La sala da ballo – di Anna Hope

recensione di Emma Fenu

sala ballo

 

 

La sala da ballo è un romanzo di Anna Hope edito da Tea nel 2019, dal catalogo de Il Ponte delle Grazie. 

 

Di cosa parla La sala da ballo?

Ci sono tre modi per uscire da un manicomio, nell’Inghilterra dei primi del Novecento: fuggire, morire, guarire. O meglio, convincere i medici che sei guarito.

E se è difficile uscire, non lo è entrare.

Se ti ribelli a una vita di sfruttamento in filanda, sei una isterica.

Se ti ribelli a un matrimonio combinato con un uomo perverso, sei autolesionista.

Se subisci gli effetti di un trauma, sei pazzo.

E, se sei donna ,le possibilità di essere internata per aver infranto le regole che ti vogliono brava, aumentano.

Puoi restarci una vita, con le braccia dietro la schiena, ingozzata con un tubo se ti rifiuti di mangiare, privata di libri perchè alienanti rispetto alla tua natura, votata in primis alla procreazione.

E se sei diverso dai canoni della normalità, è bene che siano limitati i danni che hai già provocato con la sterilizzazione: è un’ipotesi che davvero Churchill vagliò.

In questo luogo di prigionia echeggiano le note di un’orchestra, posta su una pedana fra le vetrate della sala dove, una volta a settimana, gli ospiti del manicomio sono invitati a danzare a scopo terapeutico.

L’ascolto delle opere classiche e l’abbandono al movimento ritmico, infatti, sono ritenuti un metodo sperimentale per reinserire alcuni alienati, quelli che non si sono guadagnati l’etichetta di inguaribili, nel sistema sociale, depurandone gli eccessi estremi.

Così si intrecciano le vite di Elle, povera operaia, di Clem, erudita borghese, di Charles, tormentato medico, e di John, irlandese dotato di carisma. Tutti balleranno sull’orlo dello stesso abisso, fino a quando si scoprirà che la musica è uno strumento di rivoluzione.

Perchè leggere La sala da ballo?

Ispirato alla realtà, La sala da ballo è un romanzo di denuncia sociale, di disperazione e d’amore, ma soprattutto un documento storico che evidenzia il confine sottile fra il medico, spesso ossessionato e sadico, e il paziente, spesso vittima di abusi. Un confine in cui si proiettano gli spettri di un’epoca di stereotipi.

 

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Sinossi

Inghilterra, 1911.

In un manicomio al limitare della brughiera dello Yorkshire, dove uomini e donne vivono separati gli uni dagli altri da alte mura e finestre sbarrate, c’è una sala da ballo grandiosa ed elegante, con tanto di palcoscenico e orchestra. In questo luogo sognante e raffinato, i pazienti si ritrovano una volta alla settimana per danzare: qui hanno la possibilità di sentirsi liberi, di mostrare i sentimenti, di muovere i loro corpi in libertà.

I desideri lungamente messi a tacere tornano ad agitare con prepotenza i cuori dei protagonisti.

Proprio nella sala da ballo Ella Fay, una giovane operaia ricoverata contro la sua volontà per una crisi isterica, conosce John Mulligan, un uomo dalla sensibilità fuori del comune, che soffre di depressione in seguito a un trauma.

Complice del loro incontro è Clem, una paziente affetta da manie suicide, che aiuta Ella a leggere i messaggi di John.

A occuparsi di loro c’è il dottor Fuller, un medico ossessionato dall’eugenetica e fermamente convinto che la musica e la danza possano aiutare nella cura delle malattie psichiatriche.

Quattro personaggi che intrecciano le loro storie in un affresco originale e carico di significati profondi: i loro dolori e le loro frustrazioni sono anche i nostri, come pure la danza liberatoria, il coraggio di gridare, la voglia di cambiare.
Titolo: La sala da ballo
Autore: Anna Hope
Edizione: Tea, 2019