Tutti i nomi del mondo
di
Eraldo Affinati
recensione di
Maria Lucia Ferlisi
Quando ho iniziato a leggere il libro Tutti i nomi del mondo di Eraldo Affinati ho avuto subito una sensazione di repulsione. Il romanzo si presenta scritto prevalentemente in dialetto romano, ho aperto e chiuso il libro nel giro di poche pagine, non potevo farcela, in dialetto romanesco proprio no!
Dopo qualche sera ho partecipato all’incontro con l’autore, un momento in cui si poteva commentare e discutere con lui del suo ultimo romanzo. Contrariamente a molti invitati che hanno preferito starsene a casa, mi sono presentata all’evento, con in serbo la domanda importante da sottoporre alla sua attenzione: Perché ha scritto il romanzo in romanesco? Domanda originalissima, ma non avendo fatto alcun sforzo per leggerlo non ne avevo in serbo altre.
L’autore è arrivato ed ha cominciato a spiegare il suo romanzo: Tutti i nomi del mondo.
Ha iniziato parlando della sua vita, non facile, figlio cresciuto senza un padre di cui non sa nulla. Dopo un adolescenza turbolenta ed un percorso scolastico non brillante ha conseguito la laurea in Lettere ed ha iniziato la sua carriera da insegnante. Con la moglie ha fondato una scuola, per insegnare l’italiano agli immigrati, senza programmi, senza interrogazioni, senza voti e anche “senza soldi”, per essere liberi di costruire la scuola dei sogni: scuola Penny Wirton.
Da sempre insegna in scuole professionali e non cambierebbe per nulla al mondo, poi c’è e quella da lui fondata, frequentata da immigrati e ragazzi problematici. Da questa sua esperienza pedagogica è nata l’idea di narrare le storie di studenti, amici persi o ritrovati che ha incontrato lungo il suo percorso di vita.
Una sorta di ricerca personale per arrivare a cogliere l’essenza di tutti i nomi degli incontri che ha avuto nella sua vita. Ha lasciato qualcosa? Ha ricevuto un ritorno da questi incontri? Quale destino li ha uniti. Ha un bisogno interiore di sapere e lo può fare nel modo che conosce meglio: l’appello.
Le storie di ogni persona si presenta e sono tante quante le lettere dell’alfabeto, ad ognuna corrisponde un nome, un pezzetto di storia, un esempio di vita. I racconti scivolano pagina dopo pagina ed il grumo emotivo dello scrittore si scioglie e accarezza le storie, le legge e le trasmette a noi perché vuole rafforzare il legame forte tra scrittore e lettori, perché ogni sguardo, ogni parola nel suo percorso di vita rimane impresso nella sua memoria, e diventa parte di se stesso nelle pagine che ogni volta riempie per farne una storia.
Il rumore assomiglia a una scarica di mitragliatrice. Giovanni! Lo chiamavamo tutti Jan. Scivolò sulla discesa di Palombara Sabina nelle stesse ore in cui noi eravamo riuniti nei consigli di classe. Lo avevamo promosso senza dargli neppure un debito.
(Nun era servito a gnente.)
Mi disseto alla fontanella di San Vito.
(’No strapiombo.)
Quando alzo gli occhi, chi arriva? Kim, col sorriso indimenticabile del ragazzo destinato al massacro. Camicetta a fiori sotto il gilet di velluto e pantaloni di terital, come la sera del suo compleanno quando lo incontrai prima che andasse in discoteca. Mi vorrebbe consegnare qualcosa. È un foglio protocollo stropicciato: il tema che non riusciva mai a terminare in tempo utile.
(Me viè da piagne.)
Dove siete finiti tutti quanti?
(Famme capì: ’ndo se trovamo?)
Nella lunga spiaggia prima dell’alta marea dove un giorno, riconoscendoci, ci abbracceremo?
(Te sei visto troppi firme.)
Nel magazzino in cui gli scrivani registrano gli arrivi?
(Te sei letto troppi libbri)
La sua lezione magistrale mi ha incantato, non solo me, eravamo tutti senza fiato ad ascoltare le sue emozioni che diventavano le nostre, ed eravamo tutti felici perché il suo “grumo” emotivo si scioglieva nei nostri sguardi.
A casa, il giorno dopo ho divorato il suo romanzo, sono piccole gocce di emozioni, storie dure di vita vera, non edulcorata, la vita dei quartieri difficili, storie di borgata, storie di prostituzione, storie di vita del periodo fascista e della guerra.
C’è anche una storia per la lettera x, dedicata al padre, di cui non sa nulla e pone, ipoteticamente, la stessa domanda anche a lui: che senso ha avuto il nostro incontro? È stato un caso, una fatalità, un destino? E soprattutto a cosa è servito? Ci siamo scambiati il sangue per niente?
Questo appello scolastico è una riflessione personale dell’autore che s’interseca indissolubilmente con quella dei lettori è diventa Corale.
Sinossi
Fare l’appello delle persone che abbiamo incontrato nella nostra vita, capire in quale senso sono state importanti e perché hanno lasciato un marchio indelebile: l’insegnante protagonista di questo romanzo compie un gesto consapevolmente rischioso che tuttavia lui sente necessario, quasi ineludibile. Ad accompagnarlo nell’impresa, con l’ingenua volontà di proteggerlo, per fortuna c’è Ottavio, suo ex alunno ripetente che si esprime soltanto in romanesco.
Rispondono ventisei nomi, quante sono le lettere dell’alfabeto: individui provenienti da ogni parte del mondo, giovani profughi, antichi amici dispersi, nonni paterni e materni, adolescenti pieni di speranza, a volte sventurati. Alcuni, sopravvissuti a guerre e carestie, vivono fra noi; altri, che lasciano intravedere, insieme a un passato lancinante, vicende legate alla storia della Resistenza italiana, parlano da un oltre.
Gli interlocutori, convocati al Colle Oppio di Roma, registrano la loro presenza in una scuola di lingua per immigrati, chiamata Penny Wirton, dove frattanto continua a scorrere tumultuoso il fiume d’umanità dolente che tutti ben riconosciamo. Ognuno racconta l’avventura in cui è impegnato. Ne scaturisce un’originalissima riflessione corale sull’epoca che stiamo attraversando, scrutinata nel filtro di un’esperienza intima e personale.
Eraldo Affinati, con questa sorprendente Spoon River, imbastisce un processo autobiografico e collettivo sui temi che sin dall’inizio hanno contraddistinto, come un filo rosso, la sua opera inconfondibile: libertà, responsabilità, educazione, giustizia, valori etici, religiosi e politici. Ma stavolta, scoprendo le ragioni profonde della propria vocazione pedagogica e letteraria, non può evitare di subire il controfagotto, comico e caustico insieme, del suo allievo preferito: il solo, forse, in grado di consegnargli alla fine la vera risposta che lui desiderava.
Autore: Eraldo Affinati
Titolo: Tutti i nomi del mondo