“Il vento è mio amico” di Lina Mazzotti
Guardo in continuazione l’orologio con l’ansia che cresce, sento i muscoli contrarsi, mentre mi ripeto nella mente un mantra consueto: “Calma, resisti…tutto passa, forza non mi spezzo”.
Poi mentre la sera scende e le luci della città si accendono sento bussare alla porta, già quel lieve rumore è premonitore e mi fa tremare.
Mentre apro la porta mi vesto di un mesto sorriso e velocemente, come un animale braccato, entro in una corazza invisibile rannicchiandomi in un angolo del mio spirito. Nel sangue scorrono timori ancestrali ma vado avanti e compio tutto con precisione millimetrica, discretamente osservo il colore della sua pelle: è già trasformata, grigia come il fumo di un camino intasato che soffoca ogni alito d’aria e so che a breve tutto esploderà in violenza senza ragione apparente.
Nel momento in cui si avvicina il pericolo una parte di me è protesa nel raccogliere tutte le forze per resistere ancora.
Ecco accade di nuovo, ti avvicini con sguardo strisciante con movenze malvagie, attento a non urlare troppo per non mettere in allarme nessuno, mi sovrasti e vomiti tutto il male possibile con l’aggressività distruttiva di un vulcano.
Fumo…lava, tanta lava e fuoco…poco è il rumore, muti i miei gridi e aride le mie lacrime, il mio corpo è imbalsamato annientato da veleno potente.
Dal mio angolo intimo la tenacia aumenta nella voglia di libertà, devo resistere perché al di là del corridoio altri cuori sono fermi. Corpi con palpiti simili a Penelope che ricorsivamente affrontano i tempi oscuri, tramandando un segreto per guadagnarsi, non palesemente, uno spazio non visto di autonomia.
Non ci sto ai piccoli frangenti di vita poi risucchiati nel destino di sempre, non voglio linguaggi taciti e trame doppie, voglio conoscere tutti i colori e ripristinare l’ordine naturale dell’esistenza.
Ascoltatemi, ve lo dico con tanta energia, con tutto il sentimento che nutro per voi e perché credo che insieme possiamo riuscire a riattivare il nostro sangue e il nostro spirito. Invece non credete che ci possiamo riappropriare dei sogni e salvarli da sole, perché non capite che non basta sopravvivere!
Nelle lunghe notti di gelo ho passato e ripassato tra le mani le maschere che volevate indossassi, ma non posso e non voglio avere solo la capacità di resistenza nelle prove, voglio vivere e sentire la leggerezza, la creatività per salvarmi.
Ormai la morsa del freddo è arrivata alle ossa e allora ho deciso, deposito la mia corazza e cammino verso la collina per respirare profondamente aria pulita e spaziare lo sguardo nel cielo.
Il vento mi avvolge, soffia forte trasportando con sé tutte le scorie parassite, grazie vento, amico mio.
Ora sono pronta a lasciare andare e a ripartire da me.