“Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi
Recensione di Elvira Rossi
“Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi è un romanzo che ci trasporta in un’epoca che vorrebbe apparire distante, e che poi tanto lontana non è, se si considera che oggi esistono ancora tracce di una cultura che tende a isolare e mortificare la donna.
Il libro accompagna il lettore in Sicilia, regione che vanta una tradizione letteraria nobile, non dimenticata neppure dai narratori di recente generazione.
E l’eco di certe suggestioni letterarie suscitate da questa Terra così fervida e generosa ritorna in chiave moderna nel romanzo “Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi che conserva un forte legame con le sue radici, rese più vitali e nostalgiche da una vita di “espatriata”.
L’amore di Maria Lucia Ferlisi per la sua Terra si esprime nelle descrizioni paesaggistiche e nell’analisi dei personaggi, vittime e complici di rozzi pregiudizi.
Solo chi ha vissuto intensamente nei luoghi dove è vivo il retaggio di un passato difficile, appreso magari dalla trasmissione di un cultura orale, può avvicinarsi con perizia a un mondo complesso e per alcuni versi incomprensibile, cogliendone dettagli, atmosfere e stili di vita.
L’autrice con coraggio non edulcora o giustifica comportamenti che parlano di arretratezza.
Nelle sue parole si coglie una accettazione piena e disincantata anche delle zone oscure di un passato non sempre onorevole.
Maria Lucia Ferlisi, figlia di Sicilia, ama la madre con le sue ombre e le sue luci.
Nelle pagine del romanzo la visione realistica della Storia convive con il senso critico.
Infatti l’autrice nella rappresentazione dei personaggi non nasconde la propria disapprovazione che sentiamo diventare indignazione di fronte ad azioni brutali che trovano una legittimazione nel radicamento di alcuni pregiudizi.
Ma alla denuncia di un passato prevalentemente ingiusto e violento si associa la fiera consapevolezza che anche la Sicilia è cambiata grazie proprio alle lotte delle donne che, come Angela la protagonista del romanzo, si sono ribellate ai soprusi.
Il romanzo “Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi, portando alla scoperto la condizione durissima vissuta dalle donne nella seconda metà dell’Ottocento, mentre rende più apprezzabili i progressi raggiunti, incoraggia ad avanzare sulla strada di un cambiamento totale, idoneo ad abbattere tutte le forme di sudditanza.
La storia narrata si fa simbolo di un’epoca dominata da una cultura androcentrica, che è stata sconfitta ma non del tutto vinta dal femminismo storico e dalle battaglie delle donne, che spesso si trovano a pagare un prezzo molto alto per l’affermazione dei propri diritti.
Nei personaggi del romanzo prevale l’influenza di potenti archetipi che sono stati assimilati tanto profondamente da apparire naturali e sono condivisi tristemente anche dalle donne, che sono rassegnate fin dalla nascita a un destino di rinunce e sofferenze.
“Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi coglie i disvalori di un’epoca, prima che una evoluzione del pensiero iniziasse a mettere in discussione convinzioni saldamente radicate nell’inconscio collettivo.
Il contesto sociale delineato dal romanzo si mostra rigido e non suscettibile di rinnovamento e chi osa opporsi al senso comune è destinato alla condanna e alla emarginazione.
Nel romanzo si profila il conflitto tra i tanti che restano abbarbicati alla conservazione di una società ingiusta e i pochi che sono disposti a non seguire percorsi già definiti.
“Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi attraverso il dialogo con la storia passata ci propone una riflessione sul valore della ribellione, che assurge al ruolo di protagonista rubando la scena a tutti i personaggi.
L’anima moderna del romanzo si coglie proprio nella centralità di una idea: non può esserci progresso senza ribellione.
Una rivoluzione culturale che desideri affermare la logica del diritto, sia nella dimensione privata che in quella pubblica, esige la ribellione.
Chi asseconda ottuse consuetudini resta prigioniero di un mondo che non si apre alla speranza e alla ricerca della felicità.
Nel romanzo “Amara libertà” i veri perdenti, i più disperati, sono quelli che affidandosi a una sorta di fatalismo non lottano per il cambiamento.
Creature sottomesse a un potere oscuro sono prive della consapevolezza che non bisogna soggiacere alla crudeltà umana, che si esprime nelle prevaricazioni e nella intolleranza.
Angela decide di andare incontro a una sorte sconosciuta pur di affermare dignità e libertà, diritti inalienabili, che erano stati calpestati e negati.
La ribellione apre ad Angela una strada nuova che le consente di prendere le distanze da una comunità, che ritenendola responsabile delle violenze subite l’aveva isolata per colpe mai commesse.
Angela, che sin da bambina aveva mostrato un temperamento incline alla disobbedienza, intuisce presto che esiste un mondo diverso da quello di Marsala e sogna di andare in una città più grande, dove vivere da sola e in libertà.
“Ma quella città, visitata dagli dei, a lei stava stretta, sognava orizzonti infiniti. Chiuse gli occhi, permettendo ai raggi del sole di sfiorare la pelle ancora per molto tempo. Si risvegliò dai suoi sogni, accorgendosi che era tardi. Si alzò per dare una mano in cucina alla madre, forse la malinconia che le chiudeva la gola sarebbe passata.”
La giovane si adopera per apprendere l’arte del cucito, perché comprende che per essere libera deve conquistare una indipendenza economica.
“Io vorrei vivere da sola, lavorando come sarta, cucire vestiti bellissimi per tutte le grandi signore”
Nessuno sembra accorgersi delle qualità di Angela, né amata né apprezzata.
Il suo carattere forte viene considerato già un indizio pericoloso di inaffidabilità. Una donna che non si piega alla volontà del marito, non potrà essere una buona moglie e una buona madre.
Angela si ribella, si rifiuta di sposare l’uomo che le viene imposto e non accetta chi la vuole possedere a ogni costo.
Nella vita di Angela compaiono due uomini, figure negative per opposte ragioni.
Uno, Pietro, si distingue per la mente criminale e l’altro, Corrado per l’estrema viltà.
Uomini che oltre a nuocere ad Angela sprecano e distruggono la propria esistenza.
“Corrado andò al porto, guardò le navi con un senso d’impotenza. Non aveva colto l’amore nel giusto momento e ora era troppo tardi per recuperare.”
E i loro sensi di colpa che arrivano troppo tardi non potranno porre riparo né ai torti commessi a danno di Angela e neppure alla propria esistenza.
Tutti gli uomini che intervengono nel romanzo incarnano gli aspetti di un maschilismo deteriore, sono dei miserabili che guardano alla donna come a una bestia da possedere e domare.
I personaggi maschili del romanzo hanno in comune alcune caratteristiche, sono incapaci di amare e di controllare i propri istinti bestiali.
L’autrice, quando si concentra sulle figure femminili, legge e interpreta le loro azioni all’interno di uno spazio fortemente repressivo, nel quale ogni individuo deve rispondere a regole irrazionali e disumane dettate dalla cieca dittatura maschile.
Nei rapporti tra donne colpisce la mancanza di solidarietà.
E lo scenario si mostra vario.
La madre di Angela mette da parte l’amore per la figlia e non osa contrastare la stupidità e la volgarità di schemi mentali sostenuti dalla maggioranza.
La madre despota, in assenza di un padre padrone, ne assume le veci e impone al figlio Corrado le proprie scelte.
La datrice di lavoro licenzia Angela nel momento in cui la giovane andrebbe sostenuta.
L’enumerazione delle figure negative al femminile potrebbe continuare.
È un dato che comunque non dovrebbe sorprenderci.
La mente patriarcale ha trovato presso le donne condivisione e consenso, altrimenti non si spiegherebbe come il dispotismo dell’uomo sia stato il più esteso nel tempo e nello spazio e non sia stato ancora vinto.
Ad esprimere affetto e solidarietà ad Angela ci sarà solo una donna che viene da un paese lontano e che per la sua origine ha conosciuto il dolore dell’emarginazione.
Le saprà essere madre, sorella, amica.
“Due donne bistrattate dalla società, due storie diverse, ma simili per essere entrambe assoggettate al disprezzo della comunità vetusta e ottusa.”
Entrambe decideranno di partire. E Angela ha una ragione in più per farlo.
Non hanno nulla da rimpiangere di quello che si lasciano alle spalle, se non il ricordo triste e desolante della solitudine.
Al momento della partenza saranno seguite dagli ultimi sguardi cattivi e dalle maldicenze dei paesani.
“Cosa fa quella pazza se ne va?”
“-Meglio così, una buttana in meno in città- aggiunse il farmacista che stava ascoltando la conversazione tra i due negozianti.”
La narrazione, passo dopo passo, coinvolge il lettore, cattura il suo interesse e lo incoraggia ad andare avanti rapidamente.
Linearità, chiarezza e coerenza definiscono la struttura della trama.
Lo stile linguistico, che non si avventura mai né nei luoghi comuni né nelle stravaganze, risulta agile e immediatamente comunicativo.
“ Amara libertà” di Maria Lucia Ferlisi è una storia di antica sofferenza che parla agli uomini e alle donne di oggi.
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Sinossi
Sullo sfondo di una Sicilia immobile e impenetrabile, si svolge la storia di Angela, una ragazza che sogna di evadere da quella terra ottusa e rigida per vivere la propria esistenza senza l’imposizione di un matrimonio e il dovere di mettere al mondo dei figli. La giovane è combattiva e fiera, non vuole restare impigliata nella rete di un mondo cristallizzato in regole e pregiudizi e cercherà di sottrarsi a un destino già scritto. Una donna non può sognare l’indipendenza né amare liberamente; la protagonista lo capirà a sue spese, quando incontrerà Corrado e Pietro, due uomini differenti ma che in modi diversi la calpesteranno. Per Angela la libertà avrà un sapore amaro, ma lei non sarà più sola ad affrontare le sfide della vita.
Titolo: Amara libertà
Autore: Maria Lucia Ferlisi
Editore: Augh! (10 ottobre 2018)
Cara Elvira ti ringrazio ancora per questa profonda e attenta analisi del romanzo Amara Libertà.
Ti sei addentrata con delicata attenzione in tutti i personaggi e ne hai colto ogni emozione.
Lucia