“Tracce di mare” – di Amedeo Di Sora
Recensione di Mirella Morelli
Sarebbe facile parlare delle Tracce di mare presenti nella silloge di Amedeo Di Sora, così come il titolo stesso suggerirebbe.
E difatti le liriche che la compongono sono tutte corredate, alla fine, di una data di composizione e soprattutto di un luogo della stessa: Pesaro, Amalfi, Procida, Genova, Sirmione, Rodi Garganico, Maratea.
Città che sul mare sorgono e fioriscono, rappresentando – come la stessa prefazione di Giuseppe Panella avverte – alcune tappe del percorso della vita, che tutta si concentra sul bisogno di vivere anche quando le illusioni svaniscono e le speranze scemano.
E poi ci sono quei luoghi di terra, o meglio dell’entroterra: Frosinone, Torino, San Leo, Gradara, Padova, Ravenna-Forlì, Acquafredda, Bevagna, Ferentino… Luoghi di vita vissuta, tappe dell’esistenza che l’autore annota con precisione, come a sancire il ricordo, l’attimo, quel “ero lì allora, e quella era la mia vita che scorreva proprio lì”.
Il senso di attraversamento nel luogo, eppure di simbiosi territoriale nel transito, che si fanno forti e spiegano umori e amori.
Il luogo, che serve a scandire i tanti passaggi della nostra vita.
Ben presto però la mia attenzione si lascia affascinare da altro e, precisamente, da quel sentore femminile sullo sfondo dei luoghi – sullo sfondo, ma mica tanto…
Il mare è una Donna, mi conferma di nuovo la stessa prefazione, il mare è il simbolo della femminilità e del suo liquido, stupefacente potere.
E all’orizzonte vedo innalzarsi quell’ombra sottile che pian piano si fa dirompente: la voluttà.
Su questa mi concentro, traendone deliziose conferme.
Perché la sensualità in alcune poesie di Amedeo Di Sora è inconfutabile:
“È bello perdersi nel periplo
delle stanze
di musei che riflettono
specchi e fantasmi
e poi in albergo con la mente
torpida e i sensi accesi
andare alla deriva.”
Il poeta ci spiazza con una poetica breve, intimista e assolutamente decisa a esprimere sensazioni di vita individuali ma non per questo meno universali.
La sensualità. La sensualità o, come detto prima, la voluttà.
Così come nella poesia appena citata, anche ne “L’occhio si apre… “ si inizia spaziando con lo sguardo sul paesaggio da una rocca, la splendida Rocca di San Leo.
Lì, la ruota del Conte “geme di agonia”, e intanto “alto lo sguardo/ al pertugio lontano/ per lenire l’angoscia /tra le navate della Cattedrale”.
Quello sguardo alto prelude semplicemente a una conclusione voluttuosa in albergo, la sola che possa lenire e consolare la sofferenza del giorno trascorso a osservare la vita e il mondo tutto intorno:
“E nell’albergo ancora ritrovare
la gioia della vita
nell’alchemico fuoco
dei tuoi baci ardenti.”
Pare, nella poetica di Amedeo Di Sora, che ogni sofferenza vissuta nella luce diurna possa essere compensata da una sera densa di amore carnale, dalla sensualità, dalla voluttà:
” … mentre la morte
si fa tramonto
e l’anima si perde nei meandri
delle tue grandi labbra”
O ancora, i tanti aggettivi spesi per descrivere il fascino di tanta voluttà:
“Nel mare del mattino
in una stanza dipinta
abbandonarsi
ai richiami seducenti dei tuoi fianchi
di seta”
e quegli altri:
“Un canto
erotica sirena
l’invito del tuo corpo”
Amedeo Di Sora è docente di italiano e latino nei licei, è anche regista, attore e vocalista, direttore artistico della Compagnia Teatro dell’Appeso da lui fondata nel 1980, ma è soprattutto poeta, narratore e saggista, nonché autore di numerose pubblicazioni.
Attualmente con questa silloge è nella triade finalista per il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia Città di Fabriano.
Vedremo come andrà a finire. Nel frattempo, godiamoci questa sua accattivante raccolta.
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Autore: Amedeo Di Sora
Titolo: Tracce di mare
Editore: Alter ensemble poesia, 2015
Sinossi:
Erano ormai parecchi anni che Amedeo Di Sora non si concedeva alla poesia (né concedeva ai suoi lettori l’abituale lettura dei suoi versi). Tracce di mare è, quindi, un ritorno e direi un ritorno di rilievo. Insieme alle scritture liriche che hanno da sempre contraddistinto la sua produzione, in questo nuovo libro, compaiono alcune prose poetiche con andamento narrativo a sancire un connubio che è sempre stato frequente nella sua ottica autoriale. Certamente, il mare come eco e come tentazione è simbolo spesso frequentato anche nella lirica precedente del poeta frusinate ma mai con l’acutezza e la forza espressiva con cui compare in questi versi in cui l’onda stessa del ritmo sembra alludere e incoraggiare il succedersi delle onde e il passaggio delle correnti oceaniche e il susseguirsi delle maree.