“Vivere nel Medioevo.

Donne, Uomini e

soprattutto bambini”

di Chiara Frugoni

recensione di Emma Fenu

Medioevo

Vivere nel Medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini è un saggio di Chiara Frugoni, insegnante di Storia medievale presso gli Atenei di Pisa, Roma e Parigi, edito da Il Mulino nel 2017.

Chiara Frugoni non delude: il suo ultimo saggio conduce il lettore, sia esso un appassionato, uno studente, un esperto o un neofita, in un viaggio attraverso lo spazio e il tempo fino al cuore della storia.

Epoca controversa e misteriosa, apparentemente buia e lontana, in realtà serra dei germogli che vedranno i lumi della scienza e della cultura, il Medioevo esercita grande interesse.

Grazie a varie fonti documentarie, che vanno dalle omelie alle ricette e dagli atti notarili alle guide per i viaggiatori, e a un materiale figurativo molto vasto, che va dalle miniature alle statue e dai dipinti agli arazzi, l’autrice ricostruisce la quotidianità di quanti, fatti allora di carne e sangue, furono figli del nostro passato.

Il testo è puntuale e ricco di citazioni, reso ancor più prezioso da un notevole apparato di note e di figure, eppure si presenta fluido e avvincente;  il piacere dell’erudizione è, così, accompagnato da intensa curiosità e vivo interesse.

Cominciamo il viaggio, dunque.

Tutto prende avvio dalla camera da letto, dove si viene concepiti come, fin dalla miniatura il cui dettaglio campeggia nell’immagine di copertina, si evince dall’incipit del saggio.

Non solo luogo deputato al sonno e all’eros, il letto, poiché protegge dal freddo, temutissimo all’epoca, era destinato anche allo studio, all’esercizio del potere politico e alla conversazione.

Non è tutto soffice come la bambagia: fra le coltri proliferavano le pulci e, durante il riposo notturno, si poteva essere vittima del diavolo incubo che, come suggerisce l’etimologia, giaceva, minaccioso o seduttivo, sopra il dormiente.

Ai neonati era destinata la culla nella quale essi erano posti avvolti in strette fasce spesso tinte di rosso, in virtù del potere apotropaico che a tale colore veniva attribuito.

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E certo di protezione divina i bambini avevano bisogno, poiché erano affidati a balie povere e denutrite; svezzati in maniera brusca; soffocati accidentalmente (o meno) dall’adulto con cui giacevano; se malati ritenuti diavoli e perciò non curati; lasciati incustoditi ed esposti ai pericoli della strada, pedofili inclusi.

Sopravvivere all’infanzia era un traguardo per pochi, particolarmente forti.

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Le bambine venivano educate ad essere buone mogli e madri, esercitando le virtù della modestia e dell’obbedienza.

Se monache, tuttavia, potevano godere di una condizione privilegiata rispetto alle altre poiché disponevano di quella che Virginia Woolf definì “una stanza tutta per sé“, ossia un luogo fisico e metaforico nel quale poter esercitare liberamente il proprio intelletto.

Grazie all’immaginazione, nutrita e stimolata dalla meditazione su passi biblici o testi agiografici, le monache potevano viaggiare con la mente e esplorare ciò che alle laiche, eredi di Penelope, era precluso.

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Vi erano, poi, novelli Ulisse che, invece, si muovevano per mare, per terra, in città e in campagna, mossi dal desiderio di commerciare o dalla fede invacillabile del pellegrino, sfidando intemperie e attacchi di  briganti e assassini in vie dissestate, sporche e buie.

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E qui il viaggio, ciclicamente, sembra concludersi.

Dal percorso di uno spermatozoo che feconda l’ovulo fino a terre lontane, rischiando la vita dal primo vagito fino all’ultimo passo.

Ma un viaggio non si conclude mai davvero.

Oltre l’orizzonte ci sono nuove avventure che la storia elargì allora e continua ad elargire oggi.

 

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Sinossi

Come vivevano gli uomini, le donne e soprattutto i bambini nel medioevo?

Cominciamo dalla stanza da letto, vivacemente utilizzata anche di giorno, per pranzare, studiare, ricevere visite e, se si fosse stati re, per applicare la giustizia. Come era ammobiliata?

E come ci si difendeva dall’assillo per eccellenza, il freddo?

Perché i neonati venivano fasciati come piccole mummie e il rosso era così presente nel loro abbigliamento?

Crescere era difficile per un bambino: mancanza di igiene, cibo inadatto, balie incuranti.

E il demonio, sempre in agguato, che faceva ammalare, rapiva e uccideva.

Imparare a leggere e scrivere, un divertimento nell’ambiente domestico, un incubo quando entrava in scena il maestro, sempre severissimo.

Molti i giochi all’aperto, assai pochi i giocattoli veri e propri.

Giocavano i bambini, meno le bambine.

Se mandate in monastero non necessariamente avevano un destino infelice. Hanno copiato codici, scritto testi, miniato smaglianti capolavori.

Se ci si allontanava dalla casa o dalla cella per un viaggio, che cosa poteva capitare?

Quali avventure nelle strade brulicanti di pellegrini, penitenti, malfattori?

A tutte queste domande e ad altre ancora risponde l’autrice, in un racconto reso vivace anche da un ricco apparato iconografico.

Titolo: Vivere nel Medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini
Autore: Chiara Frugoni
Edizione: Il Mulino, 2017