“CONTRO CORRENTE – Storia di una ragazza che vale 100 figli maschi” di Taghreed Najjar

Recensione di Elvira Rossi

“CONTRO CORRENTE – Storia di una ragazza che vale 100 figli maschi” di Taghreed Najjar

Un titolo accattivante che, mentre preannuncia una storia fuori dal comune, tradisce il diffuso convincimento che una donna per essere meritevole di stima debba moltiplicare le proprie virtù.

L’autrice Taghreed Najjar di origine giordana s’ispira alla storia vera di una giovanissima palestinese che decide di continuare l’attività del padre pescatore, reso invalido da un incidente.

La parola controcorrente esprime la singolarità di una scelta che diventa una vera ribellione alle convenzioni sociali.

Il libro ha contributo a diffondere la conoscenza di un personaggio reale, già reso noto dai mezzi di comunicazione.

Madllen Kulab, che a sedici anni alterna la sua attività di studentessa a quella di pescatrice, nel romanzo assume il nome di Yusra.

La narrazione, soprattutto per quanto riguarda la protagonista, resta aderente alla realtà e ne preserva il fascino.

L’autrice, avvezza a scrivere racconti e romanzi per ragazzi di tutte le età, ricorre a uno stile di scrittura limpida e scorrevole, rendendo piacevole una vicenda attuale che si snoda in un contesto difficile, qual è quello di Gaza.

“A Gaza, infatti, la gente si metteva timorosamente in allerta in largo anticipo. Le esperienze passate avevano insegnato loro che, in qualsiasi momento, il rumore assordante di un aereo da guerra poteva scuotere la quiete del giorno e dare inizio a un nuovo attacco. A Gaza, dove non si è mai al sicuro, il senso di ansia e d’attesa erano normali.”

Il dramma della guerra e dell’occupazione interviene nella vita dei personaggi, la turba, la condiziona, la uccide senza annullare la speranza di chi con determinazione continua a lottare per sé e per le generazioni future.

Yusra, pur andando controcorrente, non si lascia isolare, non teorizza, attraverso azioni concrete contribuisce allo sradicamento di pregiudizi e partecipa a una resistenza collettiva per respingere la colonizzazione, amica di tutte le forme di discriminazione.

La lotta che la giovane affronta per vincere il disagio della famiglia va oltre la dimensione privata e diventa affermazione di una emancipazione sociale ad ampio raggio.

Yusra non si arrende alle avversità e reagisce con coraggio senza lasciarsi trascinare dalla corrente.

  • Al giudizio altrui oppone le proprie convinzioni
  • Alla miseria antepone la dignità del lavoro.
  • Alla inerzia predilige l’impegno.
  • Alle consuetudini reagisce con la creatività.
  • Alle imposizioni risponde con la disobbedienza.
  • Alla dipendenza replica con l’autonomia

Yusra non si sente né una vittima né una eroina, agisce con naturalezza senza assumere atteggiamenti di sfida. La sua rivolta pacata e silenziosa riuscirà a scalfire stereotipi e pregiudizi di una cultura maschilista, tanto da mutare in solidarietà la diffidenza di chi aveva disapprovato le sue scelte.

La giovane palestinese regalandoci un esempio di forza morale e intraprendenza conferma quanto importante sia il ruolo svolto dalle donne in ogni processo di emancipazione e in modo particolare là dove la religione viene strumentalizzata per giustificare una disparità di genere.

Unica pescatrice a Gaza si immerge nelle acque con l’abito e il velo, non mette in discussione la religione di appartenenza, anzi ne rispetta i dettati fondamentali, pur tuttavia non rinunzia a un progetto di liberazione personale e politica.

L’abito che indossa non rappresenta né la sottomissione all’uomo né limita la sua libertà di pensiero.

La sua identità radicata nella fede islamica non le impedisce di istruirsi, rinnovarsi, respingere una spartizione illogica di ruoli tra il femminile e il maschile, approdare a delle scelte che le consentono un confronto aperto e libero con le donne di ogni Paese.

Yusra attraverso la destabilizzazione di schemi radicati nella coscienza collettiva opera una piccola rivoluzione all’interno della propria comunità.
Non esistono zone d’ombra immutabili e Yusra mostra quanto sia efficace il coraggio della ribellione, una ribellione discreta che traduce le idee in azioni.

La giovane  non si lascia influenzare dal comune sentire e a farla soffrire non sono le maldicenze, che talvolta provengono proprio dalle donne, a indignarla è l’oppressione di una colonizzazione, che limita e mette a rischio anche la sua modesta attività di pescatrice.

 “Secondo le decisioni prese durante gli accordi di Oslo, i pescatori di Gaza potevano spingersi fino a venticinque miglia dalla spiaggia, poi la distanza si era ridotta a dodici, a cinque e adesso ad appena tre.

A dare dinamismo alla narrazione è un mondo popolato di gente semplice che vive in uno stato costante di insicurezza e patisce gli stenti imposti a una Terra assediata.

L’incontro di due diverse generazioni segna una zona di conflitto, mai aspro,  che va a ricomporsi intorno all’esigenza di lottare per la libertà del proprio Paese. Il sogno di svincolarsi dall’oppressione straniera sancisce la loro unità.

I giovani, che dai vecchi hanno ereditato l’orgoglio di una identità mai smarrita e l’arte della resistenza, guardando al futuro non restano inoperosi.

E così è anche per Yusra che ama vivere, progettare, credere che sia possibile, pur tra i lutti e privazioni, lavorare per sollevare la famiglia e studiare per essere al servizio degli altri e del proprio Popolo.

Lo stile narrativo riesce ad essere misurato e rassicurante come se si trattasse di una favola, ma che favola non è. È una realtà triste che per quanto non venga enfatizzata ci lascia intravedere il dramma del Popolo palestinese.
“CONTRO CORRENTE – Storia di una ragazza che vale 100 figli maschi” di Taghreed Najjar è una storia che possiede la bellezza cruda del vero e l’incanto del sogno.

 

Titolo: CONTRO CORRENTE – Storia di una ragazza “che vale 100 figli maschi”
Autore: Taghreed Najjar
Casa editrice: Giunti

Sinossi

Yusra ha 15 anni, è palestinese, vive a Gaza, al limitare del campo profughi Al Shati, e dal padre pescatore, ora costretto su una sedia a rotelle, ha ereditato l’amore per il mare e per la pesca. Il fratello maggiore Saleh è morto un anno prima durante un bombardamento israeliano. Stanca di elemosinare il cibo dai vicini, che cominciano a guardarla dall’alto in basso, Yusra decide di rimettere in sesto la barca paterna e andare a pescare per aiutare la famiglia. Per una ragazza palestinese è un progetto assai ambizioso, perché agli occhi dei conservatori quello del pescatore è per definizione un mestiere maschile. Ha così inizio l’avventura di Yusra, prima pescatrice di Gaza, che suscita l’ammirazione di molti ma anche la disapprovazione di molti suoi conterranei. Età di lettura: da 12 anni.

 

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