Accogliere è una scatola a sorpresa
Articolo di Serena Savarelli
La prima definizione che trovo in internet della parola accogliere è:
ricevere qualcuno o qualcosa; accettare
attraverso una presunta forma latina: accolligere, da colligere cogliere, raccogliere; a sua volta questo è composto da co- insieme e lègere raccogliere.
L’accoglienza è un’apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare – in una casa, in un gruppo, in sé stessi. Accogliere vuol dire mettersi in gioco, e in questo esprime una sfumatura ulteriore rispetto al supremo buon costume dell’ospitalità – che appunto può essere anche solo un buon costume. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con lui.
Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it: https://unaparolaalgiorno.it/significato/A/accogliere
Accogliere un bambino dai tratti somatici tipici di un’etnia diversa dalla propria è davvero offrirsi; è diventare complice della consapevolezza che conosceremo anche le sue infinite domande.
I genitori di un bambino adottato sanno che, prima o poi, adottando lui, finiscono per adottare il suo perpetuo dilemma.
Semplicemente guardandosi allo specchio, quel bambino farà fatica a riconoscersi simile ai suoi familiari. È in quell’attimo che il corso del fiume, che fino a quel momento aveva avuto una portata d’acqua consona agli argini, comincia a innalzare vertiginosamente il livello e straripa. I genitori vengono sommersi dalla raffica di pensieri e domande che assillano il bambino stesso.
Spesso è la mamma a contenere la piena, a costruire semplicemente delle barriere che permettono un nuovo equilibrio tra i dubbi e i flussi vorticosi dei dubbi e dell’ignoto.
Per trovare le risposte a quelle domande è utile iniziare una fase di ricerca.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: “Che nesso c’è tra adozione e cultura?”
Accade che determinate situazioni della vita abbiano bisogno di un libro. Un libro che diventi un trait d’union tra la realtà e l’espressione che la descrive; un libro che esemplifichi qualcosa di complicato attraverso una narrazione che, nella sua semplicità, raggiunge tempestivamente il fine. Per trovare quel libro spesso si aziona un motore di ricerca digitando delle parole chiave.
Oggi le mie sono state: favola accoglienza bambina cinese.
Sì, la mia bambina cinese è una chiacchierona curiosa che pretende da me delle risposte!
Sa che è stata adottata, ma disconosce la profondità di questo percorso; chiede di quel prima ignoto; non le basta più il racconto della sua storia, il come e il quando è arrivata nella nostra famiglia, perché la sua origine misteriosa si scontra, quotidianamente, con quella nota dei suoi fratelli e con quella diversa della nuova arrivata.
Allora io, che odio arrabattarmi senza una logica, comincio a pensare. Una madre che adora leggere e scrivere ha subito un’idea: troviamo la favola che faccia al caso nostro! Cerchiamo quel libro che sia il trampolino di lancio sulle nostre chiacchierate, sulla nostra capacità di confrontare le nostre rispettive storie.
Non è vero che accogliere è facile! A volte è naturale e immediato, ma altre è un vero tsunami che piomba all’improvviso. Ce lo insegnano i bambini: accogliere l’altro è fare pace dopo essere stati strattonati. I bambini sono più abili degli adulti in questo, i grandi hanno tempi diversi, purtroppo.
Dopo aver premuto sulla lente d’ingrandimento, tra i primi risultati arriva lei:
Agata allegra e le scatole a sorpresa.
https://www.amazon.it/allegra-scatole-sorpresa-Agata-surprise-illustrata/dp/8899677433
È il progetto «Agata allegra», sei libri per bambini (Peruzzo editore) ideati, scritti e illustrati dall’imprenditrice e scrittrice vicentina Maria Pia Morelli.
Sei libri colorati, che parlano ai bimbi di accoglienza, inclusione, ambientalismo, resilienza.
Ma cosa accomuna questa storia alla mia?
Sicuramente i protagonisti.
La storia del primo volume inizia con Allegra, bimba cinese adottata da una famiglia di Bassano, che a sei anni arriva nella nuova casa e trova un’altra bimba, Agata, non proprio felice di accogliere questa sorellina arrivata dall’altro capo del mondo.
La mia bambina cinese, cinque anni fa, trovò tre fratellini, ma oggi è lei che accoglie un’altra bambina. Nel libro Agata e Allegra, nella mia vita Anna e Alisa.
“Da un anno c’era Allegra. Era entrata prepotentemente nella sua vita, soprattutto nella sua stanza. Adesso erano inseparabili, ma la prima volta non si erano affatto “viste e piaciute”.
Agata in particolare, coccolata biondina di otto anni dallo sguardo vispo e dal nasino all’insù che guardava il mondo con l’aria spavalda della figlia unica, aveva dovuto imparare in fretta a dividere e condividere affetti, spazi e balocchi”.
Ma presto la diffidenza e la gelosia lasciano il posto alla voglia di conoscersi e vivere insieme tante avventure fantastiche. Il tema dell’adozione e dell’accoglienza affrontato con semplicità è raccontato ai bimbi con naturalezza. Agata e Allegra, insieme a un cane, un gatto, un coniglio e una civetta inventeranno mille giochi e scopriranno nuove possibilità creative di divertirsi, viaggiare, imparare.
Così accade anche nella mia vita reale. Animali e bambini. A casa nostra i bambini sono cinque e scorrazzano in giardino con due gatti e una golden retriver.
Due storie, quella illustrata (che prende spunto comunque dalla vita reale della scrittrice) e la mia vissuta, che insegnano che ciò che non si conosce fa paura, ma condiviso acquista un valore diverso.
Storie nate per trasformare in fiaba il brand di abbigliamento per bambini e ragazzi «Agata allegra», ultima creatura imprenditoriale di Maria Pia Morelli, insieme al socio Bruno Benetti. E dare voce a quella che è la filosofia del marchio.
Portano a capire che
«tutto ciò che si può sognare si può fare».
“Aveva una nuova sorellina che nessuno delle sue amiche poteva vantare: occhi a mandorla e visetto giallo. Veniva dal Celeste Impero. Sì, insomma, da quel posto dove c’è la grande muraglia!”
Alla ricerca con esito positivo segue l’ordine, l’acquisto e l’arrivo di questo volume. Lo rigiro tra le mani e la sua consistenza rigida fa subito pensare alla scatola a sorpresa; lo porto vicino al viso e scopro che profuma di antiche librerie, quelle dove i libri vengono custoditi come oggetti preziosi. Lo sfoglio in anteprima, da sola, seduta al tavolo di cucina e mi perdo tra i disegni ad acquerello, tra i colori pastello che tracciano le due bambine. Le scopro simili alle mie e questo mi fa sorridere.
Allora è vero! Esiste un libro per ogni bisogno e, quasi sempre, è il libro a scegliere il lettore.
Si fa trovare come un bambino che, nascosto dietro l’albero, mentre gioca a nascondino, manda un segnale all’amichetto attraverso un suono o una risatina.
Arriva la sera e mi corico in mezzo alle mie due bambine.
“Ho una sorpresa per voi!”
Voilà! Le bambine fissano la copertina.
“Mamma, ma siamo noi?”
“Vediamo, leggiamo questa storia e poi rispondiamo!”
Con questo libro, le risposte arrivano, quasi ingenue, ma di una profondità sorprendente.
Letto nel presente dove il vivere è una grande scatola a sorpresa che non serve ad annebbiare il passato, qualunque esso sia, ma a tessere le piccole storie all’interno della matrice che è la vita stessa.
Sorpresa è l’emozione che, nonostante l’imprevedibilità e l’assenza di origini, viene provata di fronte all’opportunità di accogliere ed essere accolto.
Rimane la differenza somatica che ha bisogno di parole dolci: è la differenza che ci rende unici e meravigliosi. Siamo fatti così, perché così possiamo essere noi!
Poi la mia mente s’illumina e decide di terminare quella sera unendo ad Agata e Allegra una filastrocca, come buonanotte dolce e come augurio che le mie bambine possano crescere con tanta consapevolezza; anche se la storia di Anna manca dell’inizio e quella di Alisa è stata interrotta per ricominciare da capo, una storia avrà sempre un finale a sorpresa!
“Rimanete a letto bimbe! Aspettatami, prendo un altro libro e torno da voi…”
Corro verso lo studio e comincio a rovistare nella libreria colma di libri, tutti in doppia fila in attesa di essere disposti in maniera ordinata nella nuova libreria dei miei sogni: a due pareti, ad angolo e con la scala scorrevole.
Ricordo bene la copertina: il tulipano, l’arcobaleno e una bambina bionda addormentata.
Eccolo!
Mi affretto a raggiungere le bambine, sperando di non trovarle addormentate.
Due paia di occhietti attendono curiosi: due verdi come il prato bagnato di rugiada e due neri come notte fonda.
Mi posiziono in mezzo a loro e sfoglio veloci le pagine già lette e rilette.
“Aspettate… ecco qui…”
INIZIA L’AVVENTURA
C’erano una volta, in molti lo raccontavano
una mamma e un papà che si interrogavano
su dove fosse nascosto il proprio figlio
che cercavano in lungo e in largo con cipiglio.
Ogni mattina, di buon’ora
La sveglia cantava, fedele servitora:
la mamma e il papà ancora assonnati
iniziavano la ricerca con gli occhi cerchiati;
cercavano fino a notte, sempre con cipiglio
e ogni tanto gli scappava uno sbadiglio!
Ma un bel giorno il giudice li venne a chiamare
e tante strade dovettero attraversare
tenendosi stretti per mano, a darsi coraggio
perché sapevano che questo era il più bel viaggio.
Il vecchio saggio, dopo averli guardati,
li considerò amorevoli, buoni e assennati.
“Ecco chi cercavo!”, esclamò con fare decisionale
“Una mamma e un papà per un bimbo speciale”.
I genitori e il figlio, sicuri che non si sarebbero mai lasciati,
si abbracciarono felici di essersi finalmente trovati.
Così finisce una lunga ricerca senza paura
Ma inizia una bella e infinita avventura.
Chiudo il libro: un bacino e il giorno delle domande finisce con una bella verità:
“È da una fiaba che tutti arriviamo” (Milena edizioni) di Emma Fenu.
https://www.milenaedizioni.org/product-page/e-da-una-fiaba-che-tutti-arriviamo
Con questa raccolta di filastrocche è possibile rispondere alle domande che farà il bambino, qualunque sia la sua origine e qualunque sia la sua mamma, se di pancia o di cuore. Chi sono? Da dove vengo?
Ecco perché c’è bisogno di un libro e di creatività immediata, spesso tempestiva, chiara e lineare.
La filastrocca è l’ideale,
se poi la rima la rende musicale!
Le filastrocche raccolte nel volume di Emma sono dedicate ai bambini concepiti in tutti i modi possibili.
Aggiungo: dedicate anche ai genitori che conoscono l’importanza di narrare ai propri figli la loro storia usando un linguaggio vero ma comprensibile. Narrare l’origine, o quel poco che si conosce di essa, attraverso una fiaba o una filastrocca è creare un momento divertente, pieno di sorrisi, che permette al bambino di ricevere una risposta o di potersi confrontare con l’adulto che lo ha accolto.
Tutto genera empatia. Il bambino che si porta dietro un vuoto ha bisogno di essere compreso e rispettato mentre prova emozioni e si scontra con la parte mancante di sé.
Accogliere e comprendere di essere accolto è davvero una scatola a sorpresa!
In questa scatola sta la grande opportunità di insegnare che ogni persona rimane il protagonista indiscusso in un cammino dove narrare diventa ricercare e reinventare.
Grazie Maria Pia e grazie Emma: due libri fantastici che sono per me, mamma biologica, adottiva e affidataria, compagni di viaggio nelle mille sfaccettature dell’accoglienza e dell’essere madre.