#Amarcord

Mi è tornato alla mente questo episodio pensando a quando non avevo un telefono cellulare e non ero connessa in ogni momento e luogo. A quando viaggiare era davvero un po’ scappare. Dileguarsi per una o due settimane e lasciar detto prima di partire solo un “Se non mi senti va tutto bene”.

Era il marzo del 1996 e feci un viaggio in Giordania e Israele, il mio primo viaggio – ambito premio aziendale – fuori dall’Europa. Assunta da poco più di un anno in una grande multinazionale americana, ero stata invitata in quanto miglior financial analyst della mia divisione. Forse anche perché ero l’unico financial analyst, non ho mai approfondito.
Durante quella settimana feci una sola telefonata, a colui che al tempo era il mio fidanzato. Tre minuti, la telefonata dalla Giordania costava 25.000 lire ogni tre minuti. E i soldi venivano addebitati anche se, dopo 4 o 5 squilli, dall’altro capo del telefono non rispondeva nessuno. Si lo so, qualcuno dice che sono un po’ tirchia, ma io mi sono sempre considerata oculata, e a me quella sembrava una cifra esorbitante!

Seduta nella mia camera del lussuoso Grand View Hotel di Petra – quel viaggio fu proprio un bel premio! – in una stanza con una parete tutta vetri, affacciata sulla distesa a perdita d’occhio di pinnacoli di roccia del deserto di Mosè, presi la cornetta in una mano e l’orologio nell’altra. Composi il numero, tre squilli, nessuna risposta, buttai giù. Composi nuovamente il numero e al secondo – o forse al terzo – squillo rispose il mio fidanzato. Ricordo che mi disse che aveva passato la prima selezione del concorso per l’orchestra del Teatro alla Scala. Cosi forse sarebbe riuscito a coronare il suo sogno. Io non ricordo cosa gli dissi, immagino dissi che ero contenta e che stava andando tutto bene.
Due minuti e cinquanta secondi “ciao, ti devo salutare, ci vediamo tra qualche giorno”. Clic. Una settimana, un’unica telefonata, meno di tre minuti.

Sono un po’ tirchia, lo so, e ormai anche un po’ vintage ma mi mancano quei tempi in cui eravamo sconnessi, quando per vedere le foto dovevamo attendere che il fotografo le stampasse e poi “accidenti, sono tutte sfocate!”. E quando telefonavamo e chiedevamo per prima cosa “Ciao, come stai?” e non “Dove sei?”, anche se solo per meno di tre minuti.