La quattordicesima lettera di Claire Evans

Voce al Sogno
Recensione di Tiziana Tixi

 

la quattrordicesima lettera

 

La quattordicesima lettera è un giallo storico di Claire Evans scritto nel 2017 e edito da Neri Pozza nel 2020.

Di cosa tratta La quattordicesima lettera?

Una sera di giugno 1881, sulla sponda meno nobile del Tamigi, casa Stanbury festeggia un fidanzamento.

La giovane Phoebe sta per sposare Benjamin, rampollo di una famiglia dell’alta società londinese.

Ella non sarà mai lady Raycraft, il suo futuro si cristallizza in un eterno presente; davanti agli ospiti sgomenti, viene accoltellata a morte da uno sconosciuto.

L’uomo, comparso all’improvviso, è vestito solo di fango, il torace segnato da un grosso tatuaggio a forma di fiore. Il mattino seguente William Lamb sfoglia il Times; uno scarno articolo riporta la notizia del delitto.

William è un giovane praticante che lavora presso lo studio dell’avvocato Bridge; ha perso i genitori quando era poco più che neonato e non ne serba alcun ricordo. Vive con la zia Esther, la sua sola famiglia, possiede una casa, un terreno e un albero; ma non possiede il pollice della mano sinistra per una malformazione congenita.

William è impaziente di diventare socio di Bridge; quel mattino si presenta l’occasione per dimostrare la propria maturità personale e professionale. E la coglie.  Ambrose Habborlain, un prestigioso cliente avvolto da un’aura di mistero, convoca Bridge; il messaggio tradisce una certa urgenza. L’avvocato, impegnato in una lunga e noiosa pratica, non è in studio; dunque William si affretta a bussare per lui al portone del civico 16 di Red Lion Square.

Habborlain è un anziano dai lunghi capelli canuti e dal volto che richiama la classicità; con voce ipnotica illustra al giovane la propria collezione di arte, mentre accarezza il busto di Platone.

Lo sguardo di Habborlain si accende quando nota la mano deforme di William; in preda a un’energia febbrile gli affida un oscuro messaggio: deve avvertire Bridge che il Cercatore sa.

Quello che sembra il delirio di un pazzo sconvolge l’avvocato; come una bestia braccata, egli sente il tempo scivolare via dalla propria clessidra. Prima che la sabbia sia finita, consegna a William un cofanetto di legno; sul coperchio è inciso uno strano simbolo, una sorta di fiore.

È un’eredità scottante che il giovane deve tenere per sé; un segreto che deve serbare a tutti costi. Tante domande vorticano nella mente sconvolta di William; le accorate raccomandazioni del suo mentore gli ronzano nelle orecchie. Le indagini sul caso Stanburyn vengono affidate all’ispettore Harry Treadway, noto per la caparbietà di un mastino e il fiuto di un segugio.

Quando William apre il cofanetto la curiosità sfuma in frustrazione; vi trova tre fogli, ingialliti e usurati dal tempo. Uno è fitto di nomi, un centinaio; le altre due carte sono scritte in un alfabeto che il giovane non conosce. E mentre si arrovella sul loro significato, riceve una busta; “Hena Kai Nea” recita il foglio vergato da A.H.: senza dubbio Ambrose Habborlain. Quell’uomo bizzarro è l’unico in grado di rispondere alle domande di William.

Tornato in Red Lion Square, il giovane viene accolto da un innaturale silenzio; il padrone di casa è scomparso, il cadavere del maggiordomo, brutalmente mutilato, giace nello studio in una pozza di sangue. Sulla scena del crimine c’è una donna; è armata, una vistosa cicatrice le deturpa una guancia: si chiama Savannah Shelton, dice di essere pagata per sorvegliare Habborlain.

Savannah è fuggita dall’Arizona; ha ucciso tre uomini ed è stata condannata all’impiccagione. Vive nell’ombra, lei stessa è un’ombra; vive oltre la legge e per la legge non può e non deve esistere. Cane sciolto, ella ha fatto del crimine un mezzo di sopravvivenza; un mondo, il suo, molto lontano da quello limpido di William.

Un giovane innocuo che è finito in una vicenda intricata e pericolosa; molto pericolosa.

Cosa c’è di speciale in William Lamb? Proprio niente. Eppure qualcuno gli sta dando la caccia, qualcuno che vuole il cofanetto. E vuole lui. Savannah conosce il cuore pulsante del sottobosco criminale londinese, sa che le fauci di Pincott, il lupo di Whitechapel, inghiottirebbero William senza scampo e, donna ombra, ne diventa l’ombra.

I bravi di Pincott fanno irruzione in casa Lamb; non paghi del furto del cofanetto, rapiscono zia Esther per tenere in scacco il nipote. Ora la missione di William non è tanto, o soltanto, salvare sé stesso quanto la donnan che gli fa da madre; inizia la bildung del giovane, inizia la sua indagine.

Un erudito libraio scioglie l’enigma del messaggio di Habborlain; è un appuntamento, fissato secondo il calendario attico, per il giorno che precede il novilunio. Lunedì 2 luglio nella cattedrale di Westminster, sul pavimento musivo che raffigura il Seme della vita; un antico simbolo, sette cerchi che ricordano un fiore. Il Seme della vita si presenterà con ritmo ossessivo.

La ricerca di zia Esther conduce William e Savannah a Whitechapel; in una squallida stanza due donne sono legate al letto, hanno il ventre gonfio: sono entrambe alla fine della gravidanza.
Strisciando nella labirintica oscurità, William e Savannah arrivano a cogliere brandelli di un disegno lucido e spietato; un arido meccanicismo congela le parole della conturbante viscontessa Adeline de Bayeau. Questa donna bella e infernale li porta dritti all’ingresso della OBA; sulla targa in ottone sono incisi i sette cerchi del Seme della vita. Cornelius Tinbergen, il vicepresidente degli Stati Uniti, è atteso in visita nel Regno Unito; egli arriverà a bordo del Seme della vita, il suo lussuoso yacht.

Che questo simbolo sia un filo rosso che lega degli insospettabili in una torbida maglia?

Le indagini sul caso Stanbury portano Harry tra la folla accalcata sul Tamigi per ricevere Tinbergen; durante la cerimonia la storia dell’ispettore si intreccia con quella di William e Savannah. La coppia evolve in un formidabile trio: è evidente che il delitto di Phoebe e il rapimento di Esther recano la stessa impronta.

In un climax di pericoli e adrenalina William recupera il cofanetto; quei fogli sono la chiave dell’enigma. Il responso del filologo chiamato a esaminarli è clamoroso. Il primo scritto sarebbe una lettera di Platone estranea al corpus delle tredici tràdite: la quattordicesima lettera. Il maestro si rivolge ad Aristotele; gli rivela di aver inteso creare un connubio umano tra acume intellettuale ed eroismo con uno sconvolgente esperimento. Il frutto fu il dux, Alessandro Magno.

Platone esorta Aristotele a vegliare sul giovane e a continuare il perfezionamento del lignaggio affinché emerga nei secoli un Ploiarchos agona. Il secondo documento, scritto da Aristotele, si chiama “Seme della vita”; è un manifesto in cui egli fissa norme e principi perché la stirpe di Alessandro venga perpetuata in forma sempre più perfetta.

Si definisce dunque l’esistenza di una sorta di ley line che parte da Platone e, passando per Alessandro, arriva fino a Lord Byron in una successione di individui migliori dei migliori che li hanno preceduti. Il cardine de

La quattordicesima lettera è il tema dell’eugenetica, realmente abbozzato da Platone in forma embrionale; egli ipotizzò la possibilità di una riproduzione selettiva che migliorasse la razza umana. In che modo il testamento spirituale di Platone semina sangue nella Londra vittoriana? Perché William rabbrividisce? Per qualche inspiegabile ragione egli sente di essere parte di quella storia.

Il vuoto lasciato dal suo dito apre una voragine che illumina di menzogna tutta la sua vita.
William Lamb come tutti lo hanno conosciuto, come egli stesso si è conosciuto e si conosce, non esiste. E chi è zia Esther? William accetta di rischiare la vita per salvarle la vita perché, insieme a lei, cerca risposte, cerca il proprio passato, cerca sé stesso.

“Il bisogno di sapere da dove veniamo alberga nel profondo del nostro animo, un seme che non possiamo negare”.

Una sorprendente agnizione dà un volto alla donna che lo ha partorito. William nasce uomo con una gestazione di pochi giorni nel ventre sordido e miserabile di una Londra borghese e aristocratica. Lamb, l’agnello, si avventura tra i lupi; una catabasi, quasi una selezione naturale, che premia gli spiriti più forti.

Perché leggere La quattordicesima lettera?

È un depistaggio quello messo in atto da Claire Evans.

Sì, perché La quattordicesima lettera si apre con un omicidio che promette di essere l’arteria del romanzo. Esso in realtà è solo un capillare nell’intricata vicenda, un turbinio di nomi e volti. L’unico punto – apparentemente – debole è proprio la densità; essa a volte genera la percezione di una ridondanza. Claire Evans ha messo troppa carne al fuoco? No. No, perché nessuno squarcio è aperto per caso. No, perché ogni personaggio ha una storia da raccontare. E perché, se strappassimo un solo filo, il tessuto cederebbe.

Cederebbe quel ritmo serrato che non concede respiro, che non subisce cadute e non conosce pause. Che dire dell’altro depistaggio, quello relativo ai personaggi?

Anche con questi Evans sfida il lettore in un gioco di luci e ombre, di angeli e demoni. I buoni e i cattivi indossano maschere dietro le quali ciascuno proietta la propria immagine al contrario. Nessuno è chi sembra, nessuno è come sembra.

La quattordicesima lettera è l’affresco di un’epoca ribollente di fermenti politici, sociali, culturali, scientifici.

Gli anni ’80 del XIX secolo sono una polveriera sul punto di esplodere il mondo moderno. La fede positivista nella ragione e nella scienza sottrae l’uomo e l’agire umano alla sfera d’indagine mmetafisica e li restituisce alla dimensione empirica. Lo scienziato è colui che ha in mano le “magnifiche sorti e progressive” della società; anche fabbricando una razza umana sempre più perfetta. Nobile fine o follia? Dove finirebbe l’istinto per la compassione? Quell’istinto per Darwin è la parte più alta della nostra natura; è ciò che ha permesso all’uomo di imporsi sugli altri esseri.

Nascerebbero creature già malate di una perfezione imperfetta?

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/quattordicesima-lettera-libro-claire-evans/e/9788854520578

Sinossi

È una mite sera di giugno del 1881, la sera della festa di fidanzamento di Phoebe Stanbury.
Mano nella mano di Benjamin Raycraft, il fidanzato appartenente a una delle famiglie più in vista della Londra vittoriana, Phoebe accoglie gli invitati con un sorriso raggiante di gioia. È il suo momento, l’istante che suggella la sua appartenenza alla buona società londinese. Un istante destinato a durare poco.

Dalla folla accalcata attorno alla coppia si stacca una sinistra figura, un uomo nudo, sporco di fango e col torace coperto da una griglia di tatuaggi, come un fiore gigante. L’uomo solleva il braccio verso Benjamin, facendo balenare la lama stretta nella mano: «Ho promesso che ti avrei salvato» dice, prima di avventarsi sull’ignara Phoebe e tagliarle la gola con un rapido gesto.

La mattina seguente, a pochi chilometri di distanza, William Lamb, ventitré anni e l’ambizione di diventare socio dell’avvocato Bridge una volta completato il praticantato, fa visita a un cliente molto particolare, Ambrose Habborlain, sino a quel momento seguito esclusivamente da Bridge.

Si ritrova al cospetto di un uomo dai capelli canuti e dallo sguardo smarrito che, in preda alla paura, gli consegna un misterioso messaggio: «Dite a Bridge che il Cercatore sa». Tornato allo studio, William spera di avere da Bridge delucidazioni sull’oscuro comportamento di Habborlain. Ma, contro ogni aspettativa, l’anziano avvocato viene colpito anche lui dal terrore.

Con affanno apre l’ultimo cassetto della scrivania, estrae un piccolo cofanetto in legno sul cui coperchio sono intagliati sette cerchi all’interno di un ottavo, a formare un grande fiore, e lo affida a William con la raccomandazione di tenerlo al sicuro e non farne parola con nessuno.

Tra rocambolesche fughe, una misteriosa setta disposta a tutto pur di realizzare i propri scopi e un terribile segreto che affonda le sue radici in un lontano passato, William vivrà giorni turbolenti in una Londra vittoriana che, come un gigantesco labirinto di misteri, custodisce antiche leggende e oscure macchinazioni, saperi secolari e nuovi pericolosi intrighi.

Titolo: La quattordicesima lettera
Autore: Claire Evans
Edizione: Neri Pozza, 2020