“I tuoi occhi” di Ilaria Negrini

Recensione di Ilaria Biondi

I tuoi occhiI tuoi occhi, che mi scintillano l’anima

Felice vorrebbe essere il tempo giovane.

Ma gli anni fragili che corrono incontro all’andirivieni chiassoso della vita grande inciampano, indifesi, nelle trappole d’amore.

Si smarriscono nelle ombre in fuga di illusioni in attesa.

Navigano, e forse un poco annegano, in un mare di occhi e di sorrisi, inseguiti e invocati.

Traboccano di urla silenti e di un vuoto che chiama l’anima alla fuga.

Lunghe sono le sere e le notti.

Lenti i pomeriggi affidati allo scorrere stentato delle ore.

Si scolorano i sogni covati in solitudine.

L’ansia del cuore si consuma nei sussulti di un corpo corroso dal tarlo bramoso di una fame esigente.

Prepotente. Tagliente. Senza scampo.

Affida, lo sguardo, le sue tenere, aspre ferite alle onde di luce e polvere della musica.

Soffio d’ali che trabocca d’infinito.

E giungerà l’estate, un giorno.

Col suo canto leggero e il suo profumo di vento…

“Voglio andarmene. E invece resto qui. E fra poco si va a cena e poi si va a letto e domani incomincia una nuova settimana uguale alle altre. Tutto come sempre. Tutto con il solito ritmo lento, squallido, odioso. Fino all’estate.”

I tuoi occhi, che mi bruciano di vita

La fiamma del tempo e dell’impossibile passione gonfia e vibra nelle vene.

Il caldo sangue si accartoccia nel vortice sognato e disperato di un incontro, che si tramuta presto in distanza disabitata.

Franano, e sfumano, le carezze.

Dietro al vetro, opaco di invisibile pianto, di un treno in corsa.

Sotto il cielo provvisorio di un amore senza domani.

“E all’improvviso ti vedo. Vedo il tuo sorriso laggiù in mezzo al grigiore dei mille corpi che si muovono intorno a noi.”

I tuoi occhi, che depongono nelle mie stanze chiuse il seme del dubbio. E il petalo di una nuova luce

Assecondare, muta, le attese colme degli altri.

Trattenere il respiro dei propri dolori scricchiolanti per non disturbare il loro sonno.

E le loro cocciute, sorde speranze.

Ma sgorga dal fondo un grumo aspro.

Notti senza sonno, imbrogliate e soffocate da un fardello inconfessabile.

Si affida, coraggioso, il cuore palpitante, all’andare acerbo e randagio di una strada non battuta.

Al fermento sconosciuto della vita che, segretamente, intona il proprio canto.

“Sono arrivata, salgo le scale cercando le chiavi nella borsa. Sono tutti lì che mi aspettano. Devo solo trovare il momento giusto e incominciare.”

I tuoi occhi, figlio

È terra dolente d’abbandoni, la vita.

Respiro di nulla. Silenzio di vuoto.

Sospesa incertezza sul crepuscolo di un domani inconosciuto.

Ma scivola, nella solitudine oscura del cuore e del corpo, il giorno segreto di un ventre che si colma di luce.

Si accende, contro il tempo e la morte, una piccola grande storia di carne, sangue, cuore.

Lieve, forte battito, è fremito d’immenso.

Stelo sacro che risuona, estatico, nel grembo fiorito e puro d’amore.

“Sei qui solo da pochi mesi, ma già ti sento. Non sono sola. Ci sei tu con me. Ormai non sarò mai più sola! Tu non c’eri, non eri… Eri nulla. E ora ci sei, esisti. Ti ho fatto uscire dal tuo nulla.”

I tuoi occhi, padre

L’ultimo orizzonte di cielo si chiude. Per sempre.

Il sentiero si fa greve, e gelido.

Sarà terra agra ad accogliere il tuo abbraccio e le tue carezze.

Nuove lune su di me, senza te.

Nell’angolo del mio cuore, in fondo al cassetto delle memorie, custodirò la scintilla turgida del tuo sguardo.

Che non riconosco, ora. In quel bianco buio senza fondo…

“Un urlo senza fine è entrato dentro di me ed è rimasto intrappolato qui dentro, non può uscire. Sto aspettando che esploda liberandomi da tutto il dolore, l’angoscia, la rabbia… Posso solo aspettare. Prima o poi urlerò.”

I tuoi occhi, che danzano sulla mia anima. Mai e per sempre

Il cuore attende. E scruta il mistero degli spazi e degli anni.

Si abbevera al sogno, non sognato.

Alla forse felicità, non vissuta.

Rimane ad un passo dall’incanto impossibile.

Accoglie, muto, lo schianto dolente della distanza.

Si arresta, con malinconia pallida, sul ciglio sottile della provvida necessità.

“Ci resta soltanto la lontananza. L’assenza.”

I tuoi occhi, che guardano altrove…

“Non so cosa fare. Davanti a me c’è un vuoto assoluto.”

Breve, brevissimo è il testo I tuoi occhi di Ilaria Negrini.

Una brevità inversamente proporzionale all’ondata di emozione e di vibrazione che le pagine trasmettono.

Un ritratto interiore che traccia, con sguardo limpido, voce sapientemente lirica e sussurro gravido di malinconia, le schegge di un’anima.

Le memorie di un cuore.

Il viaggio travagliato di un corpo.

Le epoche e le geografie di un pensiero.

Fra nostalgia, silenzi, frammenti di ferite, eclissi di ombre, grafie di attese e allontanamenti,  stupori di incontri, crolli di certezze, gocce di carezze dipinge Ilaria Negrini dipinge il labirinto intimo di Anna.

E lo fa con pudore, con sincero e delicato vigore poetico.

La segue, la accompagna, la guarda, la sente e ce la restituisce, nel suo tormentato sentiero di crescita, dagli anni appannati dell’adolescenza ai tremori, ora oscuri, ora abbaglianti, dell’età adulta.

La storia nuda e scalza di un io che cerca, e si cerca, che con scatto coraggioso accoglie le sofferenze e cerca di perdonare le proprie fragilità.

Un io che attraversa il reale, ne sugge l’essenza e che, al contempo, con desiderio inesausto e insaziato, insegue ed esplora l’ineffabile.

Conscia di appartenere a quell’Oltre al quale ella viene restituita, per lampi assoluti, dalla grazia della Poesia e della Musica.

Titolo: I tuoi occhi
Autore: Ilaria Negrini
Genere: racconti
Editore: Youcanprint Selfpublishing
Anno edizione: 2015
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Sinossi

Attraverso racconti che potrebbero essere letti indipendentemente uno dall’altro, si snoda la vita di Anna. Sogni, attese, ricordi, senza mai senso di delusione anche quando le cose finiscono. Gli occhi fanno vedere oltre.