L’isola che non c’è – di Giulia Rizzato
In questo esordio di 2019, anno in cui cade il 50° anniversario del primo sbarco sulla luna, tutti i giornali e i canali tv parlano di una notizia assai curiosa: la selezione di cinque donne che partiranno per una missione aerospaziale su L’isola che non c’è.
Le prescelte riceveranno una raccomandata dal Ministero dell’Immaginazione americano direttamente a casa.
Vinceranno le solite raccomandate, penso io mentre suona il campanello alla porta.
Mi ritrovo invece tra le mani la fatidica busta, velocemente la apro e leggo il mio nome tra le selezionate, assieme a quello di Federica, Rosanna, Sabina e Sonia.
Rimango sbigottita per qualche minuto, per poi riprendermi ed iniziare a saltare dalla gioia… sì, ce l’ho fatta!!!, ripeto urlando come una pazza.
In incognito, partiamo verso la nostra meta con uno shuttle, la cui superficie esterna è ricoperta di aforismi e citazioni, tra cui sovrasta la frase a caratteri cubitali “Verso l’infinito e oltre!”.
I primi giorni di viaggio trascorrono tranquilli e ciascuna di noi scopre vizi e virtù dell’altra.
Ci sono io, precisa e organizzatrice, poi c’è Sonia, la più giovane del gruppo, che con la sua vena romantica ci fa sognare mentre descrive la sua immagine de L’isola che non c’è.
Sabina è la mamma chioccia del gruppo, il cui sguardo talvolta s’incupisce al pensiero di aver lasciato i figli per inseguire un suo sogno.
Rosanna è forse la più enigmatica di tutte…razionale e, seppur sia una grande viaggiatrice, non si sbottona facilmente.
Tutto il contrario è Alice che è, invece, come un vulcano in costante eruzione ed immortala ogni istante delle nostre giornate con almeno una foto da pubblicare sui social.
Dal finestrino inizia ad intravvedersi qualcosa, della terra, delle lande sconosciute… forse proprio la
nostra isola che non c’è.
Siamo tutte lì come delle bambine, con gli occhi sbarrati e il naso attaccato al finestrino per non perderci neanche un secondo di ciò a cui stiamo assistendo. Tutte o quasi, manca, infatti, Sabina.
L’avete vista?, domando io, è strano che non sia qui con noi!, incalzo cominciando a cercarla. Il grido
di Sonia fa presto intuire che Sabina è stata ritrovata: il suo corpo giace però riverso per terra.
Oh mio Dio è morta!, comincia a ripetere Alice all’infinito, finché Rosanna non la zittisce bruscamente dicendole:smettila Federica, abbiamo capito.
Non c’è più battito cardiaco. Il suo corpo è immobile, rigido, ma ancora tiepido… è morta quindi da poco tempo. Il suo volto mostra ancora i segni di una lunga agonia.
Accanto a lei infatti rinveniamo una scatola di pastiglie vuota. Ma le ingoiate tutte?!?, pensa ognuna di noi intimamente, lanciandoci sguardi atterriti ed increduli.
Arriva il comandante di bordo, il Signor Triller, che non può far altro che constatarne il decesso. Comincia a fare delle domande: da quanto tempo si è assentata? vi è sembrata strana in questi giorni? vi ha mai detto qualcosa di anomalo?.
Tutti quesiti che appaiono senza risposta in quegli interminabili minuti di angoscia.
Mentre la salma di Sabina viene alzata si scorge scendere una lettera intestata ai suoi figli che teneva evidentemente stretta a sé. Il comandante la raccoglie, la apre e inizia a leggerla:
Cari amori miei,
lo so che non potrete dare un senso al mio gesto, neanche forse quando sarete adulti, e che probabilmente non mi perdonerete mai per questo.
La realtà è che mi sento intrappolata in una vita non mia, che non vivo appieno e che non voglio più vivere.
Voi però non c’entrate nulla con tutto ciò, anzi siete la parte migliore di essa e coloro che mi hanno fatto andare avanti finora. Meritate il meglio e sono sicura che l’avrete.
Quando ho saputo della possibilità di vincere un viaggio verso L’isola che non c’è tutto è stato improvvisamente chiaro, come in un’illuminazione.
Era arrivato il luogo e il momento giusto per liberarmi da queste catene e di volare via, libera.
Ma voi non preoccupatevi perché vostra madre sarà sempre lì con voi… quando ne avrete bisogno, io ci sarò.
Ho solo richiesta da farvi: vivete la vostra vita non commettendo il mio stesso errore di cercare l’isola che non c’è al di fuori di voi… non affannatevi, perché non è lì che la troverete.
Essa sarà dove è sempre stata… dentro di voi!
Vi voglio un mondo di bene, la vostra mamma
ps. perdonatemi, se potete.
La navicella spaziale ha nel frattempo proseguito il suo viaggio, avvicinandosi sempre di più alla sua meta, in apparenza sempre lì a portata di mano, in realtà ancora distante.