Thérèse e Isabelle – di Violette Leduc

recensione di Emma Fenu

Thérèse e Isabelle

 

Thérèse e Isabelle è un romanzo di Violette Leduc riedito da Neri Pozza nel 2020.

 

Non è facile scrivere del libro senza tener conto della sua storia editoriale e delle censure che oggi, a distanza di quasi 70 anni, ci paiono eccessive; senza interrogarsi sui legami fra l’autrice e Simone De Beauvoir; senza cercare nel testo riferimenti autobiografici a Violette, dal talento incredibile e dal brutto naso.

Sappiamo che Thérèse è Violette, che è addirittura il primo nome che compare nei documenti dell’anagrafe della scrittrice: ma ha davvero rilevanza?

Thérèse e Isabelle è il racconto di un amore adolescenziale fra due allieve di un collegio, dove la notte ci sono cortine a dividerle e bisogna attendere il sonno delle soverglianti, scivolare scalze sul pavimento in linoleum e munirsi di torcia per arrivare nel letto dell’altra.

E l’altra è bellissima, la si odia e la si ama, e si pensa in termini di assoluto: per sempre mia e solo mia.

Si scandisce con ossessione e compulsione il tempo delle prime volte in cui si impara a penetrare con lingua e dita e a ricevere il dono reciproco, senza far cigolare la rete, nel silenzio di notti in cui non è concesso dormire per non sottrarre nulla al piacere della scoperta della perla del piacere.

Le protagoniste tremano, si ubriacano di saliva, si danno del Voi.

Poi passano al tu e Thérèse si ritrova nella camera di una pensione ad ore, fuori dal luogo protetto del collegio, fuori dove camminano, corrono e vivono gli adulti, i padri, le madri, le donne che saranno.

Il primo amore non è forse un rito iniziatico?

Non è un testo volgare, ha un erotismo acerbo e totalizzante, come lo è a quell’età, l’età in cui ami fino a consumarti, ma le energie sono troppe, l’età in cui pensi di morire senza l’altro, ma se accade la separazione, per decisione del mondo degli adulti, si sopravvive.

L’edizione di Thérèse e Isabelle curata da Neri Pozza è molto interessante e puntuale: vi sono note che rimandano agli innesti del testo in altre opere di Violette Leduc o al manoscritto originale e introduzione e appendice che contestualizzano l’opera e, al contempo, la attualizzano.

 

 

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Sinossi

Nella primavera del 1954 Simone de Beauvoir presenta alle edizioni Gallimard un romanzo che, con i suoi tormentati ménages à trois, ha molte affinità con L’Invitée, la sua opera d’esordio.

Ravages è il titolo del libro, scritto da Violette Leduc, un’autrice nota allora soltanto a una ristretta schiera di ammiratori.

De Beauvoir non manca di accompagnare il manoscritto con un giudizio molto lusinghiero.

Violette Leduc è una sua protégée, di cui apprezza da tempo il talento.

Il comitato di lettura della Gallimard, in cui figurano scrittori quali Raymond Queneau e Jacques Lemarchand, approva la pubblicazione dell’opera a una sola condizione: emendare le prime centocinquanta pagine, giudicate «di un’oscenità incredibile».

Ravages esce così nel 1955 pesantemente purgato della prima parte dell’opera che racconta la storia d’amore, «sconvolgente per il cuore e per il corpo», tra Thérèse e Isabelle, dove la protagonista diciassettenne è la stessa Violette (all’anagrafe Thérèse, Andrée, Violette), e Isabelle è una compagna del collegio di Douai con la quale la scrittrice aveva vissuto la sua prima esperienza sentimentale.

Da quel momento in poi quelle prime centocinquanta pagine hanno una complicata storia editoriale.

Nel 1966, dopo il grande successo di un’altra opera della Leduc, La Bâtarde, Gallimard le pubblica come racconto a sé stante, ma ancora mutilo e rimaneggiato dalla stessa Leduc.

Soltanto nel 2000 Thérèse e Isabelle appare in edizione integrale presso la casa editrice francese e, nel 2002, in traduzione italiana.

Riproposto ora, a distanza di anni, la recezione dell’opera può andare al di là dello scandalo suscitato dalle scene erotiche, descritte nei più impensabili dettagli, che coinvolgono le due giovani protagoniste.

La lettura può finalmente soffermarsi sulla sorprendente scrittura della Leduc, su quella lingua, come scrive Sandra Petrignani nell’introduzione alla presente edizione,

«opulenta eppure asciutta perché sempre esatta, luminosa e poetica, minuziosa e sensuale, violenta e dolcissima, cruda e ossessiva, che non somiglia a nient’altro e si alimenta quasi esclusivamente di vita vissuta».

L’opera della Leduc è accompagnata, in questa edizione, dalla postfazione all’edizione italiana del 2002 di Carlo Jansiti, cui si deve in larga parte la riscoperta e la rinnovata fortuna di Violette Leduc sulla scena letteraria internazionale.

Titolo: Thérèse e Isabelle
Autore: Violette Leduc
Edizione: Neri Pozza, 2020