La sperta e la babba di Giovanna Di Marco

recensione di Gianna Ferro

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La sperta e la babba è un romanzo di Giovanna Di Marco edito da Caffèorchidea, nel 2023.

“Due Sicilie, due donne, due lingue”

Di cosa tratta “La sperta e la babba“?

Il romanzo si articola in due racconti. Le storie si svolgono nell’arco temporale che va da fine ottocento fino agli anni ottanta del novecento.

Lucia, protagonista del primo racconto, “La sperta”, narrato in terza persona, incarna un mondo matriarcale nascosto, radicatoin usanze popolari e superstizioni, intriso di invidie, cattiverie e di piccole vendette.

Figlia di Pietra, la terza dopo due maschi, Lucia va in sposa a Vincenzino, da poco tornato dalla grande guerra e si stabiliscono a Caltanisetta. Dalla loro unione nascono quattro femmine e due maschi, questi ultimi purtroppo muoiono piccolissimi. Non erano nè poveri, ma neanche ricchi , “marito impiegato e moglie casalinga“.

È Lucia, donna dura e tenace, da pura siciliana che si sobbarcata tutto il peso familiare. Con un linguaggio spontaneo e colorito, con una innata forza d’animo nessuno riesce a fermarla di fronte a situazioni avverse.

“Libertà, libertà… ah, se avesse avuto i pantaloni e avesse studiato, si sarebbe messa in sacchetta pure quella testa pelata (Mussolini): l’avrebbe praticata lei la libertà, avrebbe comandato.”

D’altra parte Lucia è degna figlia di sua madre Pietra, andata a Roma a incontrare il Re, per perorare un’ingiustizia fatta sul lavoro a suo figlio Angelo. Donne forti di quella Sicilia orgogliosa che affrontavano soprusi e prepotenze di uomini al potere, in anni difficili per il paese.

Trasferitasi a Palermo, allo scoppio della guerra, con le figlie ritorna a Caltanisetta. I giorni passano, intanto gli americani sono arrivati in Sicilia e Lucia tra mille peripezie cerca di sopravvivere.

” Lei era un generale, un politico, uno stratega che non aveva potuto spandere il suo dominio nella vita pubblica, ma lo esercitava nel privato. “’Ste quattro ossa, ‘ste quattro ossa, voglio vedere quando non ci saranno più le mie quattro ossa come vi arrangerete, pezzi di cugghiuni!”, diceva tra sé.”

Le figlie crescono, istruite e forgiate da Lucia con le sue idee e il suo modo di affrontare le circostanze. Tanti anni ancora la vedranno, con le sue creature e Vincenzino, sbattersi e gioire di quella vita vissuta appieno, nella loro casa, –“Da questi muri esce sangue” – nel loro mondo.

Ma quello che avviene lo lascio alla lettura delle pagine del libro.

“Una socialista” è il secondo racconto di questo romanzo. La famiglia di Concetta, la protagonista, giunge dalla Grecia, trapiantata ad Hora, piccola comunità arbëresh, in Sicilia, in cui il ricordo delle loro origini arcaiche è sempre presente, come pure è viva la ricerca di una loro identità, come segnale di riscatto.

“Avevo padre, madre, due fratelli e una sorella, questo sapevo, questo conoscevo. Ma loro non erano come gli altri, parlavano un’altra lingua, non il siciliano e neanche l’italiano, però erano siciliani e italiani”

Concetta, che si racconta in prima persona, dopo la morte della nonna, che in vita le aveva descritto vicende del suo paese natìo e dei suoi eroi come fossero favole, avverte delle presenze che gli altri non vedono. È il padre ad occuparsi di quei turbamenti interiori che sconvolgevano la figlia. Ben presto le fa conoscene persone, che non sono gli eroi che appariono a Concetta, ma uomini e donne che si battono in nome di idee socialiste che ambiscono all’uguaglianza e alla giustizia.

“… Ci sono uomini e donne, oggi, che lottano perché noi possiamo mangiare, perché diventi nostra la terra che lavoriamo. E poi ci sono oggi gli uomini cattivi, che vanno contro quelli buoni ed è contro questi che dobbiamo lottare.”

Portella è il posto in cui si ritrovano per condividere idee, parlare di lavoro, di diritti, della costruzione di un nuovo paese senza i soprusi dei padroni. Purtroppo, fu anche il luogo in cui il 1 maggio del 1947, durante uno dei loro soliti incontri, mentre si festeggiava anche la fine della guerra, famiglie intere furono mitragliate da uomini di mafia, oppositori di quegli ideali che avrebbero potuto cambiare le sorti degli interessi criminali.

Concetta è anche sorella, di Zef che parte per l’America, di Giorginia, ammogliata a un “damerino” che solo a guardarlo le faceva venire il nervoso, e poi il piccolo Gjergji, al quale era molto legata, ma che lasciò andar via per raggiungere il fratello maggiore. Arriva il matrimonio anche per lei, con un giovane socialista.

“Dopo l’apparente gioia per l’ingresso dei socialisti come rappresentanza politica in quel paese, la Hora, arrivò il colpo di coda, il tradimento, l’onta. Altri paesani li scacciarono dai loro incarichi. Si chiedeva come fosse possibile. Pensavo che fossero tutti un unico popolo, che avessero un unico cuore e quella comunità fosse un corpo intero che funzionava alla perfezione. Era malato quel corpo. La nonna forse mi aveva raccontato le favole sbagliate

Per Concetta migliorare la vita passava solo attraverso quelle idee di correttezza e parità di diritti. Ci aveva vissuto con quegli ideali, ci aveva creduto, ma poi…

Perchè leggere “La sperta e la babba”?

Due storie che scorrono quasi in modo parallelo, ma che non si incontreranno mai. Due donne, Lucia e Concetta, che vivono in un microcosmo familiare del quale ne assorbono le radici e dal quale cercano in tutti i modi di ribaltarne le sorti.

Una sola Sicilia: quella “sperta“, furba, scaltra che si fonde con quella “babba“, ingenua, spontanea.

Attraverso la narrazione scorrevole, spesso arricchita da espressioni in dialetto siciliano nel primo racconto, e con termini in arbëresh nel secondo, la scrittrice affida a Lucia e a Concetta la storia di un popolo che cerca di innalzare il proprio livello sociale attraverso furbi espedienti, e al contrario di un popolo convinto che coltivando e perseguendo i propri ideali, sia la miglior forma di riscatto sociale.

“Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode.” Gesualdo Bufalino, da ‘Cento Sicilie’.

Non sappiamo quale sia il modo giusto, ma leggendo il libro sicuramente ognuno si identificherà nella “sperta” o nella “babba“. Di certo c’è che il mondo circoscritto che raccontano le due donne è una piccolo cosmo radicato nelle proprie credenze, in un matriarcato capace di annientare la vita dei propri figli, di sopravvivere con la forza delle illusioni e imbattersi in cocenti delusioni.

Un libro che consiglio di leggere perchè scoprirete angoli nascosti e intime riflessioni in una Sicilia che non ti aspetti.

Link di acquisto: https://www.caffeorchidea.it/prodotto/la-sperta-e-la-babba/

Sinossi

Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto di isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti.

Questo libro, ibrido fin nella struttura, con due storie e due lingue, due ritmi e due donne, indaga due di Cento Sicilie e facendolo, nell’incanto del racconto, ci mostra le infinite stratificazioni di una terra e del suo popolo. Ci mostra le cento irraggiungibili Sicilie e molte altre ancora.

Titolo: La sperta e la babba

Autore: Giovanna Di Marco

Edizioni: Caffèorchidea, 2023