Taccuino Mensile maggio – La politica delle donne
A cura di Maria Antonietta Macciocu
Taccuino di maggio: tacere o dire?
Una donna partorisce un figlio e non può tenerlo. Non sappiamo niente di lei, il nome, la nazionalità, l’età, il lavoro, per fortuna la legge tutela l’anonimato.
Sappiamo però che, pur nell’impossibilità di crescerlo, non abbandona il bambino ma lo affida alla famiglia che lo vorrà, all’altra madre che lo amerà.
Scrive per lui una lettera piena d’amore e di tensione emotiva.
Il caso viene reso noto e scoppiano i pareri delle persone.
E non parlo di quelle che subito dividono la maternità biologica da quella adottiva con preferenza alla prima, lanciano appelli perché la “vera” madre ci ripensi, perché si commentano da soli.
Mi riferisco a chi non condivide che il fatto sia diventato di dominio pubblico, leda il diritto al silenzio assoluto, renda difficile il futuro del bambino.
Magari hanno ragione, ma non riesco a entrare in sintonia.
Penso che le azioni abbiano un senso. Mi metto dalla parte della donna, la “sento”. Sento il suo amore e il suo dolore. Perché ha lasciato quella lettera? È uno sfogo, un addio tenero, un modo per chiedere aiuto, un filo tramite cui non perdere del tutto le tracce di questa relazione interrotta per necessità, per poi ritrovarla o farsi ritrovare in futuro? E se vista da questo punto di vista, la divulgazione non potrebbe avere lati positivi?
Non credo che una madre adottiva sia diversa da una madre naturale.
Madri non si nasce ma si diventa.
Ma so anche quanto molti bambini adottivi, diventati grandi, pur amando la famiglia che li ha accolti, desiderino conoscere le proprie origini.
So di genitori adottivi che accompagnano questo percorso, lo facilitano, sicuri che l’amore per loro non sarà scalfito, perché l’amore grazie a Dio non ha limiti, e può abbracciare molte persone.
Perché i figli sono di chi li ama, li capisce, li apre alle cose anche complicare della vita. E i genitori possono essere anche più di due.
Per informazioni.
https://www.donnamoderna.com/news/societa/enea-il-bimbo-abbandonato-dalla-madre-per-dargli-un-futuro