Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami

Voce al vento

Recensione di Elisabetta Corti

kafka

Kafka sulla spiaggia è un romanzo di Haruki Murakami, pubblicato da Einaudi nel 2008

 

Di cosa tratta Kafka sulla spiaggia?

 

Il quindicenne Kafka Tamura, consigliato dal suo alter ego, “il ragazzo di nome corvo”, decide di lasciare la casa paterna per sfuggire ad una profezia lanciata dal padre stesso – un famoso scultore – secondo la quale  Kafka ucciderà il padre e giacerà poi con la madre e la sorella.

Satoru Nakata è un uomo anziano che, durante un incidente misterioso avvenuto quando frequentava le scuole elementari, perde la facoltà di leggere e scrivere, ma acquisisce quella di parlare con i gatti e far piovere animali dal cielo. Si guadagna da vivere ritrovando gatti perduti, e da essi apprende dell’esistenza di un misterioso killer di gatti – chiamato Johnnie Walker – che si nutre dei loro cuori ed utilizza le loro anime per costruire un flauto magico.

 

Entrambi i personaggi intraprendono un viaggio: uno per sfuggire alla possibilità di commettere un omicidio, l’altro per andare incontro ad un omicida.

I due personaggi sono molto diversi, eppure sembrano dirigersi in una stessa direzione.

Quando Johnnie Walker perde la vita ucciso da Nakata, Kafka – a migliaia di chilometri di distanza – perde la memoria e si risveglia con delle macchie di sangue sulla maglietta.

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. Devi immaginare questa tempesta di sabbia.

 

È molto difficile inquadrare “Kafka sulla spiaggia” in una categoria precisa di letteratura. Così come è molto difficile descriverne la trama.

I due personaggi principali compiono un viaggio, in cui incontrano personaggi che non sembrano sempre essere quello che sono e Kafka e Nakata stessi – pur nelle loro diversità – sembrano somigliarsi molto.

Il viaggio stesso ha carattere multidimensionale, le poche certezze date inizialmente al lettore scivolano in sfumature sempre meno distinguibili.

I diversi personaggi che aiutano Kafka e Nakata hanno qualcosa di familiare. Non sono totalmente estranei, sembrano anche loro affiorare da un subconscio, a volte si palesano nei sogni di Kafka stesso.

E quando la profezia viene infranta, il viaggio tra inconscio e realtà si sovrappone, dando ad uno dei personaggi la possibilità di visitare con coscienza quel mondo sul quale, normalmente, non abbiamo facoltà decisionali.

Tu hai paura del potere dell’immaginazione. E ancora di più, hai paura dei sogni. Hai paura della responsabilità che potrebbe cominciare nei sogni. Però non puoi evitare di dormire, e se dormi, i sogni verranno. Quando sei sveglio, puoi anche riuscire a controllare l’immaginazione. Ma non puoi mettere a tacere i sogni.

 

Perché leggere Kafka sulla spiaggia

 

Kafka sulla spiaggia non è un libro lineare, eppure è stato per un libro le cui pagine non riuscivo a smettere di sfogliare.

È un libro difficile da recensire, perché ha una trama fitta di personaggi, di esperienze, di tematiche.

Si ispira ai racconti popolari Giapponesi, allo Shintoismo, e ad una certa forma di paranormale mischiandoli ad elementi di tipico carattere occidentale (lo stesso Johnnie Walker, famoso brand di whisky, ne è un esempio palese).

La spiaggia è il simbolo dell’inconscio, e la trama cerca di evidenziare come ognuno possa fare o meno uso di questa spiaggia a seconda delle proprie esigenze. Chi ci rimarrà spesso, chi la guarderà da lontano e chi, infine, camminerà sul bordo tra i due mondi.

È un libro che non chiede di essere compreso, ma che contiene – come lo stesso autore ha spiegato – indovinelli non risolti, o risolvibili in maniera diversa da ognuno di noi.

Non va letto assolutamente, ma bisognerebbe approcciarsi ad esso senza aspettative, o forse con l’aspettativa di lasciare aperta ogni porta per fare entrare anche ciò che non è comprensibile.

Guardare troppo lontano è un errore. Se uno guarda lontano, non vede quello che ha davanti ai piedi, e finisce per inciampare. Ma anche concentrarsi troppo sui piccoli dettagli che si hanno sotto il naso non va bene. Se non si guarda un po’ oltre, si va a sbattere contro qualcosa. Perciò è meglio sbrigare le proprie faccende guardando davanti a sé quanto basta, e seguendo l’ordine stabilito passo dopo passo. Questo, in tutte le cose, è il punto fondamentale.

 

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Sinossi

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l’affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l’androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. “Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell’assurdo”.