavora:
In quest’altra immagine, invece, possiamo ammirare Christine de Pizan miniata mentre offre una copia dei suoi lavori illustrati alla regina Isabella di Baviera:
Concludo con la sua poesia più famosa, Seulete sui, quella che compose dopo la morte del marito e in cui imprigionò, tra i versi, tutto il dolore che provava:
«Sono sola, e sola voglio rimanere.
Sono sola, mi ha lasciata il mio dolce amico;
sono sola, senza compagno né maestro,
sono sola, dolente e triste,
sono sola, a languire sofferente,
sono sola, smarrita come nessuna,
sono sola, rimasta senz’ amico.
Sono sola, alla porta o alla finestra,
sono sola, nascosta in un angolo,
sono sola, mi nutro di lacrime,
sono sola, dolente o quieta,
sono sola, non c’è nulla di più triste,
sono sola, chiusa nella mia stanza,
sono sola, rimasta senz’amico
Sono sola, dovunque e ovunque io sia;
sono sola, che io vada o che rimanga,
sono sola, più d’ogni altra creatura della terra
sono sola, abbandonata da tutti,
sono sola, duramente umiliata,
sono sola, sovente tutta in lacrime,
sono sola, senza più amico.
Principi, iniziata è ora la mia pena:
sono sola, minacciata dal dolore,
sono sola, più nera del nero,
sono sola, senza più amico, abbandonata.»
P.s: amo la calligrafia, amo intingere la punta del calamo nell’inchiostro ferro-gallico fatto con il mallo della noce, amo decorare i capolettera (seguendo le proporzioni auree) con la foglia d’oro, non amo “tirare le righe” graduate ma amo guardare l’inchiostro che si manifesta sulla superficie della pergamena o del foglio…
amo le Donne che hanno lottato per la vera parità dei diritti, che hanno spaccato gli argini, scardinato assi, rimosso strati e strati di polvere, tendaggi di velluto pesante, opprimente, soffocante, asfissiante… metafora di una presunta superiorità detenuta dall’apparente potere.