“La magia delle erbe. Storia, folklore, incantesimi. La guida della strega moderna” di T. F. Thiselton-Dyer
Recensione di Lisa Molaro
Non lasciatevi ingannare dall’ultima parte del titolo: “la guida della strega moderna”. Non fatelo perché rischiereste di convincervi si tratti di un’irrazionale accozzaglia di intrugli magici che ribollono dentro pentoloni roventi; giudichereste questo saggio – perché di questo si tratta – in modo errato.
A scrivere questo libro è stato il reverendo Thomas Firminger Thiselton-Dyer, uno scrittore inglese di libri popolari di saggistica e io sono, da poche ore, emersa da questa lettura.
La prima cosa che mi verrebbe voglia di esclamare è: “Oh, se solo potessi ricordare un quinto delle cose che ho letto!” Impossibile, cari miei, impossibile!
Inutile sottolineare ciò che dal titolo ben si evince: tra queste pagine regna il Folklore e, che siate puristi della lingua italiana o meno, che vogliate metterci la “K” o meno, che preferiate chiamarla ‘demopsicologia’ o “cultura contadina”, il risultato non cambia: si tratta di un insieme complesso di materiali della tradizione, di miti, tradizioni, superstizioni e tutto ciò, se lo leghiamo stretto a formare un pacchetto, racconta la storia dei singoli popoli, del loro modo di affrontare le avversità, del loro costruirci il presente.
Citando J. G. von Herder – filosofo, teologo e letterato tedesco – l’anima di un popolo è riflessa nei suoi canti popolari.
Ma il folklore apparteneva – e forse appartiene – solo ai popoli rurali? Agli illetterati? Ai creduloni? Sicuri di non aver mai, voi, sfogliato romanticamente una margherita, chiedendo al destino: “M’ama – Non m’ama? Sicuri non aver, magari anche distrattamente, cercato un quadrifoglio in un mare di trifogli?
Forse adesso state sorridendo, ecco io questo ho fatto per gran parte del libro!
Diversi antropologi hanno suggerito di sostituire il termine “folklore” con l’espressione ‘letteratura orale’ che di certo è un ossimoro però è la definizione più consona, a mio parere.
Attraverso le pagine di questo libro ho girato il mondo saltellando all’indietro nel tempo, di popolo in popolo, di storiella in storiella, di fogolare in fogolare.
Epoche in cui la saggezza contadina incontrava l’ignoranza dei dotti, e viceversa.
Tempo in cui le spiegazioni più logiche erano quelle partorite dall’irrazionalità… perché sì, una volta a ciò che ho letto si credeva fortemente e talvolta… col senno di poi…
Non erano solamente i tempi dei capelli rossi dati alle fiamme…
Tempi di credenze popolari, di storie di cui si è persino persa l’origine, inventate, forse, per il semplice bisogno di magia semplice, quella che riscalda i cuori, quella che profuma di genuina bontà e che fa sorridere come i bambini mentre ascoltano le favole.
21 capitoli pieni zeppi, colmi, strabordanti, grondanti nomi di erbe, di alberi, di scrittori, di citazioni, di luoghi, di miti, di colori, di sapori, di odori…
21 capitoli che si passano il testimone in modo quasi spagirico, perché questa è un’altra parola che, forse erroneamente, mi viene in mente.
C’è alchimia pura, tra queste pagine; un ridefinire la natura conferendole caratteristiche diverse da quelle palesate in modo fisico. A base della medicina spagirica c’è anche la segnatura – medicina del simile – tant’è che a essa è, infatti, dedicato anche un intero capitolo.
C’è, appunto, il “sapere del popolo”.
Gli Irochesi – nativi americani, n.d.a – che riconoscono l‟esistenza di spiriti negli alberi e nelle piante e dicono che lo spirito del grano, lo spirito dei fagioli e lo spirito delle zucche si crede abbiano la forma di tre bellissime fanciulle.
Secondo una tradizione attuale dei Miami, un anno in cui vi fu una insolita abbondanza di grano lo spirito del grano si arrabbiò molto perché i bambini si lanciavano tra loro per giocare delle spighe, fingendo di essersi feriti seriamente a causa dei loro giochi. Allo stesso modo, quando il vento soffia sull’erba alta o sul grano ondeggiante il contadino tedesco dirà: “Il Lupo dell‟Erba” o “ Il Lupo del Grano” è in giro. Secondo Mr. Ralston in certi luoghi “l‟ultimo fascio di spighe di segale viene lasciato a mo’ di riparo per il freddo invernale per il Roggenwolf, il Lupo della Segale, ed in molti riti festivi estivi o autunnali questo essere viene rappresentato da un contadino, che assume sembianze simili a quelle di un lupo. Lo spirito del grano veniva tuttavia simboleggiato spesso sotto forma umana.
Si gira per il mondo, come vi dicevo.
Esiodo ci racconta di come Giove creò la terza razza, o razza di ottone, da alberi di frassino ed Eschione parla del “frutto del frassino” riferendosi alla razza umana mentre i Pelopidi si diceva fossero discesi dal platano.
“Avere i piedi ben piantati a terra” o “ricordarsi delle proprie radici” sono espressioni popolari che rimandano ad antiche teorie animiste, a venerazioni o timori rivolte al mondo vegetale.
Il libro è pregno di esempi, si va dal perché in India la mimosa è conosciuta come “l’albero imperiale” al perché in Messico ci sia – mi chiedo se c’è tutt’ora – un cipresso sui cui rami vi erano state legate le più disparate – e raccapriccianti – offerte votive portate dagli Indiani. In Estonia le madri mettono del filo rosso nelle culle dei loro infanti come protezione contro i pericoli .
Ho visto rametti di nocciolo appesi ovunque, ho visto annodare, un numero preciso di volte, le fronde dei salici, ho visti bimbi e adulti passare attraverso un buco nella quercia.
Ho visto le Driadi, le Amadriadi, ho camminato nel boschetto di Cerere…
Ho letto storie su quasi tutte le piante, i fiori, le erbe del pianeta, credo, e se così non è, credetemi, poco ci manca!
L’erba di San Giovanni è tra quelle citate più volte, in contesti diversi, come pure la quercia, il salice e la verga del nocciolo.
La verga d’oro, beh, la rabdomanzia, dopotutto, è una tecnica usata anche adesso. Io l’ho fatto tante volte, mi ha insegnato mio padre.
E l’agrifoglio sapete perché era temuto dalle streghe? Perché nel suo nome – “Holly” n.d.a – loro, in esso, non vedevano che un sinonimo di “Holy” ossia “santo” e le sue foglie appuntite e le sue bacche rosse sangue rimandavano loro associazioni cristiane.
Tutto è un simbolo, tutto è un rimando, tutto è legato assieme da fili invisibili che uniscono il cielo con la terra.
“Si dice che il rovo e la rosa canina puntino verso il basso perché, quando venne cacciato dal Paradiso, il diavolo cercò di riguadagnare la posizione perduta, per mezzo di una scala composta con le loro spine. Ma, quando vide che la rosa selvatica cresceva solo fino a diventare un cespuglio, furioso pose le sue spine nell’attuale posizione eccentrica”
Di citazioni e aneddoti come questi, nel capitolo “La demonologia e le piante” ce ne sono a bizzeffe. Per esempio ci sono popoli che pare non raccolgano i mirtilli dopo il giorno di San Michele perché una credenza popolare vuole che il diavolo, in tal giorno, vi abbia posto sopra il suo piede “fesso” ma non viene risparmiato dall’essere citato in causa nemmeno il giusquiamo – pianta erbacea velenosa, appartenente alle spesso citate Solanacee – che in Germania par essere noto come “occhio del diavolo”. L’artiglio del diavolo ce l’ho pure io in una crema che ho comperato alla Fiera d’Oriente; la mano di Satana, per alcuni, è una specie di orchidea e la piantaggine è la sua testa diabolica; la sua barba è il semprevivo per certi e per altri ne rappresenta le corna. Lui tesse con la clematide “filo del diavolo” e usa per nastro la linaria, l’indigofera è il suo colore mentre la Scandix – pianta diffusa nelle regioni del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente – funge da ago per i suoi rammendi.
Permettetemi, l’immagine del Diavolo che ricama, lo dovete ammettere, fa un certo effetto… io l’ho sempre immaginato intento a costruire pentole!
Scopro, invece, che persino per l’attizzatoio, il candeliere e la candela, lui attinge nel mondo vegetale.
Per par condicio, anche alla Madonna e a tutta la sua famiglia, vengono dedicati capitoli e citazioni “a prezzemolo”. Non solo rose o piante dai fiori a forma di cuore… leggere certi capitoli è stato davvero emozionante, credetemi.
Mi costringo ora ad avvicinarmi alla chiusa di questo articolo. Potrei proseguire ad oltranza riportando molti aneddoti che riguardano molti argomenti (l’amore, le mele, i semi, la vedovanza, gli incantesimi, gli alberi dei sogni, l’olmo, Virgilio, l’Eneide, Shakespeare, i sogni, le teorie animistiche della cultura primitiva, il moderno – o, perlomeno, dall’Autore ritenuto tale – folklore europeo che ruota attorno al mondo onirico; il Giorno della Candelora e le semine fatte di Giovedì Grasso; i matrimoni indiani e le misure di grano poste in testa alla giovane sposa dopo la prima notte trascorsa con il marito; i rametti di rosmarino o di alloro da portare ai funerali, o ai matrimoni, delle persone “comuni” mentre le ghirlande di cipresso sono più elitarie e si portano alle persone più “gentili”.
E poi l’etimologia, folkloristica ben s’intenda, dei nomi delle piante e dei fiori e quanto l’astrologia e il mondo animale venga “tirato in causa”.
E poi il Sigillo di Salomone, i fulmini, le verghe divinatorie o curative.
I capitoli in cui si parla del potere curativo, o mortale, del mondo vegetale. I placebi, i rimedi, le prevenzioni (qui ho sottolineato ancor più passaggi!) e la musicalità di un cuculo che canta sbeffeggiando gli uomini sposati…
Avevo un buon proposito qualche riga fa: giungere alla conclusione…
Che mi sia piaciuto moltissimo, mi pare evidente, quindi faccio una critica così mi sento originale: troppe informazioni scritte di getto, quasi fossero un elenco, mi hanno creato confusione durante la lettura, togliendomi parte del piacere. Troppa velocità espositiva mi ha impedito di ancorare le cose che leggevo… ma il libro ce l’ho e, all’occorrenza, lo consulterò.
Nel frattempo ora vado ad appendere un ramo di nocciolo nel corridoio d’ingresso.
Lisa.
https://www.amazon.it/Storia-folklore-incantesimi-strega-moderna/dp/8889296186
Titolo: “La magia delle erbe. Storia, folklore, incantesimi. La guida della strega moderna”
Autore: T. F. Thiselton-Dyer
Casa editrice: Elfi (31 luglio 2006)